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Sinodo diocesano. Il lavoro nelle Assemblee di Forania. Il 5 marzo l’ultimo appello

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Forania di Piedimonte Matese – IV Commissione al lavoro

Procedono spediti i lavori del Sinodo diocesano in attesa dell’Assemblea della prossima estate in cui si voterà il Documento finale, quello che cambierà – per molti aspetti – la vita della Chiesa di Alife-Caiazzo.  Terminata la fase preparatoria, in cui ogni Commissione tematica composta da laici e alcuni sacerdoti ha preparato un documento di base, nel lavoro di questa nuova fase sono state coinvolte un maggior numero di persone attraverso le Assemblee di forania.
Sinodo non è l’evento, ma l’esperienza, che, prima le Commissione e poi le Assemblee, stanno vivendo attraverso il confronto e il dibattito, un dialogo che permette già in queste settimane di intravedere quali prospettive future attendono la Diocesi.
Ben quattro foranie hanno già vissuto l’esperienza assembleare; l’ultima a riunirsi sarà quella di Piana di Monte Verna il prossimo 5 marzo. In queste occasioni i documenti redatti dalle varie Commissioni sono oggetto di riflessione e soprattutto di integrazione con nuove proposte.
“Guardiamoci intorno”, l’invito del Vescovo Mons. Valentino Di Cerbo, “e proviamo a scorgere quei segni di vita buona che hanno accompagnato in questi anni la nostra Chiesa locale…”. Fiducia e speranza, consapevolezza dei passi avanti compiuti: questo chiede il Pastore perché la Diocesi che verrà possa compiere con stabilità il cammino che l’attende. La visita pastorale, conclusa quasi da un anno ha tracciato la strada verso una Chiesa più “chiara a se stessa” cosciente di luci e ombre, ma disposta a rinnovarsi, a cambiare.

In sintesi i “punti di partenza” delle Assemblee foraniali sui contenuti già elaborati dalle Commissioni. Le relazioni dettagliate sono state distribuite ad ogni partecipante (laico o sacerdote) affinché la riflessione prosegua nelle parrocchie e giungano nuovi contributi al lavoro.
1ª Commissione (Evangelizzazione e catechesi)
Nonostante la buona spinta, a partire dagli anni ’80, la situazione della catechesi è rimasta statica. Diversi i problemi che si sono riproposti nel tempo a causa della mancata applicazione di molte illuminate intuizioni del piano pastorale. Un importante impulso è provenuto dal vescovo Valentino Di Cerbo, anche se, in alcuni aspetti, la Diocesi vive ancora uno stallo, in particolare per quanto riguarda la formazione degli operatori pastorali e la questione dell'”identità” del catechista. Da altri punti di vista, invece, si è registrato un progresso, come i centri di ascolto.

2ª Commissione (Liturgia e sacramenti)
Tenendo conto del piano pastorale diocesano degli anni ’80, occorre una verifica dei seguenti ambiti: celebrazione eucaristica, celebrazione dei sacramenti e sacramentali e pietà popolare. Si ritiene necessaria, inoltre, una formazione liturgica degli operatori pastorali.

3ª Commissione (Carità e testimonianza cristiana)
In Diocesi si riscontra un’accresciuta sensibilità verso il tema della carità, con un incremento di opere concrete realizzate nel territorio diocesano. Tra i maggiori problemi, invece, vanno considerati il difficile sinergia tra Centro diocesano e singole parrocchie. L’aspetto che più preoccupa è la mancata conoscenza degli operatori effettivamente all’opera sul territorio, e una collaborazione scarsa con la Caritas.

4ª Commissione (Forme di partecipazione e corresponsabilità ecclesiale)
Gli organismi di partecipazione ecclesiale sono segno tangibile di sinodalità e espressione concreta del Concilio Vaticano II. Dall’esperienza dei laici che ne fanno parte e dei parroci emerge che il Consiglio pastorale appare organo di ratifica di decisioni e/o proposte prese e/o avanzate dal parroco; un luogo in cui si programmano attività varie e si affrontano problemi, mentre manca una effettiva formazione dei suoi membri.

5ª Commissione (Amministrazione e tutela dei beni)
Ci si sofferma sul dovere che la Chiesa ha di gestire i beni materiali con sobrietà, modello a cui uniformare la realtà amministrativa diocesana e parrocchiale. Si individua nel confronto con le comunità la spinta indispensabile per crescere soprattutto in termini qualitativi.

 

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