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Quando la tentazione viene da dentro. Commento al vangelo di domenica 5 marzo

Anno A - I di Quaresima (Mt 4, 1-11) Commento al Vangelo nella rubrica "I sentieri della Parola"

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“In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto,
per essere tentato dal diavolo”.

Il principio della tentazione è interno, il diavolo si limita semplicemente a suscitare o suggestionare qualcosa che già è dentro di noi. Essa nasce in opposizione all’ingiunzione divina che mette un argine alla libertà, e le offre un senso. Dio fa come un padre coi suoi figli: mette un limite per evitare che si facciano del male. Resistere alla tentazione è vita, cedere alla tentazione è un precipitare nell’abisso. Tuttavia ci sono persone che si fanno delle strane idee su Dio. Pensano che Egli si diverta alle loro spalle, che proibisca una cosa per spiare come reagiscono, cosa fanno. In un bel film, il Diavolo si presenta a un avvocato in carriera, e gli espone i suoi argomenti:

“Dio ama guardare. E’ un guardone. Dà all’uomo l’istinto, fa loro questo dono straordinario, e poi che fa? Per un suo piacere, per una sua distrazione cosmica, stabilisce delle regole che si auto contraddicono. ’Guardare, ma non toccare!’ ‘Toccare, ma non gustare!’ ‘Gustare, ma non deglutire!’ E mentre voi ballate e vi divertite, lui che fa? Se ne sta lì che si scompiscia dalle risate! Dio è un sadico, un costipato, un padrone assenteista. E uno dovrebbe adorarlo? No: meglio essere signore all’inferno, che servo in paradiso!” (1)

Pensano che la tentazione consista in un “guardare ma non toccare”, come il gioco crudele delle ragazze che prima te la mostrano e poi se la tirano. Non è questa la tentazione. Ciò per cui la persona è tentata sta dentro di lei. Il principio della seduzione è interno. Innanzitutto, la tentazione esiste come frustrazione o come senso di inferiorità: “sono stato privato di … ho il diritto a … perché a lui si a me no? …” La proibizione di quell’unica cosa che non posso toccare mi ferisce, mi manda in bestia, sono attratto proprio da ciò che mi viene interdetto, la potenza del desiderio agisce proprio nella direzione che non dovrei prendere. La tentazione diventa trasgressione, o meglio, una “gustosa” trasgressione, perché se non ci fosse il gusto, che sfizio ci sarebbe? La storia di Adamo ed Eva parla del “frutto” proibito dell’albero della conoscenza del bene e del male, ma è chiaro che si tratta di una metafora, per indicare quella attitudine tutta umana di stabilire in proprio ciò che è giusto o sbagliato, di farsi una morale da sé, senza tenere conto degli altri e dell’Altro.

Papa Francesco denuncia una particolare tentazione socio-politico-religiosa: la zuffa che le persone fanno per conquistare “spazi di potere” invece di privilegiare i “tempi dei processi”. Persone che, volendo conquistare gli spazi nella pretesa di risolvere tutto, si presentano come dei salvatori e si comportano come se prima di loro non fosse mai stato fatto nulla, come se la storia fosse cominciata con loro. Si sentono talmente importanti da reputare che senza di loro una data iniziativa o azione associativa sia destinata al fallimento: “vediamo che fine faranno … dopo di me, il diluvio …” E’ un atteggiamento ignobile, ma chi si pone in questi termini non se ne rende neanche conto.

Allo stesso modo, la parrocchia non ha bisogno di protagonisti senza i quali non si fa teatro, o di gente che per sentirsi importante portano la spia al prete, al Vescovo, al Papa. Non stiamo qui per occupare un posto, o esercitare un potere, ma per sostenere un dinamismo del quale forse non vedremo i frutti. Dare priorità al tempo significa iniziare nuovi processi, privilegiare azioni che coinvolgano altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino e diventino espressione di fede, di cultura, arte e spettacolo in senso genuino.

(1) Cf. Taylor Hackford: “L’Avvocato del Diavolo”, c 1997 Warner Bros, 1.59.00.

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