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Il grano e la zizzania, la capacità di convivere con il negativo

Esperienza che ci interpella quotidianamente e spesso ci "piega". La riflessione di don Andrea De Vico per la rubrica "I sentieri della Parola"

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A cura di don Andrea De Vico
Anno A – XVI  per Annum (Mt 13, 24-43)
“Il Regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania e se ne andò …”

Un seminatore: immagine di Dio che spande bontà, cui si oppone un’oscura presenza, il dirimpettaio invidioso che di notte è indaffarato a sabotare il suo vicino. In due battute, Gesù descrive tutto il dramma del mondo: buoni e cattivi che crescono l’uno accanto all’altro, l’uno malgrado l’altro, l’uno a dispetto dell’altro. Nel campo del mondo, bene e male sono inestricabili.

Poi viene la semina, la pazienza di Dio, la cura che ci mette nel salvare il bene! La delicatezza verso il bene, al punto da tollerare il male che gli cresce intorno! Come per dire: lasciate che vengano gli scandali, tanto il bene matura lo stesso! Gesù ci dice che questi scandali sono necessari, in ordine alla raccolta finale! Egli non strappa da subito la zizzania, non recide il fico improduttivo, non caccia Giuda dal gruppo dei dodici, anzi gli lava i piedi e continua a chiamarlo amico. Anche quando c’è la tentazione di dire: “questo mondo è un fallimento”, non è il caso di disperare, non è detta l’ultima parola, non è ancora giunto il tempo della decisione! Un giorno tutto questo finirà, il grano sarà raccolto, e il male cesserà per sempre. Nessuno può dire in anticipo chi è buono e chi è cattivo, chi merita il paradiso e chi va a finire all’inferno. Mai escludere le persone, mai dare giudizi ultimativi. Avere piuttosto la capacità di convivere con il negativo. Anche la Chiesa, questa comunità, questo paese, è un corpo misto, vi sono deboli e forti, semplici e istruiti, gente libera e gente schiava del vizio.

Dicono che il Maligno non esiste, non è reale, è solo un modo di dire, una finzione letteraria, una rappresentazione immaginaria, una personificazione delle forze negative. Anche nella catechesi e nella predicazione quasi non se ne sente più parlare. Intanto lui semina di nascosto, fa quello che deve fare, e se ne va di soppiatto, come nella parabola. Il Maligno è diventato così furbo da far perdere le sue tracce non solo nei campi aperti, ma anche nelle pieghe delle menti più illuminate.

Si sente dire che “le brave ragazze vanno in paradiso, le cattive dappertutto”. Capito? Se fai la brava, sei scema! In passato, per “preservare” i giovani dai cattivi influssi, nelle scuole e collegi, ragazzi e ragazze venivano rigorosamente separati tra di loro, non potevano affacciarsi alla finestra, esisteva un controllo della posta, dei libri e delle visite esterne, le passeggiate domenicali si facevano in fila per due, accompagnati dal prefetto di disciplina. Questo sistema ha funzionato? Non si direbbe. All’interno di un collegio c’è sempre stato un foro nel muro, o un buco di serratura per dare alle allieve la possibilità parlare di ciò di cui non si doveva, per cui nasceva il desiderio di fuggire via da quella specie di paradiso protetto. Questo per dire che la “protezione esterna” non serve a niente, se la persona non impara a proteggersi “dal di dentro”.

Gesù parla del Maligno con grande realismo e chiarezza, ne afferma l’esistenza e la sua azione. Egli si oppone ai piani di Dio e li intralcia instancabilmente fino alla fine. Il seme buono sono i “figli del Regno”, e la zizzania sono i “figli del Maligno”. Esiste una “paternità” che viene dal Maligno. Se nell’ordine naturale non è dato a nessuno di scegliersi il padre, nell’ordine soprannaturale abbiamo la tremenda possibilità di adottare il padre sbagliato! Chi è il mio “genitore adottivo” che mi sono scelto? Chi sono i miei professori, i miei filosofi, i miei cantanti, i miei idoli del momento? Cosa stanno seminando nel mio campo?

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