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Piedimonte Matese. A Santa Maria Occorrevole, nella festa di San Francesco, per ricordare “l’essenziale”

Quest'anno l'olio per la lampada sempre accessa nel Santuario è stato donato dalla comunità di Sant'Angelo d'Alife. A presiedere la messa Mons. Antonio Franco, già delegato apostolico per la Palestina e Gerusalemme, originario della Diocesi di Cerreto-Telese-Sant'Agata de' Goti

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Cinzia Brandi

“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-30).

Che cos’è questo “giogo”, che invece di pesare alleggerisce, e invece di schiacciare solleva? Il “giogo” di Cristo è la legge dell’amore, è il suo comandamento, che ha lasciato ai suoi discepoli (cfr Gv 13,34; 15,12). Il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Per questo bisogna abbandonare la via dell’arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo.

Il Vangelo di ieri – festa di San Francesco – e le parole di Papa Francesco all’Angelus, ci hanno introdotto alla celebrazione conclusiva del particolare momento di spiritualità che la comunità francescana di Santa Maria Occorrevole (a Piedimonte Matese) ha vissuto questa settimana.

Nel Santuario una celebrazione particolarmente sentita e vissuta dalla comunità dei frati, dalla comunità di Sant’Angelo d’Alife ccompagnata dal sindaco Vittorio Folco e dal parroco don Mario Rega, dai numerosi fedeli che hanno partecipato insieme ai rappresentanti delle istituzioni civili.

Padre Gennaro Russo, guardiano del Convento, nella sua presentazione dell’arcivescovo Antonio Franco (già delegato apostolico per Gerusalemme e la Palestina, Nunzio Apostolico nelle Filippine, a Cipro, in Israele, in Ucraina e Assessore dell’Ordine  Equestre del Santo Sepolcro a Gerusalemme) della diocesi di Telese-Cerreto-S.Agata dei Goti, ha ricordato la istituzione del rito della consegna dell’olio per la acccensione della lampada della pace. Segno questo, ha commentato Padre Gennaro, della “umile ma devota preghiera per camminare sulla via di Cristo, vera Salvezza”. Per quest’anno la consegna dell’olio è toccata alla comunità di Sant’Angelo d’Alife che – ripercorrendo la tradizione tutta italiana in cui le Regioni a turno consegnano alla Basilica di San Francesco in Assisi l’olio per la lampada che brucia davanti alla tomba del Santo – ha portato il suo olio nel convento francescano del Matese.

Nella omelia dell’Arcivescovo Franco si è percepita forte l’emozione e la sua intensa partecipazione nel ripercorrere la vita e la testimonianza del “poverello d’Assisi” un giovane con le più alte aspettative, che ha sentito “una voce interiore nella chiesa di San Damiano che gli diceva: ricostruisci la mia Chiesa, che sta crollando”. Ed ancora “un giovane che comprende che il rinnovamento non è nell’edificio, ma nella comunità dei credenti in Cristo”. Comincia così la ricostruzione di una comunità dando un esempio forte: lascia tutto, abbandona l’agiatezza, la vita comoda e tranquilla; comincia, cioè, la sua vera vita tutta donata al Signore.
Un giovane che ha preso su di se il giogo del Cristo e ha imparato da Lui, mite e umile di cuore. “Un giovane che non ha solo vissuto secondo gli insegnamenti del Vangelo, ma ha fatto del Vangelo la Sua Vita, non solo ispirazione per la vita, ma vita stessa”.

E padre Gennaro, nei saluti finali, ha definito l’omelia dell’Arcivescovo come le parole dette da un nonno: con la calma, la pacatezza, il trasporto che solo chi ha vissuto intensamente sa trasmettere.

Ai fedeli e ai rappresentanti delle comunità civili un monito: quello di alimentare la lampada della pace con la preghiera, la testimonianza. Tutti siamo chiamati a far sviluppare il germe di santità che ci è stato donato con il Battesimo: San Francesco sia per tutti un modello una guida, un compagno nel cammino della vita per non distoglierci dal cammino verso il Signore.

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