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Piedimonte Matese. Il messaggio di San Venanzio alla Città, “Lasciatevi incontrare da Cristo”

Ispirandosi alla giovane santità del Martire Venanzio, appassionato di Cristo fino a donargli la vita, il Vescovo Valentino così si è rivolto ai giovani di Ave Gratia Plena, presenti sabato nel giorno della restituzione della insigne reliquia alla venerazione

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Sono momenti difficili da dimenticare, quelli che la Comunità diAve Gratia Plena ha assaporato lo scorso sabato, in occasione della Restituzione al culto della Reliquia di San Venanzio. Il venerabile Cranio è tornato visibile a tutti nel corso di una cerimonia semplice e sentita, alla quale hanno fatto corona i ragazzi della Parrocchia, i Confratelli di S.Maria della Libera ed i fedeli, non che i parroci emeriti del capoluogo matesino (tra i quali don Domenico La Cerra, don Alfonso De Balsi, Don Salvatore Zappulo) e lo stesso Vescovo Valentino, che con il Parroco don Emilio Salvatore ha fisicamente riportato l’urna nella chiesa parrocchiale.
Un’emozione incredibile per la Parrocchia di Vallata, che recupera un pezzo importantissimo della propria Storia, la cui vicenda è stata riassunta da Don Emilio al termine del piccolo corteo, nel corso di un breve momento di riflessione, attraverso una serie di immagini.

La vicenda storico-biografica di San Venanzio. San Venanzio apparteneva ad una nobile famiglia di Camerino, che lasciò per andare a vivere presso il prete Porfirio, non appena convertitosi al cristianesimo. Scoperto, venne minacciato, ma per quanto fosse appena un quindicenne, si rifiutò di rinnegare la Fede: viene sottoposto ad una serie di torture che però lo vedono sempre uscire incolume ed anzi, tali prodigi raccolgono conversioni tra i pagani e gli stessi persecutori. Si arriverà a spezzargli denti e mandibola a darlo in pasto a cinque leoni (che si accucceranno ai suoi piedi) ed a gettarlo dalle mura cittadine, prima che venga decapitato: era circa il 18 maggio dell’anno 251. La presenza del cranio del Santo a Piedimonte, ben 1500 anni più tardi, si deve al Vescovo di Alife, Mons. Angelo Maria Porfirio, anche lui cittadino di Camerino, che la depositò in Ave Gratia Plena, chiesa che scelse a propria sepoltura (vi verrà tumulato nel 1730). Poi, col passare dei secoli, il lento declino fino alla scomparsa dapprima della devozione e poi della Reliquia stessa, almeno sessant’anni fa, fino al ritrovamento improvviso, lo scorso agosto, che ne ha decretato il definitivo recupero.

Il saluto del Vescovo. Visibilmente toccato dall’evento, il Vescovo Valentino ha voluto rivolgere ai ragazzi ed ai presenti alcune parole a braccio “Conoscete San Venanzio? Io si. Una delle prime parrocchie romane in cui ho svolto servizio pastorale era proprio dedicata alla figura di questo giovane santo martire. E adesso mi trovo qui, a venerare questa Reliquia che don Emilio ed alcuni giovani della Parrocchia hanno ritrovato e che il Vescovo Porfirio volle portare in questo luogo, come compagno nel suo ministero episcopale nella Diocesi di Alife.
Porfirio lo ha lasciato a noi, e seppur noi ce ne siamo un po’ dimenticati lui ha continuato a proteggerci ed adesso si affaccia di nuovo nella Storia di questa Comunità.”
Le parole di Mons. Di Cerbo sulla santità di Venanzio: “Un santo per cui Gesù è stato tanto importante da dare la vita! E la vita di questo giovane santo vuole essere un messaggio per noi, ma soprattutto per i giovani: la vostra vita è un dono grande, un mistero grande, un miracolo grande! Fatela incontrare con Gesù, perché la vostra vita possa esprimere tutta la luce, tutto il bene e tutta la bellezza che Dio ha sognato e poi donato a ciascuno di noi”.

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