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Piedimonte Matese. “Faro, fiaccola, sentinella…” La vita di una monaca è tutto questo

Il passaggio ufficiale di consegne dalle Monache bendettine alle Adoratrici perpetue: grazie a questo significativo momento, prosegue in città l'esperienza monastica

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Tre feste in una sola celebrazione, quella di ieri sera al Monastero delle Monache Adoratrici perpetue nel quartiere Vallata.

La Festa di Cristo Re, l’apertura del nuovo vecchio monastero e la professione religiosa di Suor Maria di Cristo: momenti che hanno donato al pomeriggio cittadino, pur senza il pienone di fedeli, la linfa che viene dalla preghiera, e tante volte, nel silenzio anima le comunità, e vivifica e le ravviva. Hanno partecipato alla celebrazione alcuni fedeli tra cui le comunità religiose delle suore salesie, la fraternità francescana di Santa Maria Occorrevole, il sindaco di Piedimonte Luigi Di Lorenzo con il consigliere Martino e il vicesindaco Filetti, il Maggiore dei Carabinieri Giovanni Falso.

Dalla chiesa di Ave Gratia Plena il corteo dei sacerdoti, delle monache e dei fedeli si è diretto, al canto delle litanie, verso la chiesa di San Benedetto adiacente il Monastero: qui la consegna delle chiavi alla priora Madre Marianna da parte di Mons. Valentino Di Cerbo, e la riapertura del Monastero, di fatto mai chiuso, ma simbolicamente consegnato alla nuova comunità monastica che da ieri ha ufficialmente inglobato la famiglia delle monache benedettine presenti in questo luogo da lunghi anni.
Grazie a questo passaggio di consegne – da una congregazione all’altra che il Vescovo Di Cerbo ha premurosamente accompagnato – garantisce la continuità della presenza monastica in città, destinata forse a finire a causa dell’ormai avanzata età delle monache benedettine e della impossibilità dello stesso ordine di proseguire l’opera nel territorio matesino.
Presenza d’eccezione quella di Mons. José Rodriguez Carballo, OFM, Segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica e di Mons. Angelo Massafra, OFM, arcivescovo di Scutari (Albania). Il primo, che ha presieduto la celebrazione ha ricordato durante l’omelia la dimensione della Chiesa radunata intorno a Cristo , re e pastore, “colui che conosce ogni pecora per nome, a ciascuna di esse riconosce una storia, anche se questa è una storia di peccato. Un re premuroso, vicino, che cerca nutrimento per il suo gregge ed offre se stesso in cibo nell’eucarestia… Un re e pastore che ci giudicherà sull’uso della libertà che egli ci ha concesso, seppur l’aver sbagliato strada potrebbe significare rimanere fuori da, banchetto finale al quale ci invita (…). La strada per partecipare al suo banchetto è l’amore: visitare gli ammalati, i prigionieri, dare da mangiare agli affamati…”.

La dimensione e la strada che Cristo indica al credente trova risposta anche nella scelta radicale di chi sceglie la vita del monastero.
“Cos’è un monastero?”, ha chiesto Mons. Carballo. “Per molti un luogo misterioso…abitato da donne che forse stanno perdendo il loro tempo”. Poi, nel richiamo costante a Papa Francesco, la lettura della vita monacale secondo il dono totale ed esclusivo a Cristo: “Un monastero è un focolare di comunione, un luogo dove persone venute da diverse culture – come in questo caso – o diversi livelli sociali, vivono insieme in comunione. E proprio questo spirito di comunione riesce a superare la diversità e fare bella la vita della Comunità”.
Altra domanda sul perchè della scelta così radicale della vita monacale… “Loro hanno sentito la chiamata a ricercare il volto di Dio giorno e notte”, poi nel rivolgersi alla comunità delle Monache, “il vostro monastero di Piedimonte diventi scuola di spiritualità”.
Tre immagini forti per descrivere in sintesi il volto e la missione di tale scuola: “Loro, sono chiamate a diventare fari, cioè ad orientare quelli che si sono persi nell’alto mare della vita; sono chiamate ad essere fiaccole che illuminano la notte oscura del tempo; e poi sentinelle che annunciano l’arrivo dell’alba quando ancora non ci sono segni di questa alba”.

Un pensiero particolare poi alla giovane Suor Maria, originaria dell’Ecuador che ha professato la volontà di appartenere a Cristo secondo la regola dell’Ordine delle Adoratrici perpetue.
“La scelta di Suor Maria, un passo in controdentenza, un segno controculturale che è tipico della vita monacale…”
“Cristo nella tua mente, sulle tue labbra, nel tuo cuore” è stato l’augurio di Mons. Carballo, accompagnato dall’esortazione “non ti manchi mai la gioia. Diventa profeta Maria, riproducendo nella tua vita quella di Cristo. L’Eucarestia sia il tesoro della tua vita di adoratrice: così non verrà mai meno il tuo primo amore.
Oggi è per sempre! Sii fedele per sempre anche se il per sempre fa paura. Ti auguro a nome della chiesa, questa fedeltà perché potrai dire anche a noi che Dio può riempire di senso la tua e la mostra vita”.
All’omelia è seguito il suggestivo rito durante il quale suor Maria ha vestito gli abiti monacali, tra la commozione dei partecipanti.

Parole di gioia e di gratitudine alla fine, da parte di Mons. Di Cerbo, padrone di casa, ma discreto membro di una piccola chiesa che ieri sera era una sola cosa nella comunione e nella preghiera.
La riconoscenza del Vescovo alla nuova comunità, per essere segno permanente della presenza di Cristo, presidio di spiritualità, luogo in cui si alimenta – senza mai spegnersi – la fiamma dell’amore che Cristo e il mondo si corrispondono.

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