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Inaugurato il II anno giudiziario del TEI. Una Chiesa secondo il cuore di Papa Francesco

Riflessione sulla "cura" che la Chiesa deve alle persone in difficoltà, alle coppie divise. Papa Francesco porta una sola rivoluzione: la concretezza e la realizzazione del Concilio Vaticano II

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“Dobbiamo chiederci ‘chi siamo?’ e ‘dove andiamo?’.
La Chiesa che non smette di interrogarsi non teme neppure di correggersi, di rivedere il proprio ruolo, o meglio lo stile con cui dialoga con l’umanità.
Questo lo stile dell’intervento di S. E. Mons. Pio Vito Pinto, Decano della Rota Romana, intervenuto all’inaugurazione del Tribunale Interdiocesano delle Diocesi di Alife-Caiazzo, Teano-Calvi, Sessa Aurunca ospitata quest’anno dalla prima dalla prima, nel comune di San Potito.

Presenti sacerdoti, sindaci, dirigenti scolastici e avvocati: le componenti di un contesto civile e religioso strettamente connesso alla famiglia, essendo questa all’attenzione dell’impegno giuridico e pastorale dei Tribunali ecclesiastici alle prese con il delicato tema della nullità matrimoniale, in maniera nuova e rinnovata dopo la pubblicazione del documento di Papa Francesco Mitis Iudex Dominus Iesus (Agosto 2015).

Cura animarum e salus animarum. Cura delle anime e salvezza delle anime.
Mons. Pinto ha riproposto il ruolo della Chiesa rispetto al documento di Papa Francesco che nella sua molteplicità dei contenuti incarica i Vescovi del ruolo di giudici nella coppia (alle prese con la richiesta di nullità matrimoniale) dal punto di vista pastorale più che giuridico, non senza l’invito ai giudici ecclesiastici ad arretrare rispetto al più urgente e doveroso impegno della cura delle anime.

“Tutta l’ecclesiologia che regge la riforma di Francesco è teologica” in piena attuazione – più che rinnovamento – del Concilio Vaticano II che Benedetto XVI aveva anticipato: la vicinanza di Pinto al Pontefice quindi la collaborazione da sacerdote e giurista con il Pontefice, conferma l’orientamento tutto pastorale di Francesco incentrato alla cura delle anime; alla misericordia; all’abbraccio di vescovi e presbiteri alle persone nella difficoltà della vita coniugale; a quelle nel peccato; a quelle che intraprendono il cammino lungo e faticoso della penitenza per tornare alle piena comunione con Cristo.
La salvezza delle anime che viene da Dio è anticipata e preparata dalla cura che una “Chiesa chinata” è in grado di esercitare “conoscendo i suoi figli e avendone rispetto”. L’espressione ormai comune di “Chiesa in uscita”, anche nella materia giuridica diventa urgenza, diventa impegno impellente, diventa Vangelo da attuare: occasione di incontro, di relazione, di responsabilità – di Vescovi, preti e laici collaboratori – nei confronti della coppia in difficoltà o dei singoli separati. Una missione che trova maggiore e migliore concretezza nelle piccole Chiese (così Mons. Pinto sottolineando la dimensione privilegiata della “piccolezza” secondo Papa Francesco), nelle realtà diocesane dove il Vescovo sacramento in quanto manifestazione e testimonianza dell’unità sacramentale di tutta la Chiesa, ne è veramente giudice in virtù del ruolo di pastore che conosce ad una ad una le sue pecore e cura le sue anime con passione evangelica.

Tempo da dedicare: impegno imprescindibile, mandato consegnato ai Vescovi delle tre Diocesi presenti e ai loro sacerdoti chiamati ad essere presenza, a non sottrarsi alla cura delle anime affidate loro, ad assumere con serietà il ruolo di fratelli e di compagni di strada.

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