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Una Pasqua che sorprende, “il crocifisso…non è qui”

Il triduo pasquale presieduto dal Vescovo in Cattedrale ad Alife

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Tre giorni di attesa prima di tornare a sorprendersi davanti alla tomba vuota.
Questa la Pasqua che ha raccontato Mons. Valentino Di Cerbo nelle celebrazioni in Cattedrale ad Alife.
Giorni di attesa fino al rivelarsi di una promessa già anticipata ma poco compresa dai suoi ,prima “Il crocifisso…non è morto (…) vi precede in Galilea“.
A partire dal giovedì santo, il Vescovo ha accompagnato la comunità alifana – dove svolge le funzioni di parroco ad interim dallo scorso settembre – nella festa, nel mistero e nella concretezza della Pasqua.

Giovedì santo
Riflessione del Vescovo sull’Eucaristia a partire dalla lettura dell’Esodo che fa del sacrificio dell’agnello una forte esperienza di condivisione, di vicinanza, di casa, di famiglia, di coraggio reciproco, per poi richiamare nella seconda lettura (1Cor 11,23-26) ad una esperienza di eucarestia che diventa fare ed essere amore fino in fondo. Il racconto dell’evangelista Giovanni (Gv 13,34) porta nel cuore più autentico di questa esperienza di sacrificio e amore: “L’eucaristia ci porta a tradurre in gesti di amore ciò che abbiamo contemplato (…); il gesto della lavanda dei piedi che compie Gesù traduce in segno concreto lo spezzare il pane compiuto poco prima. (…) Eucarestia perciò è la capacità di servire suscitando lo stupore, la sorpresa e il sorriso degli altri”.

Venerdì santo
La parola sorpresa torna nella giornata in cui la Chiesa ha celebrato la passione di Cristo.
“Il Venerdì santo ci svela l’amore di Dio per noi, ci invita a guardare in alto, verso la croce. Questa giornata ci fa comprendere meglio chi è Dio e chi siamo noi: Lui, più grande del nostro cuore va avanti fino a morire per noi (…). Pensate ciascuno di noi quanto vale!”.
In questo esercizio di riscoperta dell’amore di Dio per l’umanità, Mons. Di Cerbo ha collocato se stesso e la sua umanità ripercorrendo con la preghiera e il ricordo i suoi 50 anni di sacerdozio visto che in questa giornata è ricaduto l’anniversario della sua ordinazione sacerdotale (30 marzo 1968).
“Ho chiesto al Signore di aiutarmi a comprendere quanto mi ha amato, e la risposta è venuta proprio nella bellissima coincidenza della celebrazione della sua passione e l’anniversario della mia ordinazione: il regalo più bello che ricevo oggi sta nella possibilità di prostrarmi nuovamente come nel giorno in cui sono diventato prete e rimettere la mia vita nella sua, nel suo cuore…”.
Riflessione personale che Mons. Di Cerbo ha scelto di condividere, di non trattenere, ma parlarne perchè la gioia del Vangelo sia contagiosa e contamini di bene chiunque ne è sfiorato: “In questa ricorrenza così importante per me il Signore oggi mi ha ricordato di pensare a lui sulla croce e non a me; di pensare alle sorprese belle o meno piacevoli che la vita mi ha riservato; di ricordare i tanti momenti in cui il Lui mi ha preso per mano, mi ha portato in braccio”. In ultimo la gratitudine perchè “Il Signore mi ha dato la grazia di appassionarmi sempre, di non tirare mai a campare…”.
In mattinata il Vescovo ha pregato all’altare della reposizione con i bambini del catechismo; nel pomeriggio i giovani di Azione Cattolica e del Catecumenato crismale hanno animato la preghiera per la comunità prima dell’inizio dell’Azione liturgica.

Sabato santo – Veglia pasquale
Il tema e l’esperienza della sorpresa, di una vita chiamata a stupirsi di fronte all’amore di Dio per gli uomini, ritornano nel rito, nei simboli e nelle parole della Veglia pasquale.
Il fuoco nuovo da cui si accende il cero pasquale, l’inizio di un tempo rinnovato per la vita di ogni credente, la vittoria della luce sulle tenebre, il canto dell’Exultet che ricordando la storia della salvezza celebra la vittoria di Cristo sul peccato: tutto è stupore, tutto sorprende, “i gesti e le letture di questa Veglia rivelano la capacità di Dio di sorprendere la storia dell’uomo, fino al concretizzarsi di una promessa «…il crocifisso. Non è qui. (…) “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”…».
La storia più bella riparte dal luogo in cui ogni cosa ha avuto inizio, la Galilea; è questa la sorpresa che anima il cuore dopo il dolore della croce: è tempo di un nuovo inizio, tempo per ricominciare.
Un inizio, un ricominciare che la comunità della Cattedrale ha vissuto e rafforzato in se stessa anche con l’esperienza di alcuni battesimi nella notte di Pasqua e la straordinaria testimonianza di una giovane ragazza che si è lasciata sorprendere dal Vangelo e con gioia ha compiuto la scelta di diventare cristiana ricevendo il battesimo, la cresima e l’eucarestia nel momento più intenso di tutto l’anno liturgico.

 

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