Home Angelo Campagna 30 Destinazione Avellino…ancora oggi! Il Vescovo che ci insegnò ad essere cristiani “operai”

Destinazione Avellino…ancora oggi! Il Vescovo che ci insegnò ad essere cristiani “operai”

Ciro Ferruci era uno dei giovani di Caiazzo che con il Vescovo Angelo condivedeva il tempo e il servizio alla piccola chiesa locale… Insieme si recarono ad Avellino, appena dopo il terremoto del 23 novembre 1980 per portare aiuti. Quell’andare ad Avellino, segno di carità come tante altre profuse dal caro vescovo, ancora oggi parla forte e chiede di essere Chiesa per gli ultimi, per le persone sole

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Ciro Ferrucci – Era un pomeriggio cupo di fine novembre 1980 in cui, dopo aver caricato il camion di Carluccio (fratello di don Antonio Chiechierchia ) e molte delle nostre auto, partimmo per Avellino dove fu istituito il centro di raccolta e di primo soccorso per le popolazioni terremotate.

«Chi siete?»  Ci chiese il militare di guardia alla Caserma.
«Siamo un gruppo di giovani della comunità cristiana di Caiazzo e questo è il nostro Vescovo, Mons. Angelo Campagna», risposi.
E l’ufficiale scattò sull’attenti esclamando: «Prego, Eccellenza, entrate, ma qui come vedete siamo accampati…» indicando con una mano la struttura d’ingresso al piazzale militare colpita duramente dalle forti scosse di terremoto del 23 novembre.
Consegnammo quindi le tante coperte, i soprabiti e gli altri generi di prima necessità con l’accortezza e le indicazioni suggerite dal Coordinamento, che avrebbe poi provveduto alla distribuzione.
E così, in  quella cupa sera di novembre, in cui scoprimmo, la forte emozione di donare ed aiutare, cominciò a splendere di nuovo il sole, una luce intensa che brillava nei nostri occhi ed in quelli ancora più incandescenti ed umidi del Vescovo buono, del sacerdote amico, dell’uomo semplice e generoso.
Fu quella, per molti di noi, una delle tante esperienze di carità e di gioia vissute con la guida diocesana del tempo, un secondo padre per tutti, umile, operoso ed instancabile pur nella costante sofferenza fisica e nelle ingravescenti difficoltà di deambulazione, pronto ad impegnarsi, senza soluzione di continuità, nella preghiera e nel servizio totale per la comunità.

Un momento di cordiale fraternità. Alla destra del vescovo Angelo Campagna, don Antonio Chichierchia

Nei mesi invernali in cui viveva a Caiazzo, era quasi sempre lì, nello studio attiguo alla Cattedrale, disponibile a ricevere chiunque. Spesso ci invitava dalla finestra a salire per consumare, insieme, i panettoni preparati dalla sorella Lucia.
Fu la sua casa, di fatto, il primo Centro Diocesano per la Famiglia (oggi intitolato giustamente  alla sua memoria).

Questi e tanti altri ricordi del compianto amico Mons. Angelo Campagna, figura di alto spessore morale anche se di altezza fisica minuta al punto di doversi sopraelevare con l’aiuto di un cuscino poggiato sul sediolino, nella guida della vecchia Fiat 126 verde, targata Salerno, con la quale era giunto nel 1978 nella diocesi di Caiazzo, rispondendo, a chi gli suggeriva di circolare con auto blu e con autista: “Questo è un galateo che non conosco”.

Ciro Ferrucci el a moglie Antonietta Rega nel giorno del loro Matrimonio. Accanto a Mons. Campagna un giovanissimo don Pietro Cafaro

Fu una vera grazia di Dio quella di essere cresciuti vicini a mons. Campagna, testimonianza autentica di fede e di umiltà, di autorevolezza paterna e di amicizia, di servizio e di amore comunitario.
Per me e mia moglie, inoltre, fu la gioia e la sorpresa di aver ricevuto la sua benedizione alle nozze, alla laurea ed in altre tappe fondamentali della vita, in cui era solito ripetermi : “Vai Ciro!”; ricordando al contempo, l’alto profilo umano dell’Avvocatura, nella scoperta del privilegio della “difesa dei poveri”.

A lui dobbiamo la crescita esponenziale in ambito diocesano della fede adulta e vissuta con generosità, del cristiano “operaio” di pace e di carità, delle mani tese in concreto verso i fratelli bisognosi. Un vero e proprio momento magico di risveglio e di comprensione del vero senso della cristianità , di fare il bene e non di cercare il bene per poter stare meglio (Papa Francesco ndr).

La sua testimonianza ha lasciato segni indelebili in tutti noi, giovani di allora, che hanno creduto in quei valori di vita…gelosamente conservati ancora oggi.
Portiamo con noi la sua carezza che ci accompagna nella professione, nella vita e nel cuore.

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