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Papa Francesco indice l’Anno di San Giuseppe. Ecco come ricevere l’indulgenza plenaria

Fino all’8 dicembre 2021, i fedeli di ogni parte del mondo potranno ricevere l’indulgenza plenaria. Confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre sono le condizioni richieste per ricevere l'indulgenza

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M. Michela Nicolais Fino all’8 dicembre 2021, grazie allo speciale Anno di San Giuseppe indetto da Papa Francesco, i fedeli di ogni parte del mondo potranno ricevere l’indulgenza plenaria.

Confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre sono le consuete condizioni richieste per lucrare l’indulgenza,
in vista della quale la Penitenzieria apostolica – nel decreto che accompagna la lettera apostolica “Patris Corde” – ha disposto modalità precise.

Si concede l’indulgenza plenaria, nel dettaglio:

  • a quanti mediteranno per almeno 30 minuti la preghiera del Padre Nostro, oppure prenderanno parte a un ritiro spirituale di almeno una giornata che preveda una meditazione su San Giuseppe;
  • a coloro i quali, sull’esempio di San Giuseppe, compiranno un’opera di misericordia corporale o spirituale;
  • a quanti reciteranno il Rosario, nelle famiglie e tra fidanzati;
  • a “chiunque affiderà quotidianamente la propria attività alla protezione di San Giuseppe e ogni fedele che invocherà con preghiere l’intercessione dell’Artigiano di Nazareth, affinché chi è in cerca di lavoro possa trovare un’occupazione e il lavoro di tutti sia più dignitoso”;
  • ai fedeli che reciteranno le Litanie a San Giuseppe (per la tradizione latina), oppure l’Akathistos a San Giuseppe, per intero o almeno qualche sua parte (per la tradizione bizantina), oppure qualche altra preghiera a San Giuseppe, propria alle altre tradizioni liturgiche, “a favore della Chiesa perseguitata ad intra e ad extra e per il sollievo di tutti i cristiani che patiscono ogni forma di persecuzione”.

Fonte Agensir

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)
Leggi anche – Patris Corde. Papa Francesco rimette al centro l’esercizio e il compito della paternità

Edoardo Menichelli*Dopo 150 anni dalla proclamazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale, Papa Francesco presenta la Lettera apostolica Patris Corde. Nel testo emerge un’immagine affascinante del Santo, che i Vangeli “presentano come il padre di Gesù, colui cioè che lo ha custodito, amato, educato, protetto, avviandolo, insieme alla madre Maria, a compiere l’opera di misericordia di Dio Padre”.

Giuseppe è un esempio eloquente di umanità e responsabilità, qualità che si svelano nitidamente nei suoi ruoli di “uomo, sposo, padre, lavoratore, credente nella modalità più serena e più ricca ma anche più responsabile”.

Parole da prendere sul serio, quelle usate da Papa Francesco per descrivere la figura di San Giuseppe, e a cui dare concretezza in particolar modo nella società odierna, in cui il valore della ‘paternità‘ risulta adombrato.

Giuseppe, inoltre, è guida per una famiglia costretta a lasciare la propria terra, aspetto questo che rende la sua ‘missione’ ancora più attuale, se si considera che l’emigrazione rappresenta, ai nostri giorni, un fenomeno notevolmente diffuso e foriero di sacrifici e privazioni che nella maggior parte dei casi determinano conseguenze drammatiche.

*Cardinale, arcivescovo emerito di Ancona-Osimo

 

 

 

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