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“Povertà e fraternità”, il vero messaggio del Natale. Gli auguri del vescovo Mons. Giacomo Cirulli

Dall'Episcopio di Teano dove in questi giorni sonoallestiti decine di presepi e natività, mons. Giacomo Cirulli vescovo di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo, fa giungere gli auguri di Natale alle sue comunità diocesane

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Si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. (Lc 2,6-7). Carissimi, questo è il segno di Natale; è il segno che nel racconto evangelico viene riportato tre volte nel capitolo due di Luca ed  è il segno anche per noi”.

Mons. Giacomo Cirulli, vescovo di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo augura alle sue comunità il senso del vero Natale, povertà e fraternità, e lo fa mostrando i segni ci riconducono alla prima venuta del Figlio di Dio, divenuti tanto cari alla nostra tradizione: un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia, segno della povertà e semplicità con cui Dio decide di farsi uomo per stare in mezzo agli uomini; e il presepe che nella consuetudine della scena napoletana raccoglie l’universalità del messaggio di un Dio nato tra le case, tra la gente, nel turbinio di voci e di mestieri, di povertà e ricchezze, di contraddizioni e di suggestioni, tra gli affanni e gli agi degli uomini… La sua venuta per tutti, nel gran vortice della vita, è il segno che tra i popoli e le genti, ci sia un segno che unisce e rende fratelli.

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Il bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia, il versetto che dipinge la scena della natività, l’evangelista Luca lo ripete ben tre volte nel secondo capitolo del suo vangelo lì dove è narrata la nascita del figlio di Dio, l’annuncio ai pastori e il loro incontro con il Salvatore… quasi come a voler fermare per sempre la Storia sul più importante evento e la sua semplicità; e per tre volte Mons. Cirulli lo ripete nel suo messaggio natalizio per fare luce e chiarezza sul vero Natale troppe volte (e ancora oggi) celato da più abbaglianti e consumistici rituali di luci artificiali. Il Vescovo in quel Bambino povero indica il senso della vera festa e il motivo per cui essa sia ricordata e celebrata come la festa del dono: Dio che ha scelto di venire nel mondo, per dire al mondo che la vita felice è quella donata fino alla fine.

“Tutti figli dello stesso Padre, e tutti fratelli e sorelle in Gesù Cristo, il bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia, il Crocifisso risorto che ha vinto la morte” così il Vescovo legando gli eventi della storia di Gesù e della salvezza dei cristiani. “Siamo tutti fratelli e sorelle: questa è la verità della nostra vita; questo è quello che il nostro Dio vuole che viviamo su questa Terra. E Natale sia proprio questo per noi: l’inizio, con l’aiuto dello Spirito Santo, di una vera fraternità fra tutti gli uomini, fra tutti i popoli”. Poi l’invito a rimanere saldi sul valore di questo avvenimento e a farsene annunciatori: “Non perdiamo il segno nostro Natale; non facciamocelo rubare; trasmettiamolo ai nostri bambini, ai nostri giovani perché riflettano sulla grandezza e la bontà misericordiosa di Dio. Buon Natale”.

Presepi in mostra: una tradizione che unisce i popoli
Il segno del nostro Natale, l’umana fragilità del figlio di Dio e l’universalità di questo messaggio è una scena che si ripete nell’Episcopio di Teano: numerosi sono infatti i presepi e le natività della collezione privata di Mons. Cirulli, in esposizione nel periodo natalizio: allestimenti tradizionali, di richiamo orientale, poi il grande presepe in stile settecentesco napoletano e poi decine di presepi etnici provenienti dalle Americhe, dall’Asia, dall’Africa, dalla Terra Santa o altri ancora legati all’impiego di originali tecniche artistiche…; ad essi si aggiungono alcuni pezzi da tempo conservati nel palazzo vescovile come il Bambinello di medie dimensioni che il Vescovo mostra nel messaggio e un suggestivo presepe napoletano (natività e adorazione dei Magi) appartenuto al vescovo Francesco Tommasiello (1989-2005).

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