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Commento al Vangelo. Pentecoste del Signore, lo Spirito è fuoco che incendia il mondo di amore

Commento al Vangelo di Pentecoste - Anno C

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Di Padre Fabrizio Cristarella Orestano
Comunità Monastica di Ruviano (Clicca)

Pentecoste del Signore – Anno C
At 2,1-11; Sal 103; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23-26

Cinquanta giorni dopo Pasqua Israele celebrava la festa delle primizie o della mietitura… offriva al Tempio i pani fatti con il grano nuovo appena raccolto. Era detta la Festa delle settimane, Shevuot che la Torah prescrive di celebrare allo scadere delle sette settimane dal giorno del sacrificio di Pasqua; in seguito i rabbini associarono a questa festa la celebrazione del dono della Legge al Sinai avvenuto cinquanta giorni dopo l’uscita dall’Egitto. La Chiesa vide coincidere al cinquantesimo giorno dalla Pasqua di Gesù il dono dello Spirito che Luca racconta in Atti, come si ascolta oggi nella prima lettura. Pentecoste diviene così il giorno celebrativo del dono dello Spirito fatto alla Chiesa e diviene così festa delle “primizie” della Chiesa … la Chiesa celebra così il compimento della Pasqua! Scrive Agostino: «Pasqua è stata l’inizio della Grazia e Pentecoste è il coronamento! Tutte le promesse hanno ricevuto il loro totale compimento; la Grazia dei cinquanta giorni rifulge in tutta la sua pienezza e la gioia giunge a perfezione» (Sermone XLIV). Che celebriamo allora a Pentecoste?

Celebriamo lo Spirito che fa della Chiesa, di noi, il luogo dove è possibile incontrare il Vivente! Lo Spirito dà ai discepoli, a noi, la capacità di fare ciò che Gesù fece: dare la vita! E così accade che realizziamo già una Parusia, cioè la perfetta visibilità di Dio e del suo amore crocefisso e risorto! Lo Spirito rende possibile a pieno il Comandamento nuovo e «Colui che c’è» (Es 3,14) continua a narrarsi, a mostrarsi, a venire! Questa Parusia, che avviene nella Chiesa grazie allo Spirito, prepara la Parusia dell’ultimo giorno della storia.

Oggi possiamo sentire lo Spirito che fa eco al Figlio crocefisso e che dice con Lui: «Tutto è compiuto!» (Gv 19, 30). Lo Spirito oggi rende capace ciascun discepolo di offrirsi come punto di visibilità del Signore Risorto! Per lo Spirito anche noi siamo fatti capaci di essere pietra di contraddizione per mostrare, a pieno, libertà e amore in una carne d’uomo. Al Mercoledì delle Ceneri guardammo un fuoco che produceva cenere, la cenere dei nostri “no”, la cenere dei nostri osanna caduti nel vuoto, la cenere dei nostri osanna divenuti crucifige! Oggi passiamo da quel fuoco delle ceneri al fuoco dello Spirito che arde come il Roveto del Sinai e che non si consuma … la nostra umanità condannata ad essere polvere (cf. Gen 3,19) Dio l’ha fatta sua; nel Cristo asceso al cielo l’ha divinizzata … non resta cenere!

La Pentecoste rende i discepoli di Gesù uomini di fuoco per incendiare il mondo di amore. Nell’Ascensione Gesù sembra andato via, partito; in realtà era solo andato a ricevere un Regno ed ora, nello Spirito, lo partecipa a noi! La Pentecoste ci rende, per la forza dello Spirito, capaci di comprendere l’intimo delle cose, della storia. La Pentecoste è giorno in cui la Chiesa esce allo scoperto nel mondo ed inizia la missione, la testimonianza. La Pentecoste allarga all’infinito i confini dell’uomo, di ogni uomo! La Pentecoste rende possibile incamminarsi verso quella parola di Gesù: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). È la parola con cui Gesù ci dice che possiamo essere “compiuti” (la parola greca téleioi dobbiamo intenderla proprio così: compiuti, essendo ciò che si deve essere!).

La Pentecoste rende piena l’incarnazione del Verbo. Lo Spirito, ci aveva detto Luca all’inizio del suo Evangelo, è sceso sulla Vergine di Nazareth permettendole di dare carne al Figlio di Dio (cf. Lc 1,35); ora lo Spirito scende sulla Chiesa, all’inizio del secondo libro di Luca, gli Atti, e rende piena l’incarnazione; i discepoli divengono luogo dell’incarnazione del Verbo fino alla fine della storia. La carne di Cristo provoca la carne dei discepoli e lo Spirito rende possibile questa pienezza dell’incarnazione. La Chiesa scopre che lo Spirito le dà un cuore nuovo e scopre che è un cuore antico: quello di Dio! Pentecoste, indicibile mistero! Mistero però “misurabile” nella nostra carne concretissima, nel nostro assenso al Regno, nella nostra obbedienza a rendere presente la salvezza nelle nostre parole, nelle nostre opere, nei nostri gesti! Lo Spirito, che ha dato Cristo al mondo, ancora continua a donare Cristo e renderlo presente ma nella carne della Chiesa, la Sposa che sempre il suo fuoco rinnova, che sempre la sua unzione santifica, che sempre nella sua forza d’amore è perdonata.

 

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