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Don Luigi Merola torna a Piedimonte Matese: “cambiare per non morire”, l’invito ai genitori della Scuola Media Vitale

il sacerdote napoletano, simbolo di lotta alla camorra, fonda nel 2007 "A voce d' 'e criature" per togliere dalla strada il maggior numero di giovani nei quartieri più a rischio della città. Nelle scuole della Campania e non solo porta la sua testimonianza a ragazzi e famgilie

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Annamaria Gregorio – Alto, in forma, tutto d’un pezzo, sicuro e deciso di sè, jeans e giubbotto, un abbigliamento giovane per “i giovani”, ma con uno sguardo mite e sorridente, degno del crocifisso che indossa con fierezza: così è apparso Don Luigi Merola, venuto per la seconda volta alla Scuola Secondaria di Primo grado “Giacomo Vitale” di Piedimonte Matese, invitato dalla Dirigente Prof.ssa Anna Maria Pascale. Già lo scorso 23 marzo, in occasione della Giornata della Legalità, si era intrattenuto con gli studenti; ritorna nella serata del 17 aprile scorso, per rivolgersi ai genitori.
Fa da sfondo, lungo i lati dell’Aula Magna, la mostra allestita dalle classi partecipanti, esprimendo con i loro cartelloni frasi, pensieri, disegni e riflessioni sulla legalità.
Un sacerdote chiamato a parlare di legalità, non un avvocato o un magistrato, ma un prete: e non poteva non essere così in una scuola che si preoccupa e prende a cuore gli adolescenti del territorio, e non solo dal punto di vista didattico, fin dal 1958, dedicata a Don Giacomo Vitale, sacerdote autorevole originario di San Gregorio Matese, vissuto tra il 1883 e il 1947, allievo di Giuseppe Toniolo, che fece della sua vita un vero dono per gli altri, fulgido esempio di testimonianza cristiana e di convinto impegno sociale nell’Alto casertano.
Dopo i saluti della Dirigente al pubblico di genitori e alle autorità presenti, gli Assessori comunali Loredana Cerrone e Luigi Ferritto, il comandante dei Carabinieri Pasquale Mariano e i membri del Consiglio d’istituto, la parola passa all’ospite, che introduce la mission della Fondazione A Voce d’ ‘e Creature, da lui fondata a Napoli nel 2007 per combattere la dispersione scolastica e il recupero minorile (vai al sito).

Il suo pensiero di fondo, scaturito da esperienza e testimonianze, raccontate con feedback sulla sua vita, è che i ragazzi imitano i genitori; per cui questi devono dare il buon esempio, senza difendere a tutti i cosi  i propri figli.  Le agenzie educative come la scuola e la parrocchia hanno bisogno dell’appoggio dei genitori, che non devono comportarsi come “fratello o sorella” dei propri figli, ma devono ridare autorevolezza al loro ruolo, bisogna saper dire dei “no”, non massificare, ma farne comprendere le ragioni: camminare insieme per trovare le possibili soluzioni, perché non esiste una ricetta sicura per fare i genitori. “Se volete bene ai vostri figli non scegliete la televisione “spazzatura”; non lasciateli di pomeriggio davanti alla tv, ma fateli studiare, preoccupatevi di loro, perché spesso hanno bisogni nascosti che poi si trasformano in malesseri. Siate i primi a non abusare del cellulare, educateli al buon uso degli strumenti, non coccolateli o viziateli, e appoggiate i professori se succede qualcosa a scuola”.

Fa notare quanto il territorio sia fortunato ad avere “una scuola e un edificio come questo” (la Vitale, ndr) “ bella, pulita…colorata”; invece nei quartieri da cui proviene, dove la maggioranza di ragazzi sono figli di detenuti, le strutture sono grigie, fatiscenti, e i giovani non sono incentivati a viverci per più ore al giorno. Per questo motivo la Fondazione ha realizzato un’opera, ai tempi dell’Amministrazione Iervolino, recuperando la villa di un boss, con tanto di giardino (all’epoca ospitava un leone) per realizzare campetti, laboratori musicali, artistici, teatrali, multimediali; con l’aiuto di docenti in pensione, e attori e cantanti che fanno da testimonial, si cerca di togliere dalla strada il maggior numero di adolescenti, soprattutto per non farli “reclutare” dalla camorra: 103 i clan attivi a Napoli e provincia e 40 nella zona del Casertano. Sono capaci di controllare interi quartieri a rischio, con l’uso delle telecamere, intimorendo la popolazione, come è capitato a Forcella al suo arrivo nella parrocchia di S. Giorgio Maggiore il 1° ottobre 2000, quando fu scambiato per un “intruso” vestito da prete. “La cosa che mi colpì – racconta – è che una persona disse “qui così funziona” – poi, avendo avuto il coraggio di rompere gli schemi, il tempo gli ha dato ragione. Lì è rimasto fino al 2007, adoperandosi per il riscatto civile e sociale del quartiere, rivolgendosi ai bambini che trovavano nella parrocchia un unico punto di aggregazione e di alternativa alla strada.

La scuola ha un ruolo importante nella vita di ogni bambino; don Luigi lo fa notare; loda il lavoro fatto con sacrificio dai docenti per passione, raccontando che nelle scuole di frontiera e di periferia prevale la presenza di insegnanti precari, per cui l’instabilità diventa uno status in tutti i sensi… Poi per i ragazzi dei suoi quartieri sogna un tipo di scuola su misura, che tenga conto della realtà sociale in cui nascono e crescono: andrebbe adottato un metodo innovativo, interagendo con tutte le realtà del territorio, per renderli protagonisti; e poi non lezioni statiche e frontali, ma all’inizio della giornata preferire le materie di movimento, come lo sport, e dopo quelle teoriche, perché hanno bisogno di sfogare il loro temperamento; questo li aiuterebbe a concentrarsi meglio nello studio.

L’invito rivolto a tutti è quello di cambiare, prendendo in prestito una frase di don Peppe Diana, suo amico, “cambiare per non morire”. Bisogna avere il coraggio anche nel nostro piccolo di cambiare, per non essere uguale agli altri, di andare controcorrente anche con sacrificio, ma ne varrà la pena. Non bisogna pensare di essere una minoranza, se si lavora insieme e con costanza, anche se in pochi, si potranno avere grandi risultati. Non bisogna scoraggiarsi, Gesù è partito con dodici discepoli – ha precisato il sacerdote – e ha rivoluzionato il mondo. Nel rispetto della legge e del credo di ciascuno, il cambiamento porterà frutti, e da cristiano “sono convinto che qualcosa dall’altra parte ci sarà e tutti i sacrifici vostri non andranno perduti”.

In foto, alcuni dei lavori realizzati dagli alunni della Scuola Vitale ed esposti nell’aula magna

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