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Lunga vita agli zampognari. Raffaele Caruso e Amerigo Rega con ciaramella e zampogna oltre i confini del Matese. Così l’Italia riscopre la Storia

Entrambi studenti al Conservatorio di Musica, nel periodo delle feste natalizie "esportano" la melodia dei pastori in tutta Italia: "I social sono stati la nostra vetrina, ma ci teniamo ben saldi all'antica storia da cui proveniamo"

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Lunga vita agli zampognari! È la missione di Raffaele Caruso e Amerigo Rega, 24 e 19 anni, di Ailano che hanno deciso di tenere in vita una figura cara ad un’antica tradizione nostrana che trae ispirazione e unisce la transumanza e il presepe. Ufficialmente con il nome di “Zampognari di Natale”, percorrono ormai l’Italia in lungo e in largo portando la melodia ancestrale ed aspra della zampogna e della ciaramella soprattutto nelle regioni del nord Italia dove tale tradizione è meno nota e pochi hanno osservato da vicino quegli uomini avvolti in calde abiti di lana e nappa comprimere l’aria dello strumento e muovere le dita dando vita ad un Natale diverso dai più noti jingle moderni.

Musicisti per passione e professione, entrambi studiano al Conservatorio: Raffaele al “Lorenzo Perosi” di Campobasso specializzandosi in Sassofono, Amerigo al “Nicola Sala” di Benevento specializzandosi in Tromba. Il loro primo impegno, dopo lo studio, è tra le fila del Pluripremiato Gran Concerto Bandistico Città di Ailano, accreditata ensemble in tutta Italia che vanta tra i suoi musicisti numerosi giovani; poi esperienze singole o di gruppo purché si faccia musica, e di recente la più singolare: quella di trasformarsi in zampognari durante il periodo delle feste natalizie.

Giovani proiettati al futuro con le radici ben piantate nella storia e nella tradizione come conferma il percorso che hanno intrapreso: “la nostra vetrina sono stati i social”, ci raccontano. “È lì che ci siamo presentati quattro anni fa postando le nostre foto da zampognari, mostrando la nostra iniziativa, permettendo a molti di ascoltarci”. Nativi digitali, hanno scelto la strada e i linguaggi che conoscevano e non hanno sbagliato: sono piovuti pareri positivi, consensi, e soprattutto contatti tanto da essere stati scelti per programmi televisivi e giornali: ne citiamo alcuni come Peppy Night condotto da Peppe Iodice a Canale 21; Pigiama Rave di Rai4; Video Box di RaiDue (che andrà in onda tra pochi giorni) passando anche per momenti divulgativi in scuole e università. E poi una lunga lista di eventi pubblici dall’accoglienza dei viaggiatori a bordo della Transiberiana d’Italia nelle stazioni ferroviarie di Roccaraso e Campo di Giove (Abruzzo) fino all’appuntamento che da oggi 1 dicembre fino a domenica li vedrà a Peschiera Borromeo (MI) nel primo week end di eventi natalizi organizzati in città.

Ma parliamo anche di radici e delle ragioni che li hanno spinti a tornare zampognari, perché se guardi la storia da cui provieni, una simile scelta maturata in un paesino del Matese non può che essere un ritorno alle origini, alle storie degli avi in cammino lungo i tratturi della transumanza del centro e sud Italia; quel cammino di pastori e greggi da e verso il mare secondo i ritmi estate-inverno. È in quel procedere di comunità itineranti che la zampogna –strumento dei pastori fin dall’antichità come numerosi altri a fiato – si consacra come elemento di richiamo e di compagnia fino a diventare suono del Natale quando quegli stessi pastori ne esporteranno nelle città la melodia passando di casa in casa, rinfocolando la pietà popolare in attesa di Gesù Bambino (la città di Napoli ne sarà l’emblema a partire dalla metà ‘700 in particolare dopo la composizione di Tu scendi dalle stelle e Quanno nascette Ninno da parte di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ispirato appunto dalle antiche nenie dei pastori).

“La zampogna sta avendo un ritorno in ambito musicale tanto da essere diventata oggetto di studio e protagonista in alcuni concerti anche con il rischio di vederne snaturata la sua origine”, spiegano i nostri zampognari del Matese. “Ma noi volevamo recuperare la natura di questo strumento che accompagnava la vita dei pastori durante la transumanza e restituirle il suo ruolo, e in particolare far conoscere attraverso questo strumento uno spaccato di vita del Sud”. Richiamano il vicino comune del Molise, Scapoli in provincia di Isernia, dove la tradizione della zampogna è forte e viva (approfondisci).

Raffaele e Amerigo non sono zampognari porta a porta ma hanno scelto di rivolgersi alle piazze e di esibirsi in eventi pubblici in modo da raggiungere e coinvolgere più persone contemporaneamente proiettandole in una sorta di transumanza collettiva dentro una pagina di storia lontana, ma “perché no, ancora viva”, facendo di questa esperienza anche una nuova dimensione professionale che – speriamo – possa premiare la tradizione storica e le loro capacità. E ci credono così tanto da essere riusciti a coinvolgere altri amici nello studio dei due strumenti a fiato che loro per primi hanno imparato da autodidatti (forti delle conoscenze musicali personali): “Ad Ailano si stanno formando due giovani come noi che presto vedremo nelle vesti di zampognari, e contemporaneamente altri colleghi musicisti del nostro territorio stanno prendendo confidenza con questa esperienza”.

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