Home Chiesa e Diocesi Dio? Un Padre pieno d’amore. Le parole di Papa Francesco all’Angelus

Dio? Un Padre pieno d’amore. Le parole di Papa Francesco all’Angelus

Chiesa in uscita, pace e tratta di essere umani i temi affrontati dal Pontefice dopo il commento al Vangelo della V domenica del Tempo ordinario, e Giornata per la Vita

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Papa Francesco saluta i fedeli raccolti in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus (Foto Vatican Media/SIR)

Fabio Zavattaro – Le letture di questa domenica, quinta del tempo ordinario, mettono in primo piano il tema della solitudine e dell’impotenza nostra di fronte al dolore, alla sofferenza. La domanda che Dio nel Paradiso terrestre rivolge a Adam – “Adamo dove sei” – diventa la nostra domanda: Dio dove sei? Di fronte al male alla sofferenza, dove sei? È il dramma di Giobbe come leggiamo nella prima lettura: “a me sono toccati mesi di illusione e notti di affanno mi sono state assegnate”. La sua fede è messa alla prova da satana, e dice: “i miei giorni svaniscono senza un filo di speranza”. La vita è un duro servizio, ma il Vangelo di questa domenica ci porta a leggere un orizzonte di speranza. Se è vero che la vita degli uomini è dura – “un soffio è la mia vita” – e lo vediamo soprattutto in questi tempi di guerra, di violenze, di grandi povertà dove i più colpiti sono soprattutto i più poveri, i più indifesi, è altrettanto vero, come mostra la giornata di Cafarnao di Gesù, che dal Vangelo troviamo la forza, l’energia per andare avanti.

La pagina di Marco ci propone Gesù che guarisce le persone malate, ferite. Uscito dalla Sinagoga di Cafarnao, va nella casa di Simone e Andrea, e subito viene coinvolto dalla vicenda della suocera di Simone: è febbricitante. Si avvicina alla donna, la prende per mano e la fa alzare: “la febbre la lasciò ed ella li serviva”, leggiamo in Marco. Descrizione semplice, scarna. Eppure, molto interessante perché ci dice che Gesù non pronuncia una parola, non una preghiera. In silenzio si avvicina e la fa alzare. Non ha bisogno di parole, non deve dire nulla. Il suo potere è grande e basta un gesto per farla guarire. Ricordate il racconto di Marco e Luca sulla donna che tocca il mantello di Gesù? La folla si accalca attorno alla sua persona. Ed ecco la domanda: “chi mi ha toccato? Ho sentito che una forza è uscita da me”. Ricordate il pensiero della donna? “Se riuscirò a toccare anche solo il lembo del suo mantello, sarò guarita”.

Queste guarigioni diceva Benedetto XVI, commentando questo passo del Vangelo, sono segni e “ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte della verità e dell’amore. E solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita”.

Papa Francesco, all’Angelus, si sofferma sul “continuo movimento di Gesù”, come a dire che egli “va incontro all’umanità ferita” e “ci manifesta il volto del Padre”. Il Vangelo non ci mostra “un Dio distante, freddo, indifferente alla nostra sorte”, ci fa vedere che “Gesù, dopo aver insegnato nella sinagoga, esce fuori, perché la Parola che ha predicato possa raggiungere, toccare e guarire le persone”. Non un Dio “padrone distaccato che ci parla dall’alto” ma, al contrario, un padre “pieno d’amore che si fa vicino, che visita le nostre case, che vuole salvare e liberare, guarire da ogni male del corpo e dello spirito”. E qui tornano le tre parole care a Francesco per indicare l’atteggiamento di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. Guardando al cammino di Gesù ricordiamoci, dice il vescovo di Roma, che dobbiamo “abbandonare il Dio che pensiamo di conoscere e convertirci ogni giorno al Dio che Gesù ci presenta nel Vangelo, che è il Padre dell’amore e il Padre della compassione”.

Scoprendo il vero volto del Padre “non restiamo più ‘cristiani da sacrestia’, o ‘da salotto’, ma ci sentiamo chiamati a diventare portatori della speranza e della guarigione di Dio”. Domenica nella quale Papa Francesco rinnova il suo appello per la pace “alla quale il mondo tanto anela e che oggi più che mai è messa a rischio in molti luoghi”. Pace, dunque, in Ucraina, in Palestina e in Israele. La pace “non è una responsabilità di pochi ma dell’intera famiglia umana” e va costruita “con gesti di compassione e di coraggio”.

Francesco chiede, inoltre, di contrastare “il drammatico fenomeno globale della tratta delle persone umane; e auspica, infine, il superamento “di visioni ideologiche per riscoprire che ogni vita umana, anche quella più segnata da limiti, ha un valore immenso ed è capace di donare qualcosa agli altri”.

Fonte SIR 

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