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È nato Davide, la vita si riprende il suo posto; la Caritas di Teano-Calvi festeggia il bambino venuto dal mare

Dopo Ibrahim nato a novembre, alla Casa della Carità di Pignataro Maggiore arriva Davide nato questa mattina alla Clinica Villa Fiorita di Capua; i genitori hanno scelto per lui il nome del direttore della Caritas della Diocesi di Teano-Calvi

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Segnali di nuova vita nella Casa della Carità di Pignataro Maggiore: questa mattina alla clinica Villa Fiorita di Capua è nato Davide figlio di una coppia originaria della Costa d’Avorio giunta in Italia ad agosto dopo aver lasciato la propria terra, attraversato il mare e poi toccato le coste del nostro Paese. Sono stati accolti dalla Caritas della Diocesi di Teano-Calvi che gestisce la struttura e il complesso flusso di migranti che vi transitano: “le condizioni della donna fin dal primo momento sono apparse abbastanza complesse” spiega il Direttore Caritas don Davide Volo. “Provata dalla fatica del viaggio in mare la sua gravidanza è stata severamente compromessa, aggravata poi dal contagio del Covid. Anche la stessa nascita del piccolo Davide ci ha allarmati perché arrivata con qualche giorno d’anticipo”.

Ma per fortuna tutto è andato per il verso giusto; valigia, culla, tutine e il necessario per rendere speciale questo momento erano pronti per lui. Sta bene Davide Sayane; pesa quasi tre kg, e sfiora i 50 cm di lunghezza. Ma ciò che più fa star bene la mamma, il papà e i volontari della Caritas di Teano-Calvo è il fatto che lui ci sia e abbia portato alla Casa della Carità un segnale di luce e di speranza, la conferma che la Vita sa riprendersi il suo posto nonostante tutto, nonostante le onde alte del mare e l’ombra del male sulla vita di migliaia di migranti. E così dopo Ibrhaim nato lo scorso 28 novembre, residente con la famiglia nell’altra struttura di accoglienza diocesana a Mignano Montelungo, questa nuova nascita parla di futuro “ed è quello che ci auguriamo per lui e i genitori”, prosegue don Davide, spiegando che “espletata ogni burocrazia relativa al soggiorno in Italia potranno riprendersi la loro vita. Ci stiamo preoccupando di trovare un lavoro, una casa, un concreto inserimento a tutti i nostri ospiti e faremo ugualmente per questa giovane famiglia su cui pesa la responsabilità di altri due figli rimasti in Costa d’Avorio”, poi aggiunge “ne soffriremo tutti ma devono andare…”.

Sono storie di cui si trattiene il valore della condivisione che passa attraverso lacrime e sorrisi e la quotidianità, ma le vite devono andare, percorrere nuove strade con la speranza di trovare posto non sotto il tetto di una casa di accoglienza, ma quello della propria casa: è questa la logica che guida l’iniziativa e il servizio che in tutta Italia le Caritas, le Parrocchie, le Associazioni mettono in campo, senza fermarsi di fronte ai crescenti numeri di chi attraversa il mare, travalica confini e fili spinati.

I dati aggiornati alla data di oggi contano 3.060 migranti sbarcati sulle coste da inizio anno. Di questi 534 sono di nazionalità bengalese (17%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (497, 16%), Siria (411, 13%), Egitto (195, 6%), Pakistan (138, 5%), Sudan (106, 4%), Guinea (59, 2%), Gambia (58, 2%), Etiopia (46, 2%), Eritrea (37, 1%) a cui si aggiungono 979 persone (32%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Numeri ma soprattutto anime, e storie come quella di Davide e della sua famiglia che si alimentano di fiducia ritrovata e riconoscenza; il segno è nel nome che la mamma e il papà hanno dato al bambino scegliendo quello di Don Davide: “Questa scelta mi ha sorpreso fin da quando me l’hanno comunicato e oggi, dopo la nascita, oltre ad emozionarmi mi conferma che tra gli uomini e le donne che sanno amarsi ed accogliersi vicendevolmente non c’è più differenza di lingua, di religione o nazionalità ma solo esperienza del bene”.

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