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Sant’Antonio di Padova ritorna nella Biblioteca diocesana San Tommaso d’Aquino

Restaurata grazie alla sponsorizzazione di privati, la tavola dipinta del XVII secolo ritorna tra le sale della Biblioteca a Piedimonte Matese; iconografia classica del Santo con il Bambino Gesù e il ramo di giglio

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Non solo libri ma anche piccole opere d’arte nella Biblioteca San Tommaso d’Aquino della Diocesi di Alife-Caiazzo; tra esse la tavola appena restaurata di Sant’Antonio di Padova con il Bambino su iniziativa della biblioteca con il contributo economico di due main sponsor, Pasticceria Rotonda di Piedimonte e Shadow Computer srl di Piana di Monte Verna, e contributi economici di privati e utenti della stessa Biblioteca: esempio di partecipazione virtuosa al recupero di un bene comune, patrimonio della storia e della memoria dei luoghi, rispettoso delle committenze che pensarono e realizzarono opere di gran pregio per le chiese di Piedimonte Matese. Girando tra le sale al piano terra e in quelle del piano al primo piano dell’episcopio la Biblioteca mostra reperti, statue, tele, e la recente tavola, tutti pezzi qui in deposito, che si integrano nel patrimonio librario di circa 70mila volumi, tra l’antico e il moderno che essa custodisce: il mezzo busto di San Benedetto (sec. XVIII) di autore anonimo restaurata nel 2018, la tela raffigurante San Giuseppe da Leonessa (sec XVII) dell’autrice Teresa Palomba, una rarità per essere firmata da donna. Poi una serie di tele ascrivibili alla scuola di Luca Giordano tutte del XVIII secolo: San Felice da Cantalice, Il Sogno di Giuseppe, San Biagio, L’incontro a Governolo di papa Leone I e Attila nel 452 d. C., una Trinità con la vergine Maria, Il martirio di Santa Apollonia.

Il Sant’Antonio restaurato, collocato prima e dopo il restauro nel corridoio di accesso alla grande sala lettura della Biblioteca, è ascrivibile al XVII secolo; si tratta di un dipinto su tavola per un’altezza di 165 centimetri e una larghezza di 70, probabilmente parte di un polittico. Sant’Antonio di Padova è raffigurato nell’atto di abbracciare il Bambino Gesù, collocato in piedi sulla sua mano sinistra. Il Santo poggia ad un tavolo ricoperto da una tovaglia su cui si trova il libro; sul suo braccio sinistro è appoggiato un ramo di giglio fiorito. Il Bambino è nudo e porta sulla spalla sinistra una fascia azzurra svolazzante, colore solitamente associato alla sua dimensione divina. Le condizioni precarie del legno (due tavole affiancate) erano tali da ipotizzare un precoce e irrimediabile peggioramento delle condizioni confermato dai restauratori che hanno messo le mani sull’opera.

Dopo il primo sopralluogo nell’aprile 2021 la ditta Nova Ars Snc con sede a Cesinali (AV) da trent’anni nel settore della Conservazione e del Restauro prendeva in carico il lavoro commissionato dalla Diocesi, avendone cura nei propri laboratori fino a due mesi fa quando l’opera ha fatto ritorno in Biblioteca. La relazione di Nova Ars, alla lettura dell’opera, confermava le pessime condizioni del legno (ormai inconsistente perché attaccato da insetti e batteri) e di conseguenza quelle dello strato pittorico superficiale rendendo necessari  “il consolidamento e risanamento strutturale, il fissaggio della preparazione e del colore, la pulitura ed infine un intervento estetico rispettoso delle condizioni frammentarie del dipinto che possa valorizzarne la bellezza migliorandone la leggibilità” al fine di permetterne nuovamente la musealizzazione negli ambienti della Biblioteca, come riportato dalla relazione dei restauratori. Tutti le fasi di lavoro, documentate periodicamente, sono state supervisionate dalla Soprintendenza per garantire la correttezza di un processo che si muove abitualmente a tappe, valutando le condizioni del manufatto e le sue reazioni alle sollecitazioni del restauro, fino a raggiungere le condizioni ottimali per ritornare in esposizione. È accaduto così anche per il Sant’Antonio della Diocesi di Alife-Caiazzo: l’ascolto delle sue condizioni di salute, il rispetto per la sua antica storia, la necessità di farne un bene da contemplare ed ammirare (e in esso ritrovare storia e fede) ha messo in moto l’impegno collettivo e le competenze che hanno dato il risultato atteso.

Foto Chiara Franco

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