Sabato scorso a Pompei per la “Giornata regionale della Misericordia” degli Istituti penitenziari della Campania promossa dai Cappellani della Campania in collaborazione con il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria e il Centro giustizia minorile. Non il primo, ma uno dei numerosi appuntamenti che la Pastorale carceraria della Chiesa campana organizza per detenuti, famiglie di detenuti, volontari, guardie penitenziarie, direttori ed educatori delle Carceri. Questa volta l’iniziativa si inserisce nel percorso in preparazione al Giubileo del 2025.
Presente S.E. Mons. Giacomo Cirulli, il cui ministero episcopale tocca anche la complessa realtà della Casa Circondariale di Carinola in quanto vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca (insieme a Teano-Calvi e ad Alife-Caiazzo). Con il Pastore il cappellano don Carlo Zampi, il direttore del Carcere Carlo Brunetti, il comandante della Polizia Penitenziaria Attilio Napolitano. L’iniziativa, organizzata alla vigilia della Giornata della Divina Misericordia è stata l’occasione per sottolineare – soprattutto attraverso la preghiera e le testimonianze – le occasioni di rinascita, di riscatto, di reintegrazione possibili che nella fede tante volte trovano il primo traguardo, lì dove c’è perdono e non giudizio che condiziona o soffoca la dignità di chi subisce la pesante etichetta della società perché carcerato.
La mattinata si è aperta con un breve corteo per le strade della città Mariana; poi la messa nel Santuario della Madonna del Rosario presieduta da S.E. Mons. Pasquale Cascio, vescovo delegato per la Pastorale carceraria della Conferenza Episcopale Campana. Il messaggio rivolto ai presenti è stato di “rinascita” e “ritorno alla vita” nonostante il peso del peccato, sul modello di Maria Maddalena, la peccatrice scelta tra i primi a cui Cristo si rivela Risorto. Coltivare il desiderio di riscatto pur nella consapevolezza che si tratti di un percorso difficile e in salita: questo l’invito del Vescovo Cascio.
La Giornata si è protratta fino al pomeriggio: il pranzo, ulteriore motivo di condivisione e poi l’ascolto di alcune testimonianze tra cui quella di Antonella Leardi la mamma di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ucciso da un’ultrà della Roma prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli disputata allo stadio Olimpico il 3 maggio 2014. Da subito divenuta portavoce di un tifo non violento dentro e fuori i campi da gioco, Leardi ha trasformato il suo dolore in un appello costante alla pace, al dialogo, al rispetto, ma anche in impegno concreto per chi ha sbagliato nella società e paga con la pena detentiva il proprio errore. Spesso, si aggiunge alla schiera dei volontari che frequentano il carcere per piantare semi di bene offrendo la sua competenza di estetista a chi ne fa richiesta, portando bellezza, cura, rispetto.
Leggi anche
Pasqua in Carcere. “Con Cristo si ricomincia sempre”, il vescovo Giacomo Cirulli a Carinola