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L’opera del pittore Gaetano Bocchetti a San Potito Sannitico, per la prima volta un libro sulla chiesa di Santa Caterina

Il volume a firma di Geppino Buonomo e Renato Santillo verrà presentato giovedì 11 aprile alle 19.00 presso l'Auditorium comunale di via Sala. Sarà presente il critico d'arte Giorgio Agnisola

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Solo osservando e conoscendo il proprio territorio se ne può preservare la vita e la memoria: è questo il filo conduttore che accompagna le pagine del libro “Gli affreschi di Gaetano Bocchetti nella Chiesa di Santa Caterina a San Potito Sannitico” di Geppino Buonomo e Renato Santillo, dato alle stampe con il contributo del comune di San Potito Sannitico e della Pro Loco San Potito Sannitico; il primo ispettore onorario dei Beni Culturali, autore di numerosi testi dedicati alla storia dell’arte in alto casertano; il secondo particolarmente legato alla cronaca e alle memoria della comunità sanpotitese. Il volumetto verrà presentato giovedì 11 aprile alle 19.00 presso l‘Auditorium comunale di via Sala. 

Un lavoro corale in cui oltre all’impegno degli autori, ai affianca quello delle Istituzioni cittadine, dell’Ufficio di Arte Sacra della Diocesi di Alife-Caiazzo, la collaborazione della parrocchia dove è custodito il ciclo pittorico preso in esame.

Per la prima volta la storia della Chiesa di Santa Caterina è studiata e scritta: documenti, memorie, testi antichi, reperti fotografici sono serviti per ricomporre i tasselli di una narrazione che nel tempo rischiava di sbiadirsi restituendo così alla comunità un’autentica e ricca pagina di storia.

Ne presentano i contenuti e le ragioni il sindaco di San Potito Francesco Imperadore, il parroco don Francesco Pinelli, gli autori stessi; ma più di tutti ad immetterci nella comprensione del testo è l’introduzione di Giorgio Agnisola, scrittore e critico d’arte, il quale sottolinea il valore dell’opera nel far luce su Bocchetti, protagonista di cicli pittorici in centri minori e per questo destinato con la sua opera ad essere meno in vista come i luoghi in cui opera; diversamente invece per la sua intensa attività, secondo una lettura globale, di cui si sottolinea la presenza alla Biennale di Venezia nel 1920, unico campano invitato, oltre che la partecipazione a numerose esposizione di rilevanza nazionale.

Nato nel 1888 a Miano, nell’hinterland napoletano; cresce ascoltando gli insegnamenti del pittore romano Attilio Simonetti che gli sarà di ispirazione; studia all’Accademia di Belle Arti a Napoli iniziando da subito un’intesa carriera pittorica (fu anche autore di poesie in vernacolo). Giunge nella Diocesi di Alife per iniziativa del vescovo Luigi Noviello che all’inizio del XX secolo avviò un programma di restauro delle anime e dei templi nella Chiesa locale come riporta lo storico Dante Marrocco citato nel libro di Buonomo e Santillo. Qui infatti affrescò la Cattedrale di Alife, la Basilica di Santa Maria Maggiore e la chiesa di Ave Gratia Plena a Piedimonte Matese, la chiesa di Santa Croce a Castello del Matese e la chiesa di Santa Caterina a San Potito Sannitico. Quest’ultima, secondo la tradizione locale, così come riferiscono gli autori, risalirebbe tra i pochi edifici costruiti tra la fine del IX e gli inizi del X secolo, su cui successivamente si sono innestati lavori, aggiunte, restauri in particolare tra Seicento e Settecento. Il libro ne ripercorre la storia ma anche le vicende degli abitanti del luogo la cui vita era profondamente intrisa di religiosità e di tradizioni sacre. Qui Bocchetti inizia il suo lavoro all’inizio del 1938 decorando la Cappella dell’Addolorata in cui campeggiano i riquadri della Passione di Cristo secondo i Vangeli canonici, oltre a puttini sulle volte e i quattro evangelisti. Di Bocchetti traspare l’umanità e l’interesse per l’umano: puntualmente la sua arte è manifestazione di corporeità e sentimenti, di un percorso interiore personale che sa parlare allo spirito dell’osservatore: romantico quanto realistico, fa della sua opera una possibilità di incontro tra divino ed umano. Nel libro gli autori, aprendosi ad una riflessione di ampio respiro sul territorio e le sue radici storiche, compiono al pari del pittore lo stesso percorso verso la comunità che un tempo osservava e ammirava gli affreschi del suo autore e oggi ne si ritrova – amata a curata – attraverso la ricostruzione e la lettura della propria storia d’origine.ù

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