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Alife. Trecento anni con San Sisto, al via il Giubileo straordinario

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Trecento anni dal ritrovamento di San Sisto. Al via il Giubileo straordinario della Parrocchia di Santa Maria Assunta

ALIFE-San-SistoIl ritrovamento di 300 anni fa.
Era la notte dell’8 aprile 1716 quando il Vescovo di Alife, Angelo Maria Porfirio, sceso nella cripta della Cattedrale, fece scavare sotto l’altare e ritrovò il corpo di San Sisto, patrono della città.
Il 6 agosto di quello stesso anno (qualche mese dopo il ritrovamento da parte di Porfirio), nella sacrestia della Cattedrale avveniva la ricognizione anatomica delle spoglie mortali del patrono a cura di Domenico Boccaletti, come racconta lo storico Niccolò Giorgio, testimone oculare dell’evento, e l’11 agosto furono solennemente portate in processione. Dopo il ritrovamento delle reliquie tornava più forte e sentita la tradizione per San Sisto, il settimo Papa dopo Pietro, Lino, Cleto, Clemente, Anacleto, Alessandro cui si attribuiscono significative riforme nella Chiesa.
Quest’anno ricorrono i 300 anni da quell’avvenimento e la Parrocchia Santa Maria Assunta si prepara a vivere la ricorrenza con una serie di momenti – culturali e spirituali –  fino alla festa solenne in onore del Santo che si celebra in agosto. L’attuale parroco don Cesare Tescione, con il Comitato Festeggiamenti di San Sisto ha programmato per il prossimo 7 e 8 aprile le celebrazioni che danno inizio al giubileo straordinario con una veglia di preghiera nella cripta e una messa seguita dalla processione delle reliquie per le strade della città cui prenderanno parte il nostro vescovo Valentino e i sacerdoti diocesani.

Brevemente ripercorriamo la storia della devozione alifana per San Sisto che si affianca al cammino di fede della città laziale di Alatri, dove sono custodite altre reliquie del Santo.

Xystus, la storia.
Secondo il Liber Pontificalis, Xystus, figlio di Pastor nacque a Roma nel I secolo d. C., in una città cosmopolita che contava ormai un milione di abitanti, dove i cristiani muovevano i primi passi.
Secondo gli atti di S. Alessandro, mentre Sisto, quale vescovo itinerante, era in cammino apostolico verso l’Oriente, sopraggiunse la notizia della morte del vescovo di Roma Alessandro. Fu atteso in preghiera nella casa della nobile Severina e al suo arrivo eletto vescovo di Roma. Resse la chiesa presumibilmente dal 115, per circa 10 anni, 3 mesi e 2 giorni, preoccupandosi di dare dignità e decoro alla celebrazione eucaristica.
Secondo diversi testi medievali, ordinò che al canto del Sanctus, si unisse clero e popolo, che i vasi sacri fossero toccati solo dai sacerdoti, che fossero di lino il purificatorio e il corporale per la mensa; inviò missionari nelle Gallie, tra cui anche S. Pellegrino e ingiunse che coloro che venivano in visita al Papa, non tornassero nelle loro chiese locali senza le lettere segno della comunione con il successore di Pietro e quindi con la chiesa universale. Secondo il Martirologio di Usuardo il giorno 6 aprile fu il dies natalis, giorno della nascita al cielo, del Beato Sisto, coronato del martirio, probabilmente decapitato come si addiceva ai cittadini romani, al tempo dell’imperatore Adriano. Era l’anno 125. Venne seppellito presso la tomba di S. Pietro sulla via Aurelia e Trionfale.

San Sisto Alife con Valentino Di Cervo

San Sisto ad Alife.
Autore della traslazione delle sue reliquie da Roma in città fu Rainulfo di Alife. Questi nel 1119 era Conte di Alife, di Caiazzo, di Airola, Avellino, Sant’Agata dei Goti e Telese senza contare numerose altre terre in Campania e Abruzzo, aveva in moglie la principessa Matilde di Hauteville, sorella di Ruggiero, conte di Sicilia, da cui ebbe un figlio chiamato Roberto. Il conte per le ambizioni del cognato si trovò ben presto coinvolto in una lunga serie di conflitti, complicato groviglio della situazione politica meridionale del XII sec., in seguito allo scisma creatosi a Roma nel 1130 con l’elezione di Innocenzo II da una parte e Pietro, figlio di Pierleone de’ Frangipani, col titolo di Anacleto II, dall’altra. Rainulfo fu mandato dal re ad accompagnare l’antipapa a Roma, mentre gli veniva sottratta da quest’ultimo la contea di Avellino, nonché rapita la contessa Matilde col figliolino ai fini di una ritorsione.
Trovandosi a Roma, il conte chiese le reliquie di un Santo da collocare nella cripta della Cattedrale che egli voleva edificare. Secondo la descrizione del frammento della Istoria di Allifo, attribuita ad Alessandro, abate di Telese, Rainulfo ottenne dall’antipapa Anacleto le reliquie di San Sisto I, e le trasportò nella sua città di Alife. I cittadini di Alatri, che attingono alla medesima fonte, sostengono che parte delle Reliquie siano nella loro città. Dopo l’arrivo in Alife, avvenuto presumibilmente nell’inverno del 1131 (o ’32), esse furono dapprima collocate nella Cappella extra moenia, poi solennemente poste nella cripta della Cattedrale che il vescovo Porfirio riportò all’attenzione a alla visione dei fedeli.
Oggi in Cattedrale, vi è un altare dedicato al Santo Patrono, che è anche protettore della Diocesi di Alife-Caiazzo. Sull’epigrafe posta sul pavimento marmoreo all’ingresso della cappella nella cattedrale troviamo incisa l’invocazione corale della città di Alife: “Siamo tua gente, o Sisto, guardaci con occhio benevolo, sii tu luce, vita e salvezza del nostro popolo”.

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