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Scienza e Fede. Al Liceo Galilei di Piedimonte Matese l’incontro del Vescovo Cirulli con gli studenti

Mons. Giacomo Cirulli, vescovo di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca ha dialogato con gli studenti del Galilei portando il racconto della propria vita - di giovane studente e di sacerdote - e poi accolto del domande dei ragazzi

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Quale modo migliore per portare una testimonianza di fede? Raccontare la propria vita., la vivacità dell’adolescenza e della giovinezza, l’incontro con i primi testimoni del Vangelo, gli anni di studio universitario e quelli delle scelte importanti…come quella di essere prete.
Lo ha fatto questa mattina il vescovo Mons. Giacomo Cirulli incontrando gli studenti delle classi quarte del Liceo Statale “G. Galilei” di Piedimonte Matese rispondendo all’invito della Dirigente Bernarda De Girolamo. Presente anche l’assessore alla Cultura del Comune di Piedimonte Matese Loredana Cerrone.
“Scienza e Fede” il tema dell’incontro (e nella Settimana Santa), quel difficile e delicato equilibrio che spesso disorienta i più giovani lasciandoli in attesa di risposte che il mondo adulto non sempre sa dare. Il Pastore non si è sottratto al racconto della propria esperienza e alle domande dei ragazzi e ad una richiesta particolare “il perchè del male nel mondo”. Dopo i saluti della Dirigente, un breve momento musicale offerto dagli alunni della classe prima dell’indirizzo Musicale.

Ha raccontato della famiglia di origine Mons. Cirulli, dell’eredità trasmessagli da suo padre, (“anticlericale ma rispettoso della mia libertà”) un medico dedito agli altri, in particolare ai bambini in maniera appassionata… “Ho scelto naturalmente, e in maniera quasi scontata, di studiare Medicina così come mio fratello, fino a laurearmi nonostante stessi maturando la scelta di entrare in Seminario. Mi mancava poco al termine degli studi; ho deciso di concluderli per restituire a mio padre, con gratitudine, l’esperienza bella – una sorta di servizio agli altri, al prossimo – che lui mi aveva ispirato”.
È iniziato da qui il racconto in cui sono emerse parole forti come libertà e rispetto (quella della famiglia per la sua vocazione sacerdotale), metodo scientifico (che si applica alla scienza ma anche allo studio di Gesù Cristo e alla sua storia), ricerca e tecnologia, scontro tra bene e male, conoscenza e valore della formazione: “l’uso del web e degli strumenti tecnologici di cui siete abili conoscitori non devono distogliervi dalla conoscenza della verità. Non accontentavi del ‘sentito dire’, non dirigetevi nella direzione in cui procede la massa; cercate intorno a voi e non temete di porre domande, di entrare in dialogo”, l’invito del Pastore a partecipare della vita con curiosità, senza temere il confronto a viso aperto con il mondo degli adulti, con quello della televisione e dei surrogati della conoscenza mascherati spesso da presunte verità e false prove. Poi il passaggio sulla fede “ciò che la Scienza non ci spiega, perchè ad un certo punto interrompe il suo processo di risposte e ci è chiesto di andare oltre, di puntare su altro che io, da giovanissimo, ho trovato in Gesù Cristo e in chi mi ha parlato di Lui”.  

Un Vescovo di fronte ad un’assemblea di studenti in silenzio, a parte il brusìo in risposta a qualche provocazione da cui alcuni coraggiosi hanno preso la parola per chiedere meglio, come quando si fa con gli adulti con cui si è stabilita la fiducia del dialogo pur senza conoscersi.
E la domanda, una che ne ha riassunte tante “perchè Dio permette al male di insinuarsi tra gli uomini?” scaturita dall’ascolto del racconto di quando un più giovane don Giacomo Cirulli, perché medico, era stato chiamato ad assumere l’incarico di esorcista nella sua Diocesi di origine (Cerignola-Ascoli Satriano). Domanda che attinge inevitabilmente anche  all’esperienza quotidiana di ragazzi che vedono sfiorarsi dalla malattia di un amico o di un familiare, da una morte inattesa, da un tradimento… La risposta del Vescovo è stata sull’amore, sulla libertà che Dio concede ad ogni uomo e ad ogni forma vivente, lasciando la scelta ad ognuno di stare nel bene o nel male, di lasciare che la Storia segua il suo corso e in essa ognuno possa rendersi protagonista di imprese di bene, di pace e di amore, come può essere anche per un giovanissimo di diciassette o diciotto anni.

Sono giovani sul confine delle nostre chiese, quelli che Mons. Cirulli ha incontrato stamattina: pochi frequentatori delle parrocchie, altri distratti osservatori, tanti hanno ‘praticato’ da bambini, altri ne giudicano l’operato: un macrocosmo con cui il Pastore ha avuto la gioia di dialogare ponendo una domanda all’inizio dell’incontro “Sapete davvero cosa sia la fede? Che esperienza ne avete?”, e a cui ha dato personalmente risposta girando a se stesso la provocazione, non senza richiamare l’attenzione dei sacerdoti presenti accanto a ragazzi e docenti (don Armando Visone, parroco di AGP; don Massimiliano Giannico, parroco di Santa Maria Maggiore; don Antonio Di Lorenzo, parroco a Caiazzo): “Siamo noi a non avere oggi individuato il linguaggio giusto con cui entrare in relazione con voi; siamo noi a sottrarvi il racconto dell’esperienza di Gesù. Questo deve interrogarci, deve scuoterci, deve stimolarci ad esservi più vicini. La mia storia di fede è iniziata grazie a uomini e donne che mi hanno detto che il Vangelo era qualcosa di straordinario”.
Una di quelle vocazioni che iniziava in oratorio dove si andava per il piacere di giocare a calcio e indossare la maglia di una squadra; una vocazione rafforzata nel momento in cui scienza e fede (durante gli studi in Medicina) si incontravano e dialogavano e fino ad oggi gli consentono di esclamare “Scienza e Fede possono coincidere, possono far parte del mio unico bagaglio. Tutto è grazia!”.

Un invito finale, una sorta di compiti per le vacanze che tra poche ore avranno inizio: “ripensate a quello che ci siamo detti. Fermatevi qualche minuto a rifletterci su. E buona Pasqua a tutti”, con l’impegno e la volontà da parte del Vescovo di tornare a dialogare, a raccontarsi per dire che in quel Vangelo c’è una risposta, sempre.

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