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Da Raviscanina alla Bolivia: un Grest parrocchiale per dare sostegno ai ragazzi “poveri” di gioco e di cibo

Nel corso del Grest estivo sul tema "Apriti Cielo", la Parrocchia di Santa Croce ha sostenuto il progetto “Mangiare e giocare in compagnia è la cosa più bella che ci sia” che la Chiesa Cattolica Italiana realizza in una missione boliviana

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Annamaria Gregorio * – L’Ottobre Missionario è alle porte. Il cammino dell’Ufficio diocesano questa estate non si è mai fermato, ma va continuamente alla ricerca di luoghi in cui è possibile annunciare il Vangelo, portando la buona novella, sensibilizzando e facendo conoscere altre realtà nel mondo, in cui soprattutto i bambini soffrono la povertà, a causa di conflitti, catastrofi e altre forme di ingiustizia dovute spesso al malgoverno degli Stati.

E’ la volta di un altro progetto proposto dalla Fondazione Missio della CEI per i bambini della Bolivia, che è stato presentato e sostenuto durante il Grest della parrocchia Santa Croce di Raviscanina durante le attività estive che avevano a livello interdiocesano l’unico tema “Apriti Cielo” ispirato al racconto biblico di Noè. E così dal 24 luglio al 5 agosto scorsi, il Parroco Don Gregorio Urrego, con la collaborazione del seminarista Fernando D’andrea e con tutti gli animatori coordinati dalla presidente parrocchiale dell’Azione Cattolica Maria Grazia Nassa hanno scelto di sostenere il progetto realizzando un gemellaggio tra i bambini di Raviscanina e quelli della Bolivia destinatari del progetto “Mangiare e giocare in compagnia è la cosa più bella che ci sia” che prevede attività formative in oratorio nella missione di Melga affidata ai Padri Bergamaschi.

 Bolivia. Il territorio, le risorse, la condizione sociale 
Con undici milioni di abitanti, in una posizione centrale del continente latino-americano, dal punto di vista ambientale la Bolivia è un paese con grande biodiversità: 25.000 specie di piante, 1.400 di uccelli, 550 di pesci, 325 di mammiferi, 260 di rettili e quasi 200 di anfibi. Ma questa bellezza della natura si scontra con un’altra dura realtà: da circa 500 anni il Paese è interessato dall’attività di estrazione delle risorse naturali, concentrata nell’area della cordigliera andina; ci sono metalli come oro, argento, stagno e da poco il litio, facendo della Bolivia la “miniera del Sud America”. Per quanto tale attività mineraria possa dare lavoro, si configura, però, come una causa primaria di disastro socio-ambientale: l’utilizzo di dinamite per l’apertura delle cave, i processi di estrazione, la pulizia delle rocce, lo scarico di materiale nei fiumi hanno portato a una estrema contaminazione delle acque e del suolo e, in molti casi, al prosciugamento dei fiumi e bacini. L’attività mineraria, insieme allo scioglimento dei ghiacciai andini, le mutazioni delle correnti de “el niño” e la crisi climatica mondiale, provocano una riduzione delle fonti di acqua potabile tra le comunità indios, con conseguente emigrazione dai territori, abbandono delle coltivazioni e allevamenti, perdita di lavoro per i campesinos, con un aumento di problematiche sanitarie quali tumori e disturbi respiratori. Questa perdita del territorio è strettamente legata alla perdita  dell’identità comunitaria. Il dramma sociale scaturisce dalla politica mineraria, dove nella stessa comunità si trovano a scontrarsi i minatori delle cooperative che sperano nel lavoro e i campesinos, agricoltori difensori dell’antica legge dei diritti della natura e dell’agricoltura, in quanto parte del sistema vivente.

 Le povertà e la Missione 
In questo contesto si inserisce il progetto di Missio Italia, dal titolo “Mangiare e giocare in compagnia è la cosa più bella che ci sia”, proposto dai padri bergamaschi, a cui è stata affidata la missione di Melga, un piccolo villaggio dell’altopiano boliviano, situato a 3.350 metri di altitudine. La loro parrocchia “Virgen de los angeles”, che ricopre un vasto territorio, è composta da trentasei comunità, delle quali alcune molto piccole e isolate in alto sulle Ande; di queste solo dieci hanno una piccola cappella. I missionari vanno a visitarle costantemente tutte e cercano di creare piccoli oratori nei villaggi, perché hanno incontrato tanti bambini, anche di soli cinque anni, che lavorano la terra e pascolano le pecore e non sanno cosa sia il gioco e lo «stare insieme».  La maggior parte delle donne non sa scrivere, né leggere per mancanza di scuole e soprattutto per l’idea che solo gli uomini debbano studiare. Durante la pandemia, la maggior parte dei ragazzi ha abbandonato la scuola dopo la sesta elementare e questo li ha limitati nella loro crescita intellettuale.

 L’impegno solidale dei ragazzi di Raviscanina 
Catechesi ed attività educative urgono in questa zona, ma anche cibo e socialità; è quello che fanno da alcuni anni i missionari italiani, che si recano sulle Ande. E l’impegno dei partecipanti al Gr.Est per dare una mano si è concretizzato in raccolta dei loro risparmi nei salvadanai; in momenti di conoscenza e condivisione del progetto, seguiti da attività svolte nei laboratori manuali, realizzando con le loro mani alcuni monili e oggetti; e in un altro laboratorio hanno incartato con fiocchi colorati oggetti di una collezione, tutti offerti al mercatino solidale, nella serata conclusiva del Gr.Est del 5 agosto. Infatti in quella occasione il progetto è stato presentato anche al pubblico di genitori e accolto piacevolmente da tutti. Il percorso continua e non si ferma, per trovare altre strade di solidarietà missionaria per sostenere questo progetto, con attività che entusiasmino “i bambini che aiutano altri bambini”.

*Direttore Ufficio Missionario Diocesano

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