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Avere tutti lo stesso sogno di Gesù. La parrocchia luogo di fede, relazioni e pensiero critico

Don Davide Ortega, direttore dell'Ufficio catechistico della Diocesi di Alife-Caiazzo nel giorno della Santissima Trinità fa appello alla comunità ad una responsabilità condivisa, frutto di relazioni e di un sogno comune: la fraternità secondo lo stile del Vangelo

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Parlare alla comunità di come si diventa comunità a partire da un sogno comune: vivere la dimensione dell’amore secondo il vangelo e in relazione. Non da individui isolati ma da famiglia che cresce e in cui si rafforza l’identità di ogni uomo e donna.

Appello alla partecipazione, alla ‘presa in carico’ gli uni degli altri, invito alla relazione che educa, che è scambio, da parte di don Davide Ortega nella festa della Santissima Trinità, giorno in cui i bambini della sua comunità parrocchiale di Dragoni hanno ricevuto la Prima Comunione: occasione per parlare agli adulti; ai genitori, coloro che sono i primi educatori alla vita e ai valori; ma anche momento per mettere in luce la testimonianza di catechisti e collaboratori parrocchiali “gente non diversa dagli altri, con lo stesso carico di lavoro, di impegni familiari e anche problemi come tutti”, impegnati a dar forma alla comunità, a lavorare perché si conosca Gesù, perché nel crescere insieme si diventi consapevoli di ciò che si è e a quale vocazione rispondere nella vita.

Don Davide Ortega è il Direttore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Alife-Caiazzo; nelle sue parole l’urgenza e il bisogno di esprimere “il mio sogno di padre su questa comunità così come Gesù Cristo ha fatto per il mondo intero; altrimenti la mia missione non avrebbe alcun senso”, così ha parlato ai fedeli presenti in chiesa, chiarendo l’importanza di far corrispondere al sogno di amore (una comunità che mette in comune) un progetto, quel come si fa per raggiungere un traguardo insieme: “sicuramente tenere in piedi le tradizioni che occasione di incontro con Cristo e la santità; ma soprattutto rafforzare il senso della comunità stabilendo un metodo racchiuso nel motto Testa, cuore e mani: pensare al sogno comune e coltivarlo; meditare nel cuore e con la preghiera sul sogno; darsi da fare, sporcarsi le mani con qualcuno e per qualcuno”.

I percorsi formativi compiuti nell’arco di 5 anni, durante la messa, sono stati condivisi con l’intera comunità anche da parte dei bambini stessi, dei genitori e dei catechisti offrendo la testimonianza diretta della graduale crescita insieme alla scoperta di se stessi e di Gesù, dell’incontro con la storia di Cristo e la sua fede nel Padre, dell’incontro con il suo Vangelo, della responsabilità educante degli adulti, del metodo educativo e del servizio offerto da parte dai formatori/catechisti.

“Qual è il nostro sogno? Qual è la nostra missione di parrocchia? Cosa dobbiamo fare? Abbiamo chiaro i valori che dobbiamo seminare ai bambini?” Le domande di don Davide affidate ai presenti e l’invito a scegliere da che parte stare: “La tecnologia è un bene e non possiamo farne più a meno. Ma bisogna rinforzare in tutti gli ambienti la capacità di senso critico ed interiorità”; ha poi concluso lanciando la proposta del campo scuola estivo, nuovo laboratorio formativo e la prossima scuola di spiritualità rivolta proprio ai bambini.

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