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Il Vescovo Valentino Di Cerbo conclude la Visita Pastorale alla forania di Alife  

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Mons. Valentino Di Cerbo ha chiuso la Visita pastorale alla forania di Alife. Presenti tutte le comunità parrocchiali incontrate nelle ultime settimane


La Redazione –
Una celebrazione dal messaggio forte e incisivo quella che domenica sera ha concluso la visita pastorale alla forania di Alife. In Cattedrale si sono ritrovate intorno al Vescovo Valentino Di Cerbo e ai rispettivi parroci le comunità che nel mese appena trascorso hanno vissuto l’esperienza dell’incontro e del dialogo con il pastore: Baia e Latina, Sant’Angelo d’Alife, Dragoni e Alife.
“Abbiamo accolto il signore, abbiamo pregato insieme ed insieme ci siamo entusiasmati di fronte alla sua presenzae alla sua parola; siamo qui a ringraziarlo e a dirgli: Signore parlaci ancora, noi ti ascoltiamo”.
Mons. Di Cerbo all’inizio della sua omelia ha sintetizzato l’esperienza di fede vissuta con le comunità che ha incontrato. Le sue parole sono state di gratitudine per quanti hanno condiviso questo tratto di cammino: i consigli pastorali, i gruppi parrocchiali, le famiglie e in particolare i sacerdoti: “che hanno avuto il peso maggiore di questa visita pastorale condividendola in pieno con me; ho sentito più leggero il peso della responsabilità alla guida della Diocesi perché ci sono loro nelle nostre comunità; li voglio ringraziare e li affido al Signore perché il loro servizio sia sempre più gioioso e fedele”.
Una Chiesa che si scopre famiglia, in cui i suoi membri si amano, scelgono la comunione e la correzione fraterna: la visita pastorale nel suo procedere si rivela un vero momento di grazia, di riconciliazione, di sosta e ripartenza per le parrocchie. Il dialogo tra il Vescovo e la comunità, tra lui e gli ammalati e i sofferenti ha rotto il ritmo quotidiano (seppur per una settimana) della vita dei nostri piccoli paesi: la Chiesa di Alife-Caiazzo percepisce la gioia di questa esperienza che alimenta le idee e l’entusiasmo di tutte le iniziative diocesane, motivando parroci e collaboratori ad andare avanti a testa alta e con coraggio nella realizzare il Regno di Dio, scavalcando difficoltà e impedimenti; non a caso il Vescovo ha definito la forania “un cantiere di iniziative e di generosità”.


Un pensiero di ammirazione e di affetto è andato  alle famiglie “segnate dal dolore e dalla sofferenza” che il Vescovo ha visitato: “Sono uscito da quegli incontri ricco di maggiore entusiasmo, incoraggiato a continuare l’annuncio del Regno. Quando attraverso i vostri paesi, ricordo i loro volti, le parole che mi hanno rivolto e la testimonianza che mi hanno dato. L’esempio di chi accoglie il Signore nella sofferenza mi stimola a compiere meglio il ministero episcopale rappresentando Cristo buon pastore”.  Il Vangelo di Marco, proclamato durante la celebrazione, ha poi guidato la riflessione del Pastore di fronte alla numerosa assemblea. L’evangelista descrive l’incontro nella sinagoga di Cafarnao, tra Gesù e l’uomo posseduto da uno spirito immondo, infastidito e disturbato dalla presenza del Figlio di Dio. La sinagoga, si pone quale luogo simbolo di sicurezze in cui sono arroccati gli uomini del tempo di Gesù, in cui però egli entra e rompendo gli schemi, insegna (pur essendo sabato): insegnava loro come uno che ha autorità, si legge nel brano evangelico: “l’autorità nasce dalla testimonianza di vita di educatori, sacerdoti, persone pubbliche e non dalla loro posizione sociale”. L’ingresso di Gesù in questo luogo rovina l’abitudine consolidata degli scribi, di chiusura e aridità, tanto da far gridare a gran voce all’uomo presente i quel luogo “cosa vuoi da noi Gesù nazareno? Sei venuto a rovinarci?”.
“È un uomo che si è chiuso agli altri pur stando in una sinagoga, nel luogo simbolo della parola; non partecipa dello stupore della vita tanto il suo cuore è indurito”. Ha proseguito Valentino Di Cerbo. “In lui serpeggia la logica della divisione. L’evangelista Marco ci suggerisce un’immagine molto vicina: tante volte, pur facendo parte della comunità cristiana, non ci apriamo agli altri e non ci lasciamo permeare dalla Parola di Dio, siamo logorati dalla logica della furbizia e del potere; allora sì, la presenza di Gesù ci disturba e ci rovina!”.
“Ci rovina l’invito del parroco ad essere onesti cittadini che pagano le tasse, l’invito a votare secondo giustizia e non secondo convenienza”.

Tuttavia l’uomo liberato da quello spirito riconquista una libertà cara. “E allora – ha insistito il Vescovo – lasciamoci rovinare da Gesù che ci libera e ci permette di riconquistare la bellezza della vita andando oltre le chiusure e le competizioni che ci dividono e logorano i nostri progetti di amore. A questo è servita la visita pastorale, a farci rovinare da Gesù che ci ha coinvolti in qualcosa di straordinario invitandoci ad uscire dalle nostre chiusure.  Farci rovinare da Gesù è l’invito ad avere tra noi comportamenti più evangelici. Lo spirito che ci guida a compiere azioni, si fonda sul Vangelo? E la nostra vita personale guarda a quella di Gesù?”
Una catechesi, quella di Mons. Di Cerbo che ha guardato con lucidità e affetto alle comunità che ha incontrato, auspicando che ciascuna di esse sia “centro di diffusione di amore, accoglienza, libertà e umanità. Quando una comunità è tutto questo vuol dire che lì il Signore c’è, ed è passato, e noi siamo rovinati da lui, ma siamo felici perché gli assomigliamo”.
Ad animare la liturgia, le sholae cantorum delle parrocchie che il Vescovo ha visitato, un segno tangibile di comunione intensa e partecipazione unanime alla via della Diocesi di Alife-Caiazzo che lo stesso Di Cerbo ha indicato come significativa azione dello Spirito sulla chiesa locale.

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