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Sera di Giugno, Giovanni Verga

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SERA DI GIUGNO

La luna doveva già essere alta dietro il monte
Tutta la pianura, allo sbocco della valle, era illuminata da un chiarore d’alba.
A poco a poco al dilagar di quel chiarore, anche nella costa cominciarono a spuntare i covoni raccolti in mucchi, come tanti sassi posti in fila.
Degli altri punti neri si muovevano per la china, e a seconda del vento giungeva il suono grave e lontano dei campanacci che portava il bestiame grosso, mentre scendeva passo passo verso il torrente.
Di tratto in tratto soffiava pure qualche folata di venticello più fresco dalla parti di ponente e per tutta la lunghezza della valle udivasi lo stormire delle messi ancora in piedi.

Arriva Giugno: la luna ancora alta e la pianura è illuminata da una luce delicata come quella dell’alba. Il tenue chiarore si diffonde riflettendosi sui fasci di grano ammucchiati. Da lontano giunge il suono dei campanacci che anticipa l’arrivo del bestiame verso il torrente. Un leggero vento accarezza la valle, disseminando il profumo del raccolto tutt’intorno

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