Lo siamo un po’ tutti, narratori viaggianti, ambasciatori di storie ed esperienze, quelle personali o quelle “accanto” che ci hanno contagiati, coinvolti, messi in relazione, posti di fronte ad altre vite, esperienze, eventi: un bagaglio da raccontare e da portare con sé; un patrimonio da condividere, da far conoscere, un bene da custodire; necessari bagagli per completare, arricchire, motivare scelte di fede e di vita.

È un viaggio, quello che vi raccontiamo in queste pagine di Clarus, che giunge in ritardo rispetto alle attese di voi lettori, giustificato dalla necessità di coprire l’informazione locale attraverso un lavoro più intenso e continuo sul sito www.clarusonline.it. Si ritorna sulle pagine del cartaceo con un diario di viaggio che tocca da vicino la nostra famiglia diocesana: sono racconti di vita da spulciare non con sguardo nostalgico come davanti all’album di tanto tempo fa, ma per recuperare e fissare un’esperienza con spirito diverso da quello cui siamo abituati, e assuefatti, che ci vuole fruitori di informazioni fast e commentatori non autorizzati della vita altrui, esposta sui traballanti scaffali di bacheche social.

Vogliamo fermarci ad osservare con curiosità discreta e rispettosa, poggiando i piedi sulla linea del tempo che ha attraversato la Diocesi di Alife-Caiazzo e ancora la proietta in avanti: scorgeremo scene (e il racconto che racchiudono) di festa, di preghiera, di lunghi e lontani pellegrinaggi, di due recenti ordinazioni diaconali; esperienze diverse, di intensità variabile, in cui torna puntuale l’incontro tra Dio e la nostra umanità fatta di attesa, di ricerca, talvolta di distante “presa visione” dei fatti.

Cosa hanno da dirci queste pagine?

Siamo oltre la cronaca.clarus mensile Siamo ad una sintesi di eventi e circostanze che nella loro diversità offrono alla lettura e alla riflessione un patrimonio da spartirci, una ricchezza a cui attingere, l’ennesimo specchio in cui guardarci per rivedere il volto di Chiesa in cammino, che viaggia e narra uno stile, che racconta la scelta dell’amore e della croce, della gioia del Vangelo: sono giovani, famiglie, anziani, sacerdoti, e un vescovo, con la speranza tra le mani; talvolta con la delusione cocente di sembrare anonimi al mondo e inadeguati rispetto alle attese, altre volte con la pacata certezza di aver seminato parole e gesti “a immagine” di Cristo.

Ma sono anche dejavù; per qualcuno sono “cose già fatte e già dette”: cambiano tuttavia i protagonisti portando con sé il nuovo e la freschezza di generazioni diverse oppure il bello e la fatica di questo tempo veloce e sfuggente, talvolta inafferrabile rispetto alle pause che ci meritiamo e che desideriamo; giovani o nuovi protagonisti portatori di un entusiasmo che non è scontato ma conquistato a sgomitate perché oggi un’esperienza di catecumenato crismale, di un cammino di Santiago, di una scelta vocazionale è una scelta che separa dal mondo, che rompe con lo schema del consueto quieto vivere (che tanto quieto poi non è).

«Nel progetto di Dio, la comunicazione umana è una modalità essenziale per vivere la comunione»: in questo modo Papa Francesco apre il messaggio per la prossima Giornata Mondiale per Comunicazioni sociali dal titolo La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace. E allora eccolo il racconto che fa bene al cuore, il resoconto di ciò che è buono e fa crescere la comunione di questa famiglia diocesana parte integrante di un territorio che ha bisogno di simili contaminazioni di bene, di carezze e non di sferzate violente veicolate talvolta da passaparola, informazioni mendaci, notizie inquinate da malumore e malcontento che si impongono alla quotidianità di noi tutti con prepotenza: la rete di siti e pagine social – spazio consolidato delle relazioni di ultima generazione – in cui impigliamo il tempo e la nostra intelligenza è diventata un tribunale severo dove la condanna è quasi sempre “a morte”.

Papa Francesco continua: «L’essere umano, immagine e somiglianza del Creatore, è capace di esprimere e condividere il vero, il buono, il bello. È capace di raccontare la propria esperienza e il mondo, e di costruire così la memoria e la comprensione degli eventi». Ecco perché siamo “oltre la cronaca”, mostrando tra le righe la spinta a rimanere appassionati, ad esserci, a riconoscere i frutti di una semina mai interrotta, ma forte delle braccia di sacerdoti, educatori, catechisti, animatori, Pastori che hanno disperso con abbondanza nei cuori, nei solchi di questo territorio…

 

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