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Bracconieri nel Matese. Quando la custodia dei territori passa per le mani di tutti

200 metri di rete perfettamente mimetizzata con la vegetazione. Grazie alla segnalazione di alcuni matesini presenti sul posto sono intervenute le forze dell'ordine e denunciato i cacciatori di frodo

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Movimenti sospetti, reti da pesca eccessive per chiunque, anche il più ingenuo passante.
Il lago Matese si presenta così, talvolta, vittima di bracconieri dediti alla pesca di frodo, fenomeno crescente in Italia intorno al quale le autorità e le associazioni di categoria che indagano hanno tratto significative conclusioni: norme restrittive sulla pesca, esigenze alimentari e povertà le cause del fenomeno, spesso legato all’azione di cittadini di origine eurasiatica, particolarmente legati al consumo di pesci di acqua dolce.
Nel Matese il copione si è ripresentato sabato 29 giugno, dopo le 17.30 ma questa volta chi era sul lago per motivi di lavoro ha compiuto il dovere di avvisare le Forze dell’Ordine segnalando quanto stava accadendo. È toccato infatti alla Forestale di Vairano Patenora con la Compagnia Carabinieri di Piedimonte Matese e gli uomini dell’Arma di San Gregorio Matese (stazione territoriale) accertare l’illecito: una rete da pesca in nylon di 200 metri, alta 1, calata in acqua e perfettamente mimetizzata con la vegetazione. I due uomini di nazionalità rumena denunciati avevano già pescato e sviscerato 11 esemplari di persico reale.

Ai due è stata immediatamente sequestrata e sottoposta a confisca sia l’attrezzatura utilizzata per la pesca di frodo quale attrezzo vietato, sia il pescato che è stato immediatamente distrutto, oltre ad imporre loro una multa di circa 4300 euro complessivi. Sono stati inoltre segnalati all’Autorità Giudiziaria per esercizio di attività di pesca di frodo all’interno di un’area protetta del Parco Regionale del Matese, nonché dichiarata Sito di Importanza Comunitaria “SIC Matese Casertano”.

Avere tutti cura del bene comune, degli spazi che si abitano: una denuncia, una segnalazione, un foto utile a raccontare ciò che non va se da un lato rischia di provocare eccessivo allarmismo, dall’altro si rivela voce necessaria che amplifica un errore, un disagio, un passo falso. Si tratterebbe della normale conseguenza di una vita vissuta prima di tutto nel rispetto, nella “tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani”, parola di Papa Francesco. Amare il Matese e proteggerlo, come in questo caso, corrisponderebbe ad amare i suoi abitanti.

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