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Festa del Lavoro / Matese. “Ricomincerò da dove non mi sono mai fermato…”

Racconti dal mondo artigiano della nostra terra, tra la certezza di un presente difficile e la speranza di un futuro "rinnovato". Non sarà una mascherina ad interrompere i legami, non saranno le restrizioni a causa del coronavirus a placare il "genio" dei nostri artisti

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Grazia Biasi – Nulla sarà come prima…tranne una cosa: la creatività che è da sempre, l’energia che fa di cervello, cuore e mani l’unico motore del lavoratore artigiano; la creatività che guiderà ancora una volta la svolta affinchè andrà tutto bene…
A loro, ai nostri artigiani del Matese, a quelli di tutto il Paese, dedichiamo queste parole e uno spazio, in occasione della Festa dei lavoratori (nella memoria di San Giuseppe artigiano) che ricorre domani…
Abbiamo ascoltato dai loro racconti l’esperienza di queste tempo, fatto di limitati contatti umani, di poche parole e pochi incontri: un paradosso e un’assoluta novità per chi lavora con la gente, nelle case della gente ed è abituata ad ascoltarla e a dialogare ripetutamente con essa per assecondare un bisogno, un desiderio, un’emergenza…

Sono Angelo, Raffaele, Michele e Mario, padri di famiglia e custodi di antichi e necessari mestieri.

“Nulla sarà come prima…” hanno scritto i Vescovi italiani nel Messaggio per questa giornata dedicata al lavoro (a cura della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace) intravedendo quale diretta conseguenza della crisi economica già in corso in questa pandemia, l’aumento di categorie di scarto in un’economia che non si sostiene a vicenda. Un lavoro libero, creativo, partecipativo, solidale…è già stata la soluzione e l’auspicio di Papa Francesco nell’Evangelii gaudium e torna ancora una volta come appello a favore dell’umanità e del bene comune.

Oggi i vescovi riportano l’attenzione sulla persona al centro, su uno sviluppo sostenibile, su un’economia diversa che parta già dal rispetto delle diversità del lavoro, nelle “diverse Italie” che compongono l’intero Paese…

Di queste diversità che sono ricchezze per l’Italia, di queste sensibilità diversamente espresse innestate di culture e tradizioni e saperi antichi, sono protagonisti i nostri artigiani…

Vite fatte di sfide quotidiane, di idee o soluzioni che arrivano di notte e che all’alba hanno trovato immediata concretezza attraverso quelle mani che in obbedienza ad un genio primordiale, infaticabilmente, posano mattone su mattone, un pezzo dietro l’altro, una creazione dietro l’altra, un risultato dietro l’altro…

È un impasto, un circuito di fili, un legno cesellato, un colpo di pennello o un taglio di forbici, un cucchiaio di cemento… È una creatività che non riposa in se stessa, ma si rigenera continuamente e prende forma. Una creatività che anticipa il cliente, che gli spiana la strada, che lo rassicura, che lo mette a suo agio… Una creatività che merita ritrovato rispetto, sostegno, visibilità…

Angelo. “In oltre 25 anni di attività non immaginavo neanche lontanamente una cosa simile e non avrei mai pensato di dover chiudere la mia bottega a causa di un nemico invisibile”, sono le parole di Angelo Rossolino originario di Alvignano, ma con famiglia a Sant’Angelo d‘Alife, produttore di pavimenti in cotto e maioliche dipinte a mano (“era il sogno della mia vita!) .
“Anni di esperienze, lavori in Italia e all’estero, anni di  grandi sacrifici e oggi costretti a rimanere chiusi, ma non per ferie…”, parole amare a cui segue l’elenco di progetti che si dovevano realizzare in questi mesi come Cotta Terra a Bergamo (nell’epicentro dell’epidemia…) insieme ad Eleonora, artigiana umbra e collaboratrice da decenni…: “la saracinesca del nostro spazio lì al Nord è rimasta abbassata”.
“Il mio lavoro – spiega – si basa sul contatto umano, su rapporti di fiducia trasparente…sul mostrare al cliente e guardarsi negli occhi, sullo scorgergli in viso reazioni…ora coperte da mascherine. Ma non saranno certo queste mascherine a fermaci, a farci arrendere…
I tempi per uscire dalla crisi saranno lunghi e demoralizzarsi non è la soluzione. Conteranno le relazioni vere e oneste con la clientela, ben oltre il mero guadagno. Ma ancor di più la rete e la solidarietà tra noi artigiani, la capacità di fidarci gli uni degli altri contando sulle competenze di ciascuno e sullo scambio di informazioni, di pareri…
Insieme ce la faremo. Questo è un artigiano. Sono io, e ricomincerò da dove non mi sono mai fermato“.
(Visita la pagina facebook Antica fornace del Matese)

Raffaele. “Di solito si è artigiani per scelta, perché si crede nelle proprie capacità e nella nostra indole”, Raffaele Cappiello, artigiano del legno da 30 anni, noto come restauratore a Piedimonte Matese; figlio d’arte, si diletta a ridare vita, a rigenerare, a risvegliare l’anima di antichi e più nuovi legni…
La sua fiducia nel “dopo” è piena, ma la sua consapevolezza sulla realtà artigiana è radicata in una visione che viene da lontano e che fa di questa categoria di lavoratori una classe emarginata, in ombra, di secondo rango, “mentre invece – come lui sostiene con onore – l’artigiano è una gran bella persona, ricca di saggezza, di umanità, disponibilità, senso critico e professionalità. Sono orgoglioso di esserlo nonostante il momentaccio che stiamo vivendo. L’artigiano progetta, crea, ripara, ma soprattutto sogna. Sogna un giorno ed un mondo migliore… Sono ‘povero’, ma mi sento ricco, dentro!”.
Le parole di Raffaele sono ricchezza, sono verità anche a nome di tanti altri che mentre lavorano guardandosi le mani vi riconoscono i segni della vecchiaia, di un tempo che indebolisce la presa e nel mentre gli occhi ne incrociano i movimenti sprofondano – come incantati – nell’abisso di pensieri, di speranze, di nuove idee, di soluzioni attese non su quello, ma un altro progetto che magari riposa…
“Il coronavirus ci ha spiazzati un pò tutti – confessa Raffaele -, ci ha messo in crisi, ci ha disorientati; tutto quello che consideravano normalità improvvisamente non lo è stato più per nessuno; le difficoltà, anche quelle economiche si sono presentate tutte insieme, nessuna assente o con ritardo, il tutto aggravato da una classe dirigente e politica non preparata, non pronta. Su tutto questo pesa – senza che nessuno ancora lo abbia detto – l’assenza di meritocrazia nel nostro Paese che ancora lascia vie di fuga a qualche furbo…”.
Il lavoro di Raffaele si accompagna con la fede, “con la scelta di essere cristiano, così come scelsi da piccolo di essere artigiano…”.
La speranza che lo anima oggi gli fa dire che “bisogna ripartire da noi stessi, dalle nostre capacità, dai nostri sogni, dai nostri talenti e da una grande certezza: Cristo è con noi. In mente e costantemente ho sempre: “il terzo giorno risusciterò dai morti”
(Visita il sito www.restaurocappiello.it)

Michele. “Mio padre mi parlava della crisi economica ai tempi della Guerra e di tante altre difficoltà, della paura di non poter portare in tavola un piatto, la paura delle epidemie… Non ho mai immaginato di poter vivere, seppur non come allora, questa esperienza di tristezza e di dolore insieme a mia moglie e ai miei figli”.
Michele Stellato è titolare di una ditta di termoidraulica a Piedimonte Matese: le sue giornate sono fondamentalmente nelle case della gente, nei luoghi in cui le famiglie vivono e trascorrono regolarmente il loro tempo anche in compagnia dell’idraulico. Si diventa di casa anche così.
Ma non più, ormai da due mesi, vittime – tanti come lui – di una bizzarra contraddizione: “Sarei potuto uscire e andare ugualmente al lavoro perché alla mia categoria è stato concesso, ma sono rimasto ugualmente a casa: vi pare che i clienti potessero chiamarmi per installare un condizionatore? Legittima la loro paura, la preoccupazione di far entrare qualcuno…”. La primavera, stagione di fioriture, di lavori che talvolta aumentano a seconda delle categorie, ha portato pochi germogli in tal senso, una primavera che in campo lavorativo ed economico tarda a far sbocciare gemme…
“Ma sono sicuro che andrà tutto bene, che sarà dura…, ma che anche questa volta vincerà la nostra determinazione, la speranza, la voglia di futuro per questi figli…”.

Mario. Anche per Mario Rapa, elettricista di Alife, meno restrizioni nell’ambito del suo lavoro, ma maggiori ostacoli da superare: impossibile accedere alle case, agli ambienti “protetti” se l’ordine fin dal primo momento rivolto alle famiglie è stato quello di evitare contatti fisici e tenersi a distanza persino tra genitori e figli…
“Ho deciso di rimanere a casa per una questione di rispetto nei confronti dei miei clienti… A livello di rapporti umani, per noi che siamo abituati ad avere un contatto diretto con loro, entriamo nelle case e nelle loro vite cercando di soddisfare ogni esigenza, si percepisce un cambiamento, si capisce che non sarà come alcuni mesi fa, soprattutto in questa seconda fase che ci apprestiamo a vivere in cui il lavoro riprende ma il distanziamento sociale resta”.
Quali riflessi per la struttura della società che naturalmente evolverà? Parliamo di quelle più piccole a misura d’uomo dei nostri centri, ma anche quelle maggiori…
Una mancata stretta di mano come cambierà i nostri legami sociali?
“Credo che la percezione di tutti  – continua Mario – sia quella di vivere in un tempo “sospeso”, ma voglio guardare con serenità e speranza al futuro, intanto a partire da un profondo sentimento di gratitudine per quanti hanno continuato a darmi fiducia e ad attendermi… Ma un senso di gratitudine ancor più grande lo estendo a tutti: questa emergenza sanitaria anche se ci ha costretti a stare più lontani, ci ha fatto sentire tutti uguali davanti ad una prova così difficile, e tutti più “connessi” dal punto di vista umano, gli uni agli altri”.
Conclude, Mario, con la certezza che andrà tutto bene e che da parte di ognuno sia necessaria una positiva reazione: “tutti siamo chiamati a compiere questo sforzo, per la nostra società e per i nostri figli. Insieme, sono convinto che ripartiremo, siamo un Paese che ha sempre dimostrato di saperlo fare…”.
(Pagina facebook Mario Rapa M. R. System impianti)

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