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Distilleria Petrone, esempio virtuoso di lavoro al tempo del Covid19 e di rispetto per i lavoratori

Dalla produzione di alcolici a quella di gel igienizzanti per garantire prodotti utili alla salute pubblica e continuità lavorativa agli operai. Ne abbiamo parlato con Andrea, giovane imprenditore a capo della storica azienda con sede a Mondragone

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Grazia Biasi – La sua azienda la ama, Andrea Pretrone, perché la sente il naturale prolungamento della famiglia in cui è nato.
Di fatto è così perché l’odore dell’alcol dell’antica Distilleria Petrone – che evoca lavoro, successo, legami – con sede a Mondragone, lui lo ha respirato da bambino e così suo padre; prima ancora suo nonno ed altri dello stesso sangue fin dal 1858.
Una famiglia che si estende agli undici dipendenti e che il giovane imprenditore sente come fratelli e come figli, e per i quali avverte il peso delle responsabilità ora più di prima, da quando il Covid19 ha frenato e mutato il mercato italiano e mondiale.

Lui ha soli 35 anni, ma la quasi ventennale esperienza nel settore gli consente di parlare tanto al passato quanto al futuro con destrezza, con rigore ma anche speranza.
E dalla speranza partiamo in questo racconto visto che il Covid, per quanto abbia ferito la sua ed altre aziende italiane, non ha frenato l’onore di Andrea e dei suoi dipendenti.
La Distilleria Petrone è una delle tante esperienze italiane (siamo in Altocasertano) che ha convertito parzialmente la produzione in gel igienizzanti pur di non spegnere i motori, con il rischio di consegnare al silenzio tonfo di questi 3 mesi, gli spazi in cui si producono i pregiati e premiati liquori di famiglia.

“Sono due i motivi principali che ci hanno spinto a questa decisione”, racconta Andrea. “Il primo è scaturito dalla necessità di produrre gel igienizzanti (in questo caso al profumo di limone) che nel momento della dichiarata quarantena hanno iniziato a scarseggiare nei negozi e nelle farmacie… La nostra ditta, avendo alcol a disposizione – siamo nati nell’alcol – ha pensato di convertire parzialmente la produzione per venire incontro ad esigenze collettive e al bene della salute pubblica. Il secondo motivo e quello ancor più importante per noi, è scaturito dall’obbligo morale di continuare a rendere normale la vita dei nostri dipendenti. La produzione di gel igienizzanti ci ha permesso di riorganizzare turni di lavoro in cui coinvolgere tutti, a rotazione, e infondere, nei limiti del possibile, fiducia e trasmettere un clima di normalità necessario alla serenità dei lavoratori”.

Tuttavia la Ditta non è stata risparmiata dall’esperienza della Cassa integrazione.

Sono tutti padri di famiglia i dipendenti della Distilleria Petrone, “tranne uno, ma ancora per poco” spiega orgogliosamente Andrea, mentre si aspetta l’arrivo di un nuovo fiocco che festeggeranno tutti insieme in Azienda.
“Abbiamo sempre considerato i dipendenti come parte integrante del nostro successo e delle nostre fatiche, rendendoli partecipi di gioie e di dolori”, spiega il titolare rivelando a poco a poco il valore di fondo su cui poggia il lungo cammino della Distilleria, divenuta ormai un affermato brand internazionale. Le sue parole scorrono velocemente sui meriti e i riconoscimenti conquistati perchè a lui interessa raccontare soprattutto del valore umano intrinseco alla storia di famiglia e sottolineare quanto il lavoro sia inteso come occasione di crescita sullo scambio di idee e progetti tra uomini e donne.

Eppure la Distilleria Petrone, solo per restare ad una cronaca più recente vanta il riconoscimento al Gran Premio Internazionale di Venezia come Migliore Azienda 2019 e la Nomination al leone d’oro di Venezia. A questo si aggiunge la preziosa collaborazione con Alviero Martini che ha firmato la texture di alcune bottiglie e quella con la Giugiaro Architettura; e poi ancora la distribuzione internazionale e quella riservata alla Città del Vaticano, ma anche il pregio di essere l’unica ditta che raccoglie erbe dal parco della Reggia di  Caserta per farne pregiati estratti, e ancora l’unica a rifornire la Reale Casa di Borbone…

Ma si torna a parlare di Coronavirus, di quarantena, di lavoro messo al sicuro: “Il futuro si costruisce sulla fiducia reciproca e sul sacrificio di tutti, dal primo all’ultimo di questa azienda: è stato bello vedere che i più adulti della Ditta, abbiano deciso di rimanere a casa per consentire ai più giovani – quelli che devono crescere – di rimanere al lavoro e avere qualche certezza economica in più: ‘noi siamo grandi ormai’, hanno detto e con discrezione e onore sono stati da parte”.
Tuttavia, lo sforzo per un ritorno al ritmo di sempre, sembra essere stato ripagato ora che la Distilleria ha ripreso la consueta produzione.

Ma il Covid non è alle spalle e non è soltanto un brutto ricordo. Il piglio dell’imprenditore viene fuori a difesa di una categoria – la sua – che mai come in questo momento ha dovuto reinventarsi consapevole del valore sociale, prima che economico, che ogni impresa italiana, piccola, media o grande, rappresenta. Reinventarsi non solo per se stessa e i suoi dipendenti ma per la responsabilità che tanti come lui avvertono nei confronti dell’Italia produttiva e dell’Italia portatrice di valori in tutto il mondo.

C’è un etica di fondo, che la Chiesa nel suo magistero ha espressamente posto come baluardo di ogni economia di sviluppo: la dignità del lavoro quale conseguenza del protagonismo dell’uomo nel contesto in cui è chiamato ad operare, creando con fatica pesante un bene degno (cfr. Giovanni Paolo II, Laborem Excercens n.9).
Andrea Petrone ne è consapevole, perciò non teme di parlare dei tanti imprenditori italiani “come di una categoria di onesti, che sono nelle loro aziende all’alba ancor prima dell’arrivo degli operai e spesso sono gli ultimi ad andarsene alla sera; e sono lì di sabato e anche di domenica, se serve”.
Il peso di questa bella e coraggiosa responsabiltà lo fa balzare in prima linea anche a difesa dei suoi lavoratori “per i quali – spiega – abbiamo il dovere di chiedere garanzie allo Stato perché talvolta li scopriamo fragili nella difesa dei loro diritti…”.
Accade anche in queste settimane, a margine della cassa integrazione toccata ai suoi dipendenti: “Senza alcuna polemica nei confronti degli organi di Govarno, chiediamo di poter continuare ad esercitare il diritto al lavoro sperando in qualche agevolazione fiscale, ma soprattutto chiediamo la tutela dei nostri cari dipendenti: è doloroso sapere che le loro famiglie hanno ricevuto un’unica mensilità rispetto ad una cassa integrazione durata 3 mesi…”.

Più efficienza, più cura, maggiore rispetto per la fatica e la buona volontà: questo chiede Andrea confidando in un’Italia capace di ricambiare l’onore che Imprese come la sua portano al Belpaese consapevole che dietro ogni merito c’è un lavoro a più mani e di più menti.

“Faccio una cosa che mi piace”, conclude con orgoglio la sua breve riflessione. Parole che bastano per capire che la Distilleria e i suoi dipendenti hanno un futuro davanti.

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