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Funerale Giulia Cecchettin: attesa, speranza, amore, l’invito del vescovo Cipolla. Dalla tragedia al cambiamento l’invito del papà

Circa 1200 persone nella Basilica di Santa Giustina a Padova per il funerale di Giulia Cecchettin assassinata dal findanzato Filippo Turetta. In tanti hanno seguito la celebrazione dai due maxi schermi allestiti all'esterno. In chiesa anche le corone funebri delle massime Autorità dello Stato

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Un lungo e scrosciante applauso ha accolto l’arrivo sul sagrato della basilica padovana di Santa Giustina del feretro di Giulia Cecchettin, atteso da migliaia di persone per il funerale celebrato in questa basilica, la più grande del Triveneto e una delle più grandi d’Europa. A presiedere la cerimonia funebre il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla; hanno concelebrato 25 presbiteri tra preti diocesani, abate e parroco di Santa Giustina, cerimonieri. Rapidamente esauriti i 1.200 posti a sedere. In chiesa anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha decretato una giornata di lutto regionale in coordinamento con le Prefetture del Veneto, e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Chi non è riuscito ad entrare ha assistito alla cerimonia funebre dal sagrato, grazie a due maxischermi. All’interno della basilica sono state depositate le corone funebri del presidente della Repubblica, del presidente del Consiglio dei ministri e dei presidenti di Camera e Senato.

L’omelia del vescovo Mons. Cipolla
Attesa, speranza, amore: intorno a questo trittico ruota l’omelia di mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova, che presiede la celebrazione del funerale “Abbiamo bisogno di parole e gesti di sapienza che ci aiutino a non restare intrappolati dall’immane tragedia che si è consumata, per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce”, esordisce il presule. “Domenica è iniziato il tempo dell’Avvento, tempo che educa all’attesa, ad alzare lo sguardo oltre il buio: dal tronco ferito e spezzato della nostra umanità spunti un germoglio, come evocava il profeta nella prima lettura” letta dalla migliore amica di Giulia. “Non sappiamo quando, non sappiamo come – prosegue mons. Cipolla -, ma è forza che apre vie di riscatto, di affrancamento da ogni forma di negazione della vita”. “La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia – osserva il vescovo -. Ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita”. Un impegno, sottolinea il presule, indispensabile “non solo per garantire qualità di vita al singolo individuo ma anche per realizzare quei contesti sociali e quelle reti in cui le persone siano valorizzate in quanto soggetti in grado di dare un contributo originale e creativo”.

L’appello del padre di Giulia
“In questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne”. È uno dei passaggi conclusivi del discorso di Giulio Cecchettin, pronunciato al termine della messa funebre per la figlia Giulia. “A chi è genitore come me – ha detto -, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro”.
Per Cecchettin “la prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza”. Anche i media, ha proseguito, “giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti”. Alle istituzioni politiche il padre di Giulia chiede di “mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere”.

Fonte SIR

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