Partiamo dalla fine, senza trascurare l’inizio e il “durante” del Messaggio di Papa Francesco per la LIX Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, le parole che il Pontefice ha affidato al mondo della comunicazione nel giorno della festa di San Francesco di Sales e nel mezzo del Giubileo vissuto a Roma fino a ieri, domenica 26 gennaio. Perché in quel finale il mandato al mondo giornalistico diventa appello ad ogni uomo o donna che vive di parole e connessioni attraverso ogni canale della comunicazione e ogni parola pronunciata dal vivo in ogni ambito della vita: è l’invito ad “Essere testimoni e promotori di una comunicazione non ostile, che diffonda una cultura della cura, costruisca ponti e penetri nei muri visibili e invisibili del nostro tempo”. Quanto ne abbiamo bisogno, dappertutto, di cura che passi attraverso le parole, e poi nello specifico del lavoro giornalistico di parole curate (non improvvisate) che curino a loro volta. Significa coltivare la speranza – tema di tutto l’anno giubilare – non come prospettiva futura ma come esperienza di oggi radicata in positive, sane, benefiche notizie, relazioni, parole che pur denunciando il male aprano sempre a delle soluzioni, non accusino, non infanghino, non generino rancore. Papa Francesco nel suo Messaggio cita Benedetto XVI il quale in Spe salvi descriveva la speranza come “virtù “perfomativa”, capace cioè di cambiare la vita: «Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova»”.
Cambiare la vita. Eccome se accade! Penso agli spazi social delle nostre piccole comunità locali: campanilismo, accuse, giudizi si fanno facilmente spazio condizionando non poco il malessere collettivo, mentre Papa Francesco e il Giubileo chiedono il contrario e cioè restituire alla parola il valore della dolcezza, della mitezza e della prossimità che non vuol dire apparire più deboli ma, come ricordato a noi comunicatori in questo giubileo, più vicini tra noi e compagni di viaggio gli uni degli altri.

Sullo scenario, a seconda degli interventi che si sono alternati in questi giorni di formazione, non è mai mancata la preoccupazione di quella che anche il Papa definisce “polarizzazione” dell’informazione “dove pochi centri di potere controllano una massa di dati e di informazioni senza precedenti”; su queste denunce ha prevalso però l’invito a non mollare, a non sentirsi la parte sconfitta ma continuare a donare la goccia d’acqua buona alla comunità, a tradurre le connessioni in relazioni sane anche negli affollati spazi virtuali. “Sperare insieme” è l’ulteriore invito di Francesco richiamando l’immagine del pellegrinaggio verso la Porta Santa come esperienza collettiva e sociale, come implicazione non più dell’io ma del noi nell’andare verso Cristo, verso quella soglia che spinge a cercare un oltre, a superare se stessi per cercare e generare una pace nuova e stili di vita rinnovati. Ecco come il Giubileo del mondo della comunicazione appena concluso, il primo grande evento ufficiale di questo Anno santo, è già esso una strada per tutti, per l’umanità intera che ogni giorno si misura nell’uso delle parole e di linguaggi.
“Non permettere che le reazioni istintive guidino la vostra comunicazione”, una delle sollecitazioni a cui Francesco non ha voluto rinunciare ricordando che tutto ha inizio nel cuore, nella cura della vita interiore di ciascuno. “Il male ha le ore contate” ha poi ribadito nella Messa celebrata in San Pietro domenica mattina celebrando la Domenica della Parola di Dio aggiungendo speranza alla Speranza.