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Navigare l’Ottocento: il mondo attraverso gli occhi di Giovanni Petella, medico di bordo e viaggiatore curioso

Nato a Piedimonte Matese nel 1856, dopo gli studi ginnasiali nel Seminario diocesano si trasferisce a Napoli dove completa il Liceo e si iscrive alla facoltà di Medicina e Chirurgia alla Federico II; il suo diario di bordo - sintesi di incontri, esplorazioni, scoperte - diventa un libro grazie allo storico Armando Pepe

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Tra il 1883 e il 1886, un giovane medico della Regia Marina, Giovanni Petella, si imbarca su navi militari italiane per una lunga missione navale attraverso l’Atlantico e il Pacifico. Il suo è un viaggio che tocca porti, isole e città del Sud America, attraversa la Patagonia e la Terra del Fuoco, si addentra fino alle Ande e segue rotte che allora conservavano ancora il fascino dell’ignoto. Di questa esperienza, Petella ci ha lasciato un diario di bordo straordinario: un resoconto ricco, denso, attraversato da riflessioni, osservazioni naturalistiche, incontri umani e considerazioni filosofiche. Oggi, per la prima volta, quel diario viene pubblicato in edizione critica grazie al lavoro dello storico Armando Pepe, che ne ha curato la trascrizione, l’introduzione e l’apparato di note.
Un testimone autentico di un’epoca inquieta e mobile 
L’Ottocento è stato il secolo delle grandi esplorazioni geografiche, ma anche della trasformazione scientifica, del colonialismo e della scoperta dell’“altro” in senso antropologico. Il diario di Petella si colloca in questo crocevia, offrendo una testimonianza preziosa del modo in cui un giovane ufficiale della neonata Italia unificata guardava al mondo: con curiosità, stupore, rigore scientifico e, non di rado, con inquietudine morale. Petella osserva la vita a bordo, annota con precisione le condizioni sanitarie dell’equipaggio, descrive le malattie tropicali, le condizioni climatiche, i ritmi della disciplina militare. Ma il suo sguardo si allarga ben presto al mondo che lo circonda: le popolazioni indigene della Terra del Fuoco, i mercati di Buenos Aires, i villaggi tra le Ande, le città costiere del Pacifico.
Tra scienza e letteratura
Ciò che rende questo diario particolarmente interessante è la sua duplice natura: scientifica e letteraria. Da un lato, Petella è un medico e mostra un occhio clinico, quasi etnografico, verso ciò che incontra. Dall’altro, è anche un giovane intellettuale del suo tempo, affascinato dalla bellezza della natura, dalla potenza dei paesaggi estremi, dalla varietà delle culture umane. Le sue pagine si popolano di descrizioni vibranti, a volte liriche, altre volte asciutte, ma sempre sincere. In esse si percepisce la tensione tra l’adesione al sapere scientifico e il desiderio di comprendere l’uomo in tutte le sue espressioni.
Una scrittura viva, un documento raro
Nel panorama della memorialistica ottocentesca italiana, il diario di Petella rappresenta un documento raro e prezioso. Non si tratta infatti del resoconto ufficiale di un esploratore di professione o di un alto ufficiale, ma della voce diretta di un giovane medico che annota giorno dopo giorno esperienze, paure, entusiasmi e riflessioni. La sua scrittura è immediata, a tratti incerta, ma per questo ancora più autentica. Si legge, in filigrana, il formarsi di una coscienza individuale alle prese con il mondo, con la malattia, con la bellezza, con il pericolo, con l’alterità.
Un lavoro di cura e contestualizzazione
Il merito della pubblicazione va a Armando Pepe, storico specializzato nel mondo moderno e contemporaneo, che ha saputo dare forma editoriale a un manoscritto rimasto finora nell’ombra. Il volume, oltre alla trascrizione fedele del testo, offre un’introduzione storica approfondita, una cronologia dettagliata del viaggio, note esplicative e una bibliografia di riferimento che permette di collocare il testo nel suo tempo. Ne emerge un’opera a più livelli: utile allo storico, affascinante per il lettore colto, stimolante per chi si interessa di letteratura di viaggio.
Per chi è questo libro?
Questo diario non è solo per specialisti. È un libro pensato per storici, antropologi, appassionati di viaggi, ma anche per lettori curiosi, che vogliano riscoprire una voce dimenticata e lasciarsi trasportare in un mondo in cui viaggiare significava mettersi alla prova, osservare, ascoltare, cambiare. In un’epoca in cui il viaggio è spesso ridotto a consumo e fotografia, Petella ci ricorda che esiste una dimensione più profonda: quella del viaggio come esperienza dell’altro e come esplorazione di sé.
Giovanni Petella, Diario di viaggio (1883–1886)
A cura di Armando Pepe, con introduzione e note critiche
Un’occasione per scoprire un autore inedito, un testimone acuto, un medico curioso e un giovane italiano dell’Ottocento che ha saputo raccontare, con semplicità e profondità, il mondo che ha pienamente conosciuto. Acquista.

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