Caterina Messercola – Silenziosi guardiani del tempo, gli alberi monumentali raccontano storie che nessun libro conserva. Hanno visto guerre, nascite, tempeste e carezze di sole. Camminare sotto le loro chiome è come entrare in un tempio antico, dove il legno custodisce i sussurri del passato. Chi non conosce il Platano di Via Vergini ad Alife, oppure il Cipresso di Via Lupoli a Piedimonte Matese? Ne parleremo più avanti nell’articolo.
Quali caratteristiche?
Il patrimonio naturale italiano è ricco di alberi secolari, straordinari per la loro età, dimensione o importanza culturale. Per tutelare questi giganti verdi, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nel 2014 ha emanato il Decreto “Istituzione e elenco degli alberi monumentali d’Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento”. Secondo l’articolo 4 del documento, un albero può essere definito monumentale quando si distingue per la sua maestosità o longevità, per l’età avanzata o le dimensioni straordinarie. Non importa se si trova isolato o all’interno di un bosco, naturale o artificiale: ciò che conta è il suo valore eccezionale. Ma non è solo la bellezza a fare la differenza. Un albero diventa monumentale anche quando rappresenta un punto di riferimento storico, culturale o legato alla memoria collettiva e alle tradizioni locali. Rientrano in questa definizione anche i filari e le alberate che impreziosiscono il paesaggio, persino nei centri urbani, oppure gli alberi secolari inseriti in complessi architettonici di rilevanza storica. E non conta solo la provenienza: sia le specie autoctone, cioè originarie del territorio, sia quelle alloctone-introdotte ma ormai parte integrante del paesaggio-possono essere riconosciute come alberi monumentali. L’articolo 5 stabilisce in modo chiaro quali caratteristiche deve avere un albero per essere riconosciuto come monumentale. Il primo criterio riguarda il pregio naturalistico, che si misura in base all’età, alle dimensioni e alla forma della pianta: un albero maestoso, con un portamento particolare e ben sviluppato, è spesso segno di successo biologico e adattamento. Un altro aspetto fondamentale è il valore ecologico: molti alberi monumentali ospitano forme di vita preziose, fungendo da rifugio per specie animali anche rare, oppure contribuiscono al mantenimento di habitat unici, minacciati dalla scomparsa. C’è poi il fascino delle architetture vegetali: strutture naturali di grande complessità, che dialogano con l’ambiente circostante e spesso si integrano armoniosamente con edifici o paesaggi, diventando veri e propri elementi di bellezza e significato. Anche il pregio paesaggistico gioca un ruolo importante. Alcuni alberi diventano simbolo di un luogo, punti di riferimento visivo e culturale, talvolta ispiratori di nomi geografici o testimonianze di un passato ancora vivido nella memoria collettiva. Infine, ma non meno importante, c’è il pregio storico, culturale e religioso. Un albero può rappresentare un legame profondo con la storia e le tradizioni di una comunità: custodisce racconti, identità, spiritualità e senso di appartenenza.
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Tutela e salvaguardia
Gli alberi monumentali godono di una protezione speciale, e modificarne la chioma e radici o addirittura abbatterli non è possibile senza una motivazione urgente e documentata, come sancito dall’articolo 9 del Decreto. Serve un’autorizzazione rilasciata dal Comune e il parere vincolante del Corpo forestale dello Stato. In caso di pericolo immediato per la sicurezza, il Comune può intervenire subito, ma deve informare il Corpo forestale e redigere una relazione tecnica. Se l’albero è già tutelato come bene paesaggistico, o in attesa di esserlo, serve anche l’autorizzazione paesaggistica. E persino per gli alberi ancora in fase di riconoscimento, ma già segnalati dal Comune, valgono le stesse sanzioni previste dalla Legge per chi interviene senza permesso.
I “monumenti” nel Matese e in Alto casertano
Il nostro territorio è ricco di alberi monumentali, beni preziosi che le comunità locali hanno il dovere di salvaguardare. Nei territori Matesino-Alto Casertano sono presenti ben 14 alberi monumentali (abbiamo censito quelli che rientrano nei comuni della Diocesi Alife-Caiazzo), tra cui il Platano in piazza della Liberazione ad Alife, nei pressi del Mausoleo degli Acilii Glabriones (Piazza XIX Ottobre), che nella sua semplice e sobria configurazione, è testimone dei racconti degli anziani del paese, che ogni giorno si ritrovano sotto di esso per raccontare e raccontarsi; sempre ad Alife, in località Vergini, un Platano di oltre 100 anni è testimone di un pezzo di storia della città; il grande Alloro di Alvignano, in località Pratillo, dove le persone del posto, grazie ai racconti delle preziose nonne e bisnonne, affermano che già dall’Ottocento, dove sorge la pianta, nasceva un deposito di frutta e una grande zona recintata detta la “nchiusa” dove pascolavano le vacche; il grande Cipresso di Via Lupoli a Piedimonte Matese, che racconta tra i 100 e i 200 anni di storia; il Rovere di Ruviano, nei pressi dell’antico monastero, lasciato volutamente lì dai monaci, rappresenta un tutt’uno con la struttura, conferendo una sensazione di pace e serenità; il Faggio della Mucca di San Gregorio Matese, il cui nome deriva dalla forma, che ha le sembianze di una testa di mucca, ha circa 400 anni, il tronco è cavo all’interno, e la cavità più consistente può accogliere fino a 7 persone.
Gli alberi monumentali, veri custodi silenziosi della storia e della biodiversità, sono oggi minacciati da incuria, urbanizzazione selvaggia, cambiamenti climatici e atti vandalici. Ogni ramo spezzato, ogni radice calpestata, è una ferita inferta a secoli di vita. Rispettare le norme che li proteggono non è solo un obbligo legale, ma un dovere morale verso il nostro passato e il futuro delle nuove generazioni. Osservarli, conoscerli, difenderli: questi alberi non chiedono parole, ma gesti consapevoli.
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