Il prossimo 31 ottobre la Pastorale giovanile delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca organizza ‘Grest in festa. Il lunapark dei Santi’. Dalle 16.00 il Convento di Sant’Antonio a Teano si trasformerà in un contesto di gioco e di riflessione per tutti. Si tratta di un momento pensato per unire l’esperienza estiva dei Grest che ha visto protagonisti bambini, ragazzi ed animatori e la solennità di tutti i Santi che la Chiesa celebra il 1 novembre su cui riflettiamo mai abbastanza: sarà che l’esperienza della santità continuiamo ad immaginarla altro da noi? Ma in fondo, cosa è chiesto ai credenti se non di farsi santi nella vita comune? E nell’impegno che comporta il Vangelo? Fino al prossimo 31 ottobre, grazie al contributo dei responsabili della Pastorale giovanile delle tre Diocesi dell’Alto casertano entreremo più da vicino nella vita, nell’umanità e nella interiorità di quei santi che non sono soltanto un nome in elenco sul nostro calendario, ma luci nella Chiesa, i primi a dirci che la comunione con Dio e con gli uomini è possibile, i primi a dimostrare che la vera gioia è andare controcorrente ma nel mondo.
Paolo Vitale* – Per generazioni si è pensato che i santi sono solo quelli che hanno vissuto una vita prettamente mistica o addirittura disincarnata nella storia. Di questi, conosci i santi Anacoreti? Dal greco anachoretes derivato da anachorein, che significa ritirarsi, sono religiosi che abbandonato la società, hanno condotto una vita solitaria dedicandosi all’ascesi, alla preghiera e alla contemplazione. Tra i più famosi ricordiamo benissimo Sant’Antonio Abate, ma non è di lui che vi voglio parlare, bensì di San Simeone Stilita, detto anche il Vecchio, per distinguersi da San Simeone Stilita il Giovane. Visse per 37 anni seduto in cima ad una colonna in Siria.
Per isolarsi dal mondo creò una piccola piattaforma sulla sommità di un pilastro che trovò nelle vicinanze e su questa decise di trascorrere il resto della vita. Poiché non era riuscito ad isolarsi dal mondo in orizzontale, decise di farlo in verticale all’altezza di ben 15 metri da terra. Ha vissuto un’intera vita di penitenza e preghiera. Pregava in posizione eretta con le braccia aperte a forma di croce, anche se la sua posizione più frequente era quella di curvare il suo magrissimo corpo scheletrico dalla fronte ai piedi. Nonostante fosse su di una colonna non fu estraneo al mondo. Egli si rese disponibile ai visitatori ogni pomeriggio e per mezzo di una scala essi potevano giungere sino a lui. Infatti, scrisse delle lettere giunte ai nostri giorni, istruì dei discepoli, diede consigli a chi lo andava a trovare, predicando contro la profanazione e l’usura.
Particolare è la storia di Sant’Elisabetta d’Ungheria e gli aneddoti legati alla sua vita. Figlia di Andrea re d’Ungheria e di Gertrude, nacque in Presburgo nel 1207. A quattro anni, secondo l’uso dei tempi, era già promessa in sposa al principino Ludovico IV di Turingia, col quale fu educata e crebbe tra il fasto ed i cattivi esempi della corte, ma lei nutriva un particolare amore per Dio, per la famiglia francescana e per i poveri tanto che si racconta che un giorno, scendendo dal castello di Wartburg nel suo pio esercizio di carità col mantello pieno di pani destinati ai poveri, incontrò il marito Ludovico che, contrario alle sue volontà, volle ad ogni costo veder cosa contenesse: apertolo, non vi trovò che un fascio di rose fragranti. Per questo ancora oggi è così rappresentata nell’iconografia. Altra volta raccolse un fanciullo lebbroso e, curatolo, lo depose nel suo letto coniugale; salito il principe in camera e tirate le coperte, invece del lebbroso trovò l’immagine del Crocifisso.
E gli episodi di San Felice da Cantalice? Lui visse tra il 1515 e il 1587. Fu Frate Minore Cappuccino vagando a piedi nudi per le strade, con un sacco sulle spalle, bussando alle porte per cercare l’elemosina. Ricordiamo la sua semplicità, tanto che veniva bullizzato all’interno del convento. Un giorno, pur di prenderlo in giro il superiore gli ordinò di prendere l’acqua alla fonte con la cesta. Lui, per santa obbedienza lo fece, e riuscì a portargli l’acqua nonostante fosse in una cesta.
Quanti episodi potremmo ancora raccontare! Durante la Pandemia abbiamo spesso usato la celebre frase “Tutto andrà bene”. Anche ora in questo tempo di lotte e discordie dove insieme abbiamo avvertito lo smarrimento la voglio ripetere con fede! La Beata Giuliana da Norwich è a lei che Gesù l’ha rivelata nel 1400: “All shall be well”. «Io posso compiere bene ogni cosa, Io sono in grado di compiere bene ogni cosa, Io voglio compiere bene ogni cosa, e Io compirò bene ogni cosa; e tu vedrai da te stesso che ogni sorta di cosa sarà bene.»
*Responsabile Pastorale Giovanile Diocesi di Alife-Caiazzo.
Foto di copertina generata con l’Ai.


















