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Alvignano. “Il Fabbricatore di Ali”, la prigionia di Antonio Morelli nel libro di Carmine Mastroianni

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La tragedia vissuta da Antonio Morelli durante la II Guerra Mondiale raccontata e ricostruita in un libro edito da Edizioni Efesto

di Giovanna Corsale

Abbiamo incontrato Antonio Morelli un anno fa. L’anziano uomo, con una semplicità inaudita, ci ha raccontato la sua triste vicenda fatta di dolore, umiliazioni, fame e fatica. Per resistere all’inferno nazista Antonio si è aggrappato alla sua fede schietta ma inossidabile, che gli ha permesso di sperare nei cinque anni di “guerra e prigionia”. Il 27 gennaio 2014 il signor Antonio ha ricevuto una medaglia al valore civile, conferitagli dal Presidente Giorgio Napolitano, il giusto riconoscimento per uno dei tanti esempi di coraggio ed umiltà.  

Inverno 1938: Antonio Morelli, il fabbricatore di aliclasse 1916, termina il servizio militare svolto a Chieti presso il Nono Distretto. Il giovane, originario di Alvignano aveva atteso quel momento con ansia frammista ad entusiasmo, perché significava riabbracciare di nuovo la sua famiglia. Tuttavia, quella serenità si rivela solo una parvenza, poiché nel frattempo Mussolini decide di appoggiare l’impresa del Führer. Il 10 giugno del 1940 il duce dichiara lo stato di belligeranza, dal quel momento anche l’Italia è in guerra e Antonio viene chiamato al fronte.
E’ questo l’incipit della storia di Antonio Morelli, raccontata nei dettagli nel volume “Il fabbricatore di ali, storia di un sopravvissuto“, scritto dal docente e giornalista Carmine Mastroianni. Un testo a cui ci sembra d’obbligo una dovuta attenzione soprattutto in questi giorni in cui si è ricordato l’eccidio degli ebrei e la tragedia delle foibe, e che ricostruisce le vicende di un sopravvissuto alle nefandezze della guerra, alla reclusione in un campo di concentramento.
Nel periodo che va dal ’41 al ’43 il giovane alvignanese vive difatti esperienze scandite dalla più atroce sofferenza: dalla campagna in Grecia, conclusasi male per l’Italia, alla condanna emessa a suo discapito nelle prigioni albanesi. Le angherie subite in questo lasso di tempo, tuttavia, sono poco rispetto all’orrore e alle umiliazioni a cui è costretto nelle successive vicissitudini. “Uno squarcio dell’inferno”, così Antonio Morelli definisce lo scenario orripilante del lager, uno scenario che egli si trova a condividere con le migliaia di prigionieri che i nazisti non esitano a trattare come bestie. Dachau, Mauthausen, Vienna, dove viene impiegato in una fabbrica di aeroplani e infine a Steyr.
Nel maggio del ’45, quando ormai nessuno ci sperava più, l’arrivo degli americani mette un punto alla desolazione dei campi di concentramento: la guerra è finita e per chi è riuscito a sopravvivere l’unico desiderio è quello di tornare a casa.
Uno stile essenziale ma efficace caratterizza il testo di Carmine Mastroianni, in grado di tradurre la testimonianza di Antonio Morelli attraverso un linguaggio immediato e una ricostruzione fedele degli episodi, permettendo così al lettore di cogliere ogni sfumatura emotiva del protagonista e di addentrarsi con facilità nel quadro realistico presentato.
“Il fabbricatore di ali”, edito da Edizioni Efesto e la cui prefazione è a cura di Giordano Bruno Guerri, oltre ad offrire un contributo significativo alla storia specifica di Antonio Morelli, ha una valenza narrativa che può e deve essere estesa a tutte le vittime del nazifascismo, accomunate dal fatto di essere rimaste avviluppate nelle maglie di un male spietato e crudele.

La videointervista al signor Antonio realizzata durante il nostro incontro

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