Fede e giovani, le parole più frequenti del forum che si è tenuto presso la redazione di Clarus. Di seguito un estratto dell’incontro. Il resto è su Clarus Novembre n.10-2012
Anno della Fede. La diocesi di Alife-Caiazzo attraverso la redazione di Clarus apre un dibattito a trecentosessanta gradi in un confronto tra persone – credenti e non credenti- impegnate a vario titolo nella società civile. La chiesa locale si pone in ascolto e in dialogo con personalità del territorio e lo fa con curiosità e attenzione, con spirito di collaborazione ricercando in esso possibili strade di collaborazione per il futuro dell’Alto Casertano. Dopo il Convegno diocesano in cui la chiesa locale si apriva al dibattito interno interrogando se stessa sulla propria identità, ora la Diocesi si guarda allo specchio secondo il punto di vista dei laici “non addetti” ai lavori. Ritorna la domanda, ma questa volta a rispondere sono altre voci: Chiesa di Alife-Caiazzo, chi sei?
Clarus, in un forum, presso la sede della redazione ha incontrato Costantino Leuci, insegnante di Storia e Filosofia, presso il Liceo “G.Galilei” di Piedimonte Matese e assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Piedimonte Matese, Concetta Lombardi, insegnante di Lettere e Storia presso l’Istituto Tecnico Industriale “G.Caso” di Piedimonte e catechista, Pietro Alessio Palumbo, funzionario pubblico presso l’Università di Cassino; don Emilio Salvatore, docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridinale, sez.San Luigi e assistente unitario di AC.
Ritorna la domanda, ma questa volta a rispondere sono altre voci: Chiesa di Alife-Caiazzo, chi sei?
Costantino Leuci: Ho avuto la possibilità, e anche la fortuna, di prendere parte al Convegno diocesano di ottobre e osservare da vicino una chiesa – quella degli “addetti ai lavori” – viva, entusiasta, al di là delle mie stesse aspettative. E’ stata una chiesa che ha avuto il coraggio di guardarsi allo specchio e fare un forte esame di coscienza, fare autocritica, mettersi in discussione: un segnale molto importante per il territorio, il segno di una realtà in divenire. L’immagine che ne ho ricavato è stata quella di una comunità seriamente intenzionata a ricercare un’esperienza illuminante per il futuro (…).
Si tratta tuttavia di un contesto ecclesiale che riflette una realtà ben più grande al cui interno non mancano difficoltà o contraddizioni, come la fatica di una dialettica tra la Chiesa custode della tradizione, a volte rigida
Pietro Alessio Palumbo: L’esperienza a contatto con il mondo giovane dell’Università mi permette di cogliere l’esigenza di una de-ritualizzazione. L’immagine di Chiesa e di fede che traspare è quella dei riti, del bello perché ricco, del bello perché alto in quanto rappresentato da un pulpito spesso “tarlato”; è ancora forte il senso di secolarizzazione che si percepisce, talvolta in una fede di routine, così come l’immagine di un mondo troppo burocratizzato, o quello di una Chiesa che ostenta fortemente legami politici e partitici. Eppure non mancano possibilità per smontare un sentire comune che potrebbe anche non corrispondere al vero, occasioni di dialogo e incontro diversi tra la chiesa e gli uomini: è il potere di tante omelie, di abbattere la quarta parete sancendo un dialogo vicino e prossimo tra i sacerdoti e la gente, facendo passare un’idea diversa e più matura di chiesa (…).
Concetta Lombardi: Non ci spaventi l’immagine di quella Chiesa di routine, dal sapore antico, perché essa porta l’impronta di una tradizione che anagraficamente va scomparendo. Le nuove generazioni sono fuori dal quel “fortino” riservato ai soli adulti e che per molti di essi rappresenta una certezza, tuttavia è forte lo scollamento tra i due mondi a causa anche della sovraesposizione dei giovani al messaggio cristiano. E’ il tempo di ripensare la pastorale giovanile a partire dall’ascolto, dalla comunicazione in cui inevitabilmente emerge il bisogno – di tanti giovani – di felicità e di fede a cui da educatori non sempre sappiamo dare risposta (…)
Don Emilio Salvatore: E’ una Chiesa che deve tener vivo il dialogo tra le molteplicità che la compongono, del mondo adulto, di quello giovanile, di quello che si va formando e delle diversità che caratterizzano ciascuno. Impegno che talvolta si fa fatica a sostenere. Del resto l’immagine di Chiesa che ci sta a cuore è quella di una famiglia accogliente, aperta al linguaggio – nuovo – del tempo, senza voltare le spalle alla tradizione che nel suo significato più profondo vuol dire patrimonio, arte, cultura, scienza, testimonianza, santità di vita.
E questo è solo l’inizio del sereno e costruttivo confronto che Clarus ha ospitato. E’ già in programma il prossimo forum, dove a parlare saranno i giovani delle scuole di Piedimonte e dintorni.