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Alife. La Cattedrale si riempie di voci per la festa di Santa Cecilia

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Cantare in chiesa, non un privilegio ma un servizio. L’Ufficio liturgico organizza di nuovo l’incontro per le corali nella festa della patrona della musica e del canto

La Redazione – Coinvolgere tutti; rendere partecipi dell’armonia che si è capaci di generare; curare la formazione spirituale personale: è questo l’invito che Mons. Valentino Di Cerbo ha rivolto alle corali presenti ieri sera in Cattedrale per la festa di Santa Cecilia.
Hanno riempito la chiesa, seppur all’appello ne mancassero diverse impegnate nelle parrocchie di appartenenza, tuttavia l’appuntamento continua a rivelarsi vincente. Un’attenzione particolare ai tanti animatori della liturgia, che ogni domenica, e in tutte le feste liturgiche non mancano con la loro presenza, ma sopratutto l’entusiasmo; in questo modo la Diocesi di Alife-Caiazzo esprime riconoscenza e gratitudine per un servizio reso tutto l’anno.
Sono giunti da Pontelatone, Piedimonte, Caiazzo, San Michele, Dragoni e hanno animato la celebrazione eucaristica guidati dal M.o Angela Musco, mentre a fare da sostegno a tutti un gruppo composto da coristi della Cattedrale e del Coro diocesano Santa Cecilia, guidati da Aldo Amodeo; a coordinare tutti, il M.o Claudio De Siena.
“L’impegno del canto liturgico è un servizio – ha spiegato Mons. Valentino Di Cerbo – e cantare con il cuore è trasformare questo servizio in un atto d’amore verso Dio e i fratelli”.
Il Vescovo ha fermamente sostenuto il valore del sostegno che un coro rende all’assemblea che partecipa alla messa, e non si sostituisce ad essa, ma appunto, aiuta a pregare, educa gli altri al canto, al gusto di una preghiera gioiosa: “Il canto – ha spiegato il Pastore – ci porta lontano, lancia il nostro cuore oltre gli ostacoli, gli ostacoli imposti dai nostri limiti, l’ostacolo costituito dall’incapacità di amare”.
Per questo motivo, “non ritenere un privilegio quello di essere parte di un coro, ma una responsabilità in più che si carica dell’impegno di non escludere nessuno dalla preghiera che si eleva a Dio attraverso la musica”.
Al termine, una sollecitazione da parte del Vescovo, cioè la cura della formazione spirituale di chi fa parte di un coro, per maturare la propria fede e dare un senso più profondo e autentico al proprio servizio, per garantire ad esso l’entusiasmo e le motivazioni necessarie, per non inaridire nel proprio ruolo.
Appuntamento al prossimo anno…

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