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LA LETTERA. Piedimonte Matese. Obitorio, “il posto peggiore di tutto l’ospedale”

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All’Ospedale Civile Ave Gratia Plena di Piedimonte Matese, da un pò di tempo, le cose di muovono nel verso giusto. Ma non tutte, stando alla lettera di una nostra lettrice che riceviamo e pubblichiamo.
Sotto accusa l’obitorio, la sua pulizia, il suo decoro, l’aspetto… “di recente scoperto il posto peggiore di tutto l’ospedale” si legge nel testo che segue.
Il rilancio dei reparti di ortopedia, chirurgia, oncologia/terapia del dolore, radiologia fa oggi – della struttura matesina – un ottimo esempio di professionalità, dedizione, competenza in tutta la Campania. Così vada per il rinnovato Pronto Soccorso…
A tenere testa, il reparto di cardiologia, da sempre e ininterrottamente presidio di efficienza.
Tra quello che un tempo era il nostro Ospedale (in tanti ricorderanno il gran numero di nascite nel reparto di Ginecologia ed Ostetricia) e quello che speriamo possa diventare nuovamente, è trascorso un tempo meno felice, un tempo di scarso amor proprio, un tempo incolore, cui con fatica e sicuramente passione si prova a dare nuove tinte, e i bei risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ancora un po’ di strada da fare, ancora qualche passo da compiere perché l’intera struttura (e di sicuro l’obitorio) risponda alle attese della gente. Abbiamo visto cambiare, migliorare, reagire l’Ospedale Civile: vedremo migliorare anche quest’angolo buio…
La Redazione

Riceviamo e pubblichiamo (lettera firmata)
Un giorno, per caso, mi sono ritrovata in un posto dove non avrei mai immaginato… L’obitorio dell’ospedale civile di Piedimonte Matese.

La vita, si sa, ci riserva delle esperienze inaspettate, solitamente si è pronti a tutto, anche alla morte di un anziano parente, ma è proprio in quel momento che si aprono degli scenari inaspettati.

Bisogna dire che già di per sé frequentare un ospedale non è mai un’esperienza piacevole, non soltanto perché – a meno che non si lavori nel campo delle professioni sanitarie – avere a che fare con una struttura sanitaria implica solitamente problemi di salute più o meno gravi, ma soprattutto tenuto conto del fatto che gli ospedali del sud non sono sicuramente i posti più accoglienti del mondo, poiché ad una struttura datata si accompagnano sporcizia e degrado (se solo ci fosse più controllo al personale delle pulizie!).

Però, ho di recente scoperto il posto peggiore di tutto l’ospedale – quanto meno quello di Piedimonte Matese -: il suo obitorio. Quello che nelle intenzioni dovrebbe essere lo spazio riservato agli ex pazienti passati a miglior vita e ai loro cari, amici e parenti, venuti a dargli l’estremo saluto, rappresenta, invece, la parte più abbandonata (e degradata) dell’intera struttura.
Non so cosa mi abbia disturbato di più al primo impatto, se la parete in plastica, le anonime panche in legno, il pavimento sporco – soprattutto sotto le panche – o i tubi dei riscaldamenti a vista, che danno l’impressione di trovarsi in un remoto sotterraneo. Inizialmente ho tentato di non fare caso all’estetica del posto e ho cercato di concentrarmi sul motivo che mi aveva portato là, ma non ce l’ho fatta.

Dopo appena un paio di ore che mi trovavo in quella fredda stanza mi sono resa conto che al mio sconforto per la recente perdita, si stava affiancando un sentimento diverso ed altrettanto negativo: l’indignazione per il poco rispetto che si dedica ai defunti e ai loro cari. A quel punto mi sono messa a pensare a come sarebbe stato facile sistemare quel posto, magari ripulendolo un po’ o nascondendo i tubi del soffitto; magari anche posizionando un distributore di bevande.

Qualche lettore potrebbe obiettare che non ci si può far niente e che in fondo i morti non fanno caso a queste cose. Qualcun altro potrebbe aggiungere, come mi è stato già detto, che qualche tempo fa la situazione era peggiore.
Però io non ci riesco a far finta di niente.
Non riesco a girare la faccia dall’altra parte, soprattutto in questa particolare circostanza dal momento che la mia presenza all’obitorio non era il frutto di una mia libera scelta, ma di una necessità dettata dall’esigenza del momento.

Non era certo un bel momento, al contrario era un’occasione estremamente triste e dolorosa, dalla quale non si poteva scappare in alcun modo.
Non sono dell’idea che se una cosa è pubblica allora non è di nessuno. Al contrario, si tratta di uno spazio potenzialmente utilizzabile da chiunque e solo per questo dovrebbe essere preso in considerazione e trattato con rispetto.

1 COMMENTO

  1. Eppure basterebbe poco x rendere quell’ultima dimora degna delle persone che devono sostarci… Non solo il dolore, ma anche lo sconforto…

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