Home Chiesa e Diocesi Alife. Dove la fede è “famiglia”

Alife. Dove la fede è “famiglia”

Weekend per bambini e ragazzi, mai senza i loro genitori. Per i più piccoli la prima Professione di fede, per i giovani la richiesta della Cresima alla presenza di tutta la Comunità

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Un fine settimana per tutte le età, peri bambini “interrogati” per la prima volta sulla loro fede, per i giovani chiamati a confermare la propria, per gli adulti invitati a pregare perchè questo cammino di chiesa vada avanti nella gioia, si consolidi, respiri al suo interno lo stile dell’amore trinitario. Anche così, condividendo tutto della vita parrocchiale, la comunità della Cattedrale si prepara alla imminente missione cittadina in programma dal 17 al 24 giugno.

Il primo appuntamento, sabato pomeriggio, ha riguardato i bambini che hanno appena concluso il primo anno di catechismo: circa una trentina, accompagnati dai genitori, e addosso la veste bianca del battesimo, hanno celebrato il rito della professione di fede, concludendo il percorso avviato mesi fa di lettura e scoperta del battesimo. È il futuro di una comunità, quella alifana, che si gioca anche sulla scelta del Vangelo, sulla volontà di essere specchio, ciascun credente, dello stesso amore che unisce Dio Padre, il Figlio, e lo Spirito.
Una riflessione questa che il Vescovo ha portato avanti nell’omelia di domenica, festa della Trinità.
In questa giornata, è toccato invece ai più giovani, ai ragazzi impegnati nel catecumenato crismale da due anni i quali, presentati all’altare dai loro catechisti, Lina Salvatore e don Alessandro Occhibove, hanno firmato all’altare la loro richiesta di ricevere il sacramento che il Vescovo celebrerà il 16 giugno: ciò che racchiude un rito, una gestualità, un simbolo porta con sé domande di senso, fede che lentamente matura, volontà di esserci in una comunità e la richiesta “prendeteci sul serio”. Sono Alessia De Rosa, Gianluca De vizio, Gianna Iannelli, Giovanni Luigi Morelli, Guerino Pio Altieri, Marialuisa Monte, PIetro Fappiano, Rachele Onofrio, Rosy Onofrio.
“A tenere unito il sogno di una comunità parrocchiale è il suo rispecchiarsi nell’amore trinitario, riconoscersi cioè amata dello stesso amore forte che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (…) secondo lo stile dei primi cristiani riconosciuti per il loro stile di fraternità”, il Vescovo durante l’omelia. “Realizzare sulla terra la stessa festa che si compie in cielo è possibile solo rimboccandoci le maniche, coraggiosamente, volendoci bene, impegnandoci ad amarci, a rispettarci, a sanare i rapporti tra noi…”.

Esperienza comunitaria di sabato e domenica caratterizzata da una presenza, quella delle famiglie, dei genitori, di quegli adulti ai quali si chiede di esserci sempre, per i più piccoli, per gli adolescenti, per quei figli più grandi ma sempre figli.

 

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