Home Chiesa e Diocesi Corpus Domini. Fraternità, unità e famiglia i frutti dell’Eucarestia

Corpus Domini. Fraternità, unità e famiglia i frutti dell’Eucarestia

A Piedimonte Matese la celebrazione diocesana. Messa in Santa Maria Maggiore e benedizione eucaristica conclusiva in Ave Gratia Plena. Processione affollata e partecipe nella preghiera

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Eucarestia, la via per fare fraternità, unità, famiglia.
Mons. Valentino Di Cerbo, ha celebrato nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Piedimonte Matese, giovedì scorso, il Corpus Domini diocesano con il clero di Alife-Caiazzo e i fedeli provenienti da numerose parrocchie della Diocesi.
Eucarestia, alternativa ad ogni individualismo e egocentrismo, “è incontrarsi, raccogliersi, rispettarsi, è porsi gli uni al servizio degli altri”. È nella visibilità, nella concretezza di questo stile che si incarna la vera testimonianza di sacerdoti e fedeli rendendo concreto e tangibile il Vangelo.

Riflessione, quella del Vescovo, partita dalle parole che Papa Francesco ha rivolto ai Vescovi italiani riuniti il 21 maggio perl’annuale Assemblea generale, esprimendo con premura e attenzione tre pensieri: la scarsità di vocazioni, la povertà evangelica, l’accorpamento delle Diocesi italiane. Tre preoccupazioni che Mons. Di Cerbo ha letto ai fedeli presenti alla Celebrazione come azioni che nelle responsabilità dei battezzati “stanno alla base del nostro delegittimare l’Eucarestia”.
Il Vescovo ha voluto così condividere con la sua comunità diocesana l’esperienza personale e il confronto che i Pastori italiani hanno avuto con il Santo Padre, mettendo in comunione con il territorio, la ricchezza di quell’incontro.

“Sulla sterilità vocazionale citata da Papa Francesco, dobbiamo preoccuparci che nella Chiesa ci siano coloro ai quali il Signore ha affidato l’Eucarestia”. Mons. Di Cerbo ha parlato di pastorale vocazionale richiamando l’urgenza di preghiera e testimonianza da parte dei sacerdoti “Meno convegni, meno parole…. La pastorale vocazionale si fa in ginocchio e testimoniando, accompagnando i giovani e sostenerli nella ricerca”. Poi la domanda rivolta all’assemblea: “Voi vedete nel clero e nei fedeli questa preoccupazione?”. Parole che scuotono e chiamano in causa la testimonianza quotidiana di catechisti, preti, educatori…

Sulla povertà evangelica e la trasparenza il Vescovo ha invitato ad aprire gli occhi, a non tradire l’Eucarestia rimanendo ciechi di fronte alle sofferenze, alla corruzione, alla povertà dei fratelli, invitando perciò non solo alla trasparenza, all’uso lecito dei beni, ma anche alla condivisione.

Parole altrettanto forti sulla terza preoccupazione di Papa Francesco, quella dei possibili accorpamenti di alcune Diocesi italiane, che di fatto ha accesso più delle altre l’attenzione di sacerdoti e fedeli di Alife-Caiazzo: “ciò che delegittima l’Eucarestia è l’atteggiamento locale che hanno suscitato le parole del Papa, rivelando così poco amore per la Chiesa locale”. Con fermezza Mons. Di Cerbo ha esortato a rivedere l’atteggiamento di coloro che nel giudizio su tale possibilità ne intravedono una positività senza considerare il dolore e la sterilità che la precedente esperienza pastorale che vedeva la Diocesi amministrate da altre Chiese confinanti generava per la quale “ci stiamo ancora leccando le ferite”.
Singolare l’attenzione che il Santo Padre, proprio nell’asseblea dei Vescovi ha manifestato per quelle realtà diocesane che hanno motivato e fatto richiesta di tenere saldi i propri territori in nome della conservazione e della tutela di identità territoriali quindi culturali e sociali.
Ha parlato di “scempi del passato”, il Vescovo, riferendosi appunto all’esperienza delle Amministrazioni apostoliche con Capua o Caserta che oltre 30 anni fa toccavano il territorio alifano e caiatino sottraendo alla chiesa locale beni, ricchezze, identità, senso di appartenenza; una ferita che prematuramente si ripresenta con il parere favorevole interno alla Diocesi, “di chi in quegli anni ha lavorato e faticato non poco per sanare la Diocesi di Alife-Caiazzo e provvedere a darle l’attuale configurazione geografica e quindi pastorale”.

Amore per l’Eucarestia, ossia amore per Cristo e la sua Chiesa, quindi “anche per la nostra famiglia”.
“Sulle decisioni future del Papa saremo pronti a manifestare totale accoglienza e disponibilità”, ha concluso il Vescovo, ma nella logica di una Chiesa che vive nel presente, e senza indugiare lavora per il Regno, Mons. Di Cerbo ha invitato a pregare, lavorare, animare il territorio, incontrare gli ultimi, ad “esserci” senza perdersi nell’attesa di un futuro di cui non conosciamo l’ora e il momento. 

Al termine della Messa, una affollata e partecipata processione con Gesù eucarestia, partita dalla Basilica di Santa Maria Maggiore, attraversando il quartiere San Domenico, Piazza Roma, e piazza Carmine, ha raggiunto la chiesa di Ave Gratia Plena per la conclusione della celebrazione.

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