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Alife e Caiazzo sotto i colpi della “morte”, la Guerra da non dimenticare

Il 13 ottobre 1943 a Caiazzo un commando nazista si rende artefice dell'"Eccidio di Monte Carmignano"; poco dopo, Alife viene rasa al suolo da 88 ordigni esplosivi da 454 chilogrammi lanciati dagli Americani

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Nella foto, una delle tante fucilazioni subite dagli italiani per mano nazista. Fonte web

Giovanna Corsale 13 ottobre 1943, una data che accomuna due città, stabilendo tra esse un legame sempiterno: parliamo di Alife e Caiazzo, che in quel drammatico giorno, vengono sopraffatte da una crudele congiuntura storica, inscritta nella Seconda Guerra Mondiale. Contesti sociali diversi, popoli diversi, ma entrambi bersaglio del più sordo e cieco odio umano, che, come si sa, è capace di partorire solo morte. E quel giorno, per gli alifani e i caiatini, porta con sé l’odore della morte, un odore così intenso da impregnare strade, muri, piazze e ogni ‘pezzo’ delle due città, ma soprattutto la memoria di due comunità nel succedersi delle generazioni e degli anni, ma che esprime una sensibilità forse ancora troppo debole e ciò soprattutto nei giovani. A questi ultimi va riconosciuto il diritto di conoscere a fondo quanto successo, di prendere confidenza con fatti e persone, con quelle persone il cui sacrificio non è stato vano, ma fondamentale per scavare il solco in cui sono germogliati i semi del loro presente.

Nella mattinata del 13 ottobre del ’43 accade che la campagna caiatina si macchia di sangue. In un casolare ubicato nella frazione di San Giovanni e Paolo, in località Monte Carmignano, 22 civili vengono fucilate per mano nazista. Nel caso di Caiazzo si è trattato di una strage pianificata, che determina la tragica fine di innocenti, tra cui anche bambini e anziani. Quello che si ricorda come “Eccidio di Monte Carmignano” è stato oggetto di uno studio approfondito fatto su documenti di archivio e confluito nel volume La strage di Caiazzo 13 ottobre 1943. La caccia ai criminali nazisti nel racconto del Pubblico Ministero del procuratore Paolo Albano con Antimo Della Valle, realizzato grazie anche alle preziose ricerche dello storico locale Giuseppe Agnone. La strage a opera del commando nazista costituisce una triste parentesi del XIX secolo ricca di lati oscuri, che per anni ha impegnato storici e giuristi in un lungo e tenace lavoro di interpretazione delle fonti, rivelatosi indispensabile per ricostruire la verità autentica sui fatti. E quella verità è stata la scintilla che ha stimolato le istituzioni e la cittadinanza caiatine a non sottrarsi al ricordo di quel passato; lo dimostrano diverse iniziative concretizzate negli anni: il Patto per la Memoria, il gemellaggio tra Caiazzo e Ochtendung, la creazione dell’Associazione Monte Carmignano per l’Europa.

A distanza di poco, un bombardamento ‘improvviso’ provoca la distruzione di Alife per mano delle truppe americane. Alle 12.05 di quel giorno un boato inaspettato e poi è cenere ovunque, ma la causa viene intuita solo in seguito: Alife era rimasta vittima di un “terribile errore” perché ritenuta un luogo di riferimento tedesco, come riporta il professore Giuseppe Angelone, uno dei maggiori studiosi e conoscitori della materia, le cui ricerche sono state fondamentali per ricostruire quanto accaduto. Si può morire per errore? Sembra assurdo, eppure per 80 alifani è stato così: giovani e adulti, padri e madri e tra essi anche il parroco della Cattedrale, don Antonio Leggio. “Dal ‘ventre’ degli aerei una grandinata di 88 ordigni esplosivi da 454 chilogrammi viene rovesciata sull’area settentrionale dell’antico centro urbano.” (cfr H-2703. Alife, una città dimezzata, Edizioni ASMV 2010, Giuseppe Angelone).

Per Alife e Caiazzo il 13 ottobre del ’43 vuol dire memoria da custodireperché dolori come quello non si ripetano, ma soprattutto perché le coscienze di fronte alle ingiustizie rimangano sveglie e suggeriscano comportamenti che preferiscono il fare costruttivo a quello distruttivo.

 

 

 

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