Home Attualità “Il segno della testimonianza è per sempre”. Giuseppe Antoci a Prata Sannita

“Il segno della testimonianza è per sempre”. Giuseppe Antoci a Prata Sannita

Mafia dei Nebrodi, al via a Messina il maxiprocesso con 111 imputati. Giuseppe Antoci:”Io sarò presente domani all’Aula Bunker e li guarderò dritti negli occhi, uno per uno, senza paura, senza indugi e con l’unica forza che ho: quella dello Stato”.

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Giuseppe Antoci lo scorso 17 luglio era a Prata Sannita, nell’evento organizzato dalla parrocchia di San Pancrazio M., per la presentazione del libro La Mafia dei pascoli – La grande truffa all’Europa e l’attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi.
Occasione per parlare, in un piccolo comune del Matese di legalità e trasparenza. 
In queste ore, l’autore Antoci è alle prese con il primo atto di quel grande processo di mafia in cui confluisce la sua denuncia e la sua testimonianza. 
Di quell’incontro a Prata Sannita resta ancora molto: la spinta ad essere uomini per senza compromesso, attenti alla vita degli altri non per trarne profitto ma per fare il bene di ognuno e della collettività (anche a costo della vita! Eh sì… c’è qualcuno che in questo ci crede davvero). 

Marcello Laliscia – Ieri ho appreso la notizia che oggi inizierà il Maxiprocesso a Messina, con ben 111 indagati, riguardante il lucroso affare dei fondi Europei per l’agricoltura in mano alle mafie, nel Parco dei Nebrodi in Sicilia.
La notizia mi ha colpito profondamente, perché qualche mese fa ho avuto la fortuna di incontrare di persona l’uomo, Giuseppe Antoci, che ha avuto il coraggio di affrontare e di sventare questo abominio, mettendo a rischio la propria vita e quella dei propri cari (sopravvivendo ad un attentato di stampo mafioso, che fortunatamente non è andato a “buon fine”). Antoci non ha mai indietreggiato grazie alla forza delle sue idee, della sua onestà e dell’amore per la propria terra.
Custodisco con cura il ricordo di quel 17 luglio 2020, la forza di quegli occhi segnati dal dolore, da  indescrivibili difficoltà, da quel velo di paura di chi sa di camminare su un filo invisibile che oscilla ogni giorno tra la vita e la morte.
Eppure Giuseppe Antoci quel giorno ha lasciato un segno indelebile nel mio cuore, con la sua semplicità, la sua umiltà e il sentimento profondo di fiducia nella giustizia che legava ogni sua parola a questa voglia profonda di verità, rispetto e solidarietà nei confronti del prossimo.
Ho iniziato queste mie riflessioni con le sue parole (estrapolate da un intervista rilasciata ieri ad una testata giornalista) perché anche questa volta mi ha trasmesso quel mix di forza e solitudine che esprime quando racconta tutte le vicissitudini che ha dovuto affrontare per raggiungere obiettivi così straordinari, quasi impossibili e, quante ancora ne affronta nella sua quotidianità.
Vorrei dire a Giuseppe Antoci che sarei orgoglioso di stringergli simbolicamente di nuovo la mano, prima di vederlo entrare nell’ aula bunker di Messina, e dirgli semplicemente questo: “Non è lo Stato l’unica forza che ha, ci siamo anch’io e altre persone come me che, nella Chiesa di San Pancrazio in Prata Sannita tra le montagne nel parco del Matese, hanno avuto l’onore di incontrarla, alla presentazione del Suo libro, e vedere con i propri occhi, ascoltare con le proprie orecchie cosa vuol dire essere un persona onesta, semplice e coraggiosa!”.
E come disse una volta Falcone: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Spero solo che la fine della mafia non coincida con la fine dell’uomo.”
Me lo auguro anch’io profondamente, sperando che un giorno a trionfare sia gente come Lei, si proprio come Lei Sig. Giuseppe Antoci, che ha lasciato dentro me un ricordo indelebile custodito nelle righe della dedica, a me rivolta, sul Suo libro.

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