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Piedimonte Matese, così nasceva lo stadio “Ferrante”, tra controversie e sogni di gloria

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Matese tra moderno e contemporaneo

di Armando Pepe

Le controverse origini dello stadio comunale “Pasqualino Ferrante” a Piedimonte Matese

Da Umberto Saba a Rita Pavone, da Nicolò Carosio e Gianni Brera a Nando Martellini, in Italia tutti hanno parlato del gioco del pallone, unico e vero sport nazionale. Dante Marrocco scrisse che risaliva al 1928 la nascita della “Pro Piedimonte”, società sportiva con 150 iscritti. Primo presidente ne fu Erminio Tedesco. Sports praticati: calcio, podismo e tiro alla fune. È da collocare nel 1928 anche la realizzazione della nostra arena sportiva per antonomasia. Lo stadio comunale “Pasqualino Ferrante” di Sepicciano ha una lunghissima storia, che conobbe anche momenti difficili e controversi, allorquando l’amministrazione comunale di Piedimonte avviò le procedure per legittimarne la destinazione d’uso. L’iter era abbastanza complicato in quanto a Sepicciano, la località «Starza», toponimo che designa un posto per lo stazionamento degli armenti e delle greggi, era promiscua (cioè in condivisione di proprietà) tra i municipi di Castello, Piedimonte, San Gregorio e San Potito.

Il quesito del Ministero dell’Agricoltura e Foreste

Il Ministero dell’Agricoltura e Foreste e il Commissariato per gli Usi Civici, in termini pacati ma altrettanto decisi, a gennaio 1938 chiesero una spiegazione al podestà di Piedimonte, adducendo che «dagli atti di verifica risulta che un piccolo demanio, denominato “Starza di Sepicciano”, è attualmente adibito a campo sportivo per le popolazioni dei quattro comuni. Dovendosi sistemare detto fondo, la invito ad adottare regolare deliberazione diretta a conseguire l’autorizzazione della conservazione delle promiscuità e destinazione a campo sportivo».

Le risposte dei quattro Comuni

Con gentilezza ed altrettale fermezza, da Piedimonte, il podestà, duca Filippo Gaetani, e il segretario comunale, dottor Marcellino Feola, il 26 febbraio 1938 risposero al Ministero che «lasciando da parte l’inesattezza dell’affermazione là dove è detto che “è attualmente adibito a campo sportivo per le popolazioni dei quattro comuni”, e ciò in considerazione che il campo sportivo è stato costruito dal comune di Piedimonte d’Alife con un modestissimo concorso del solo comune di San Potito Sannitico, si domanda all’Autorità competente l’autorizzazione a poter mantenere la promiscuità del piccolo demanio».

Per dirimere la questione legale sorta intorno al terreno demaniale, gli altri comuni interessati vennero incontro, con generosità, alle istanze avanzate da Piedimonte.

Il comune di San Gregorio, nella persona del podestà Mariano Costantini, assistito dal segretario Teodoro Mezzullo, deliberò che «il campo sportivo fu costruito dal comune di Piedimonte d’Alife per proprio conto e non adibito a campo sportivo per le popolazioni dei quattro comuni, ciò non essendo possibile, data la distanza di San Gregorio da detto campo, che supera i 15 km. Pertanto determina l’autorizzazione alla conservazione della promiscuità e di permettere al comune di Piedimonte l’uso di detto fondo, adibito a campo sportivo, senza alcun corrispettivo a pro del comune di San Gregorio». Analoga determinazione adottò il comune di San Potito, per opera del podestà Domenico Petella e del segretario comunale Gaetano Perrella, decretando di «potersi chiedere l’autorizzazione affinché sia conservata la promiscuità del terreno demaniale suddetto per essere dedicato a campo sportivo ai sensi del Regolamento 26 febbraio 1928, numero 332». Infine, il municipio di Castello, ove era podestà il conte Antonio Gaetani, con una delibera redatta dal segretario Gabriele Catarcio, deliberò «di far voti presso Sua Eccellenza il Prefetto di Benevento (nella cui provincia ricadevano all’epoca i quattro comuni) Guido De Sanctis perché autorizzi a conservare la promiscuità del fondo e a destinarlo a campo sportivo».

Fu così che generosamente i tre comuni limitrofi cedettero un bene comune per la crescita sociale e civile di Piedimonte, permettendo in termini di legge una tradizione calcistica da allora ininterrotta e vincente.

Lo stadio oggi, sede del locale club FC Club Matese

Fonti e bibliografia
Roma, Archivio Centrale dello Stato, Ministero Agricoltura e Foreste, Direzione Affari Generali e Personale, Usi Civici, Comuni, busta 261, fascicolo 80 «San Potito Sannitico».

Dante Marrocco, Piedimonte Matese: storia e attualità, Piedimonte Matese, Edizioni A.S.M.V., 1999 (1961)

2 COMMENTI

  1. Ben redatto l’articolo con dovizia di precisione. Ma l’esposizione del post è incompleta poiché manca la foto della squadra del ’32 a cui si dovrebbe rendere merito per essere stata fra le prime (forse la seconda squadra) del Piedimonte

  2. Buongiorno e grazie davvero.
    L’articolo tratta solo della realizzazione contrastata dello Stadio Comunale, meritando il calcio piedimontese una storia a sé . I documenti riportati li ho trovati mentre facevo una ricerca sugli USI CIVICI nel Matese presso l’Archivio centrale dello Stato a Roma .
    Comunque grazie per l’attenzione con cui ha letto l’articolo.
    Per ogni cosa mi contatti pure al numero
    3929270461

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