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Grazie ragazzi: l’arte come evasione. In carcere, aspettando Godot, va in scena l’umanità

Il film di Riccardo Milani con protagonista Antonio Albanese è al cinema dal 12 gennaio

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Noemi Riccitelli – Remake del film francese Un triomphe di Emmanuel Corcol (Un anno con Godot) uscito nel 2020, Grazie ragazzi del regista Riccardo Milani vede il ritorno sullo schermo di Antonio Albanese, accanto a Sonia Bergamasco, Fabrizio Bentivoglio e Vinicio Marchioni.
La storia alla base delle due versioni del film è tratta da una vicenda vera, raccontata per la prima volta nel documentario svedese Les Prisonniers de Beckett di Michka Saäl: i fatti avvennero nel 1985 in Svezia, vicino Stoccolma, dove un attore, Jan Jönson, mise in scena con cinque detenuti del penitenziario di massima sicurezza di Kumla Aspettando Godot di Samuel Beckett, il quale cedette egli stesso volentieri i diritti della sua opera a questa inaspettata compagnia, pensando che il testo si adattasse perfettamente alla loro condizione di sospensione, di limbo.
Lungi dall’essere l’ennesima trasposizione italiana nella media da una produzione d’oltralpe, Grazie ragazzi è una commedia piacevole e intelligente, con un inside nella realtà carceraria interessante e acuto: è al cinema dal 12 gennaio.Antonio (Antonio Albanese) è un attore di teatro da un po’ fuori dalla scene, costretto quindi ad un lavoro per lui poco stimolante, il doppiaggio di film a luci rosse.
Così, quando il suo più fortunato amico Michele (Fabrizio Bentivoglio) gli propone di tenere un laboratorio teatrale nel carcere di Velletri, Antonio accetta.
Con i pochi detenuti che aderiscono all’iniziativa, Antonio decide di mettere in scena l’opera con cui aveva debuttato, Aspettando Godot di Beckett.
Sfidando sia la reticenza dei detenuti stessi che la titubanza della direttrice della casa circondariale Laura (Sonia Bergamasco), Antonio riesce persino a portare in tournée la rappresentazione.

Teatro e cinema. Il teatro al cinema. Grazie ragazzi di Riccardo Milani, infatti, porta sul grande schermo l’iter delicato della realizzazione di uno spettacolo teatrale, ad opera di una compagnia peculiare: quella di un gruppo di detenuti.
La sceneggiatura di Milani stesso e Michele Astori, per quanto basata su un soggetto preesistente, è efficace nel rappresentare soprattutto la dimensione umana dei protagonisti.
Empatia e solidarietà sono le emozioni che la storia suscita, inducendo una riflessione seria e concreta sulla realtà delle carceri e delle persone che le vivono, che sono appunto esseri umani, con un vissuto e una personalità.

Dunque, in questo lavoro di duplice immedesimazione, di far “evadere” sentimenti e suggestioni intime, il cast è brillante: tra tutti, Antonio Albanese, il quale si destreggia tra registri differenti, interpretando un uomo all’apparenza disilluso, ma in realtà sensibile e perspicace, che in prima persona riscopre le possibilità alternative che l’arte può offrire.
Accanto a lui, gli interpreti dei detenuti, Vinicio Marchioni (Diego), Giacomo Ferrara (Aziz), Giorgio Montanini (Mignolo), Andrea Lattanzi (Damiano) e Bogdan Iordachioiu (Radu) costruiscono abilmente dei profili interessanti, tra il riso e il dramma, illustrando una ricerca autentica di dignità e riscatto, pur mostrandosi ancora fragili e impreparati a gestire uno spazio di libertà loro offerto.

Grazie ragazzi colpisce per la capacità di alternare sapientemente comico e tragico, la finzione della messa in scena con l’autenticità dell’esperienza reale, che il testo di Beckett riassume efficacemente: è l’arte come via di fuga, possibilità di redenzione e riflessione matura sulla vita.
E se, come scriveva Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo, allora vale sempre la pena provare, a prescindere dagli esiti, dall’attesa di ciò che verrà e sarà.

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