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Le pupille: il corto di Alice Rohrwacher prodotto da Alfonso Cuarón candidato all’Oscar

Su Disney Plus la storia scritta e diretta dalla regista toscana che rappresenta l’Italia ai premi più prestigiosi del cinema

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Noemi Riccitelli – Sebbene non in gara nella cinquina dei migliori film internazionali, anche l’Italia quest’anno è agli Oscar. Oltre ad Aldo Signoretti candidato per il make-up & hair del film Elvis di Baz Luhrmann e Lorenzo Zurzolo nel cast del film EO di Jerzy Skolimowski, nella categoria Miglior cortometraggio c’è  Le pupille, scritto e diretto dalla regista e sceneggiatrice Alice Rohrwacher, con la produzione del regista messicano Alfonso Cuarón, Gabriela Rodriguez e Carlo Cresto-Dina.
Disponibile dal 16 dicembre sulla piattaforma Disney Plus, il corto è stato girato in pellicola Super 16 e 35mm, ed è stato presentato nei principali festival internazionali nel corso del 2022, tra cui Cannes 75, Telluride, Toronto e Il Cinema Ritrovato di Bologna.
L’ispirazione della storia è una lettera di Elsa Morante al suo amico Goffredo Fofi, per augurargli buon Natale, nella quale la scrittrice raccontava la vicenda di una zuppa inglese capitata in un collegio religioso durante le festività.
Rohrwacher, così, riprende questo nucleo narrativo e ne realizza una fiaba dal fascino antico, dai contorni realistici, ma che sprigiona una magia la quale non proviene da strani incantesimi, ma dai sentimenti più delicati e puri dell’infanzia.

Nella morsa della guerra e della carestia, in un orfanotrofio gestito da suore, un gruppo di bambine attende il Natale tra le naturali ristrettezze dovute al delicato contesto sociale e le futili rigidità della Madre Superiora Fioralba (Alba Rohrwacher).
Tuttavia, quando una ricca donna disperata e innamorata (Valeria Bruni Tedeschi) chiede di pregare per lei e per il suo amato, offrendo in dono all’orfanotrofio una ricca e deliziosa zuppa inglese, una delle orfanelle dell’istituto, Serafina (Melissa Falasconi) sfida la serietà che viene loro imposta e si fa rappresentante di una volontà di vivacità, bellezza e tenera bontà.

Trentasette minuti di un’avvolgente genuinità, con una sceneggiatura che ricama abilmente con spirito e fantasia un racconto di sentimenti, un’invocazione all’originalità, al gioco e alla libertà.
Infatti, le “pupille” del titolo fanno riferimento non solo alle stesse piccole protagoniste (dal latino pupilla che vuol dire, appunto, “bambina”), ma anche e soprattutto alle pupille dei loro occhi, che come sottolineato dalla regista sono le uniche parti del corpo che le bambine possono muovere senza un controllo esterno, assecondando i loro reali desideri.
Il filo rosso della narrazione è, non a caso, la dicotomia tra una devozione e un’educazione buia, avvilente, e la giocosa indole e leggerezza fanciullesca che non si arrende alle regole, ma coglie la vera scintilla dei legami umani, diffondendo generosità e armonia come può.

La fotografia (di Hélène Louvart) dona alle Pupille un’allure raffinata, dai colori tenui, tra il pastello e la scala di grigi, che riescono tuttavia a riempire le scene con grazia, armonizzandosi con una regia delicata e curata.
Nel cast, a catturare adorabilmente le inquadrature sono le giovanissime interpreti, che sì, riescono a mettere da parte persino gli sguardi (seppur ineccepibili) degli adulti.

Le pupille può sembrare un’opera minima, di nicchia, ma è simbolo del cinema del dettaglio e dell’ispirazione unica, che l’Italia sa produrre e per cui la cultura cinematografica italiana è ammirata e fonte inesauribile di estro.

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