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Strage di Dacca / Radio Vaticana. Dalla voce dei familiari delle vittime l’incontro con Papa Francesco

Due servizi radio da ascoltare: le parole di Maria, la moglie di Vincenzo D'Allestro e di Mons. Valentino Di Cerbo che ha accompagnato il gruppo dal Papa

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Nel servizio di Radio Vaticana la voce dei protagonisti: i familiari delle vittime morte nell’attentato del 1 luglio in Bangladesh, dopo l’incontro con Papa Francesco, ieri mattina, hanno raccontato la gioia di questo momento e il dolore di allora.
Dopo le anticipazioni di ieri mattina pubblicate su Clarus, vi facciamo ascoltare le testimonianze di molti dei presenti.

Fonte Radio Vaticana
Prima dell’udienza generale, Papa Francesco ha incontrato, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, i familiari delle 9 vittime italiane dell’attentato a Dacca, in Bangladesh, il primo luglio dello scorso anno. Il gruppo, una trentina di persone, era accompagnato da mons. Valentino di Cerbo, Vescovo di Alife-Caiazzo. Ventinove in tutto i morti in quell’episodio di efferata crudeltà, compiuto da 5 giovani appartenenti all’estremismo islamico. I familiari stanno rispondendo con diverse iniziative di solidarietà e di pace alla violenza subita. Tra queste anche la costruzione di una chiesa in Bangladesh, in collaborazione con l’associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre”. Nel servizio di Adriana Masotti, alcune loro testimonianze:

(Al minuto 1.00 la testimonianza di Concetta Fattore, suocera di Vincenzo D’Allestro; al minuto 1.45 il racconto di Maria Guadagno, la moglie di Vincenzo;
al minuto 3.33 le parole di Mons. Valentino Di Cerbo).

(…) “Sono Fattore Concetta. Sono contenta di aver visto il Papa da vicino. Sono felice che ci ha ospitato, ci ha ascoltato. La nostra tragedia di Dacca è stata una cosa orribile, una cosa forse unica, una cosa bruttissima, che ci hanno fatto. E non c’è un perché ancora, non c’è un motivo, perché questi giovani hanno fatto questo… Noi vogliamo sapere perché”.
Lei chi ha perso?
Mio genero, una persona speciale perché era altruista e anche a Dacca pensava agli altri, ai bambini bisognosi.

Rimanere vedova così… Posso chiedere come si fa a passare dal dolore e dalla rabbia alla capacità di trarre del bene per altri?
Se avessi solo immaginato qualche mese prima tutto quello che poi è accaduto… Si sentiva parlare di attentati, di Is… Noi viaggiavamo spesso e ogni tanto mi veniva l’idea: “Ma se succedesse qualcosa? No, ma dai, proprio a noi…”. E non avrei mai immaginato, nel momento in cui ho avuto la notizia, dentro di me è venuta fuori una forza… anche se con mio marito eravamo insieme da 27 anni, una vita! Come ho fatto io oggi ancora non lo so. L’istinto mi ha portato subito a fare del bene, a Dacca. Abbiamo costituito l’associazione “In viaggio con Vincenzo” e porteremo avanti questi progetti di dare aiuto e sostegno ovunque ce ne sia bisogno, anche in Italia.
Oggi il Papa cosa vi ha detto?
Ci ha detto che è stata bellissima la nostra reazione all’odio. Lui ha detto: “E’ facile passare dall’amore all’odio ma è difficile il contrario”. Il Papa ci ha detto: “Grazie, grazie a voi per questo che avete fatto, mi avete dato un insegnamento”.
(…)
Mons. Di Cerbo, che cosa può dirci….
Abbiamo scoperto queste persone, quelle che sono state uccise, che sono belle persone, che sono andate lì per lavorare, non a sfruttare la situazione: davano lavoro e aiutavano anche le suore che si occupavano dei bambini di strada. Queste iniziative poi le hanno assunte i loro familiari. E anche nel giorno dei funerali di uno di loro, Vincenzo D’Allestro, della mia diocesi di Piedimonte, è stato bello che sui manifesti la famiglia abbia voluto scrivere: “Pensate ai bambini di Dacca”. Poi la moglie ha fondato un’altra associazione per provvedere a borse di studio per i giovani del Bangladesh. Loro stanno percorrendo questa strada. Poi un sacerdote, il fratello di una delle vittime che era anche incinta, sta collaborando con i suoi giovani per costruire una chiesa …
Che sarà inaugurata proprio venerdì…
Sì, venerdì. La cosa straordinaria è che da questo grande dolore sta fiorendo l’amore e questa è una testimonianza e un regalo che queste persone stanno facendo a tutti noi.

Grazie, dunque al contributo offerto dalla famiglia Monti, che ha perso Simona, ci sarà una nuovo piccolo luogo di culto in Bangladesh. Sentiamo il direttore di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, Alessandro Monteduro:

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