don mauruzio patriciello

Con don Maurizio Patriciello uno scambio di battute, in occasione del convegno Chiesa e Lavoro. Quale futuro per i giovani del Sud?
Ha seguito gli interventi in sala, seduto tra la folla, il prete della terra dei fuochi, voce di tanti ultimi e lontani, voce contro la politica e le istituzioni sorde.

E ancora chiede, come in questa sede, che lo Stato faccia la sua parte, accanto ad una Chiesa che tante volte si trova sulle spalle anche il peso di orientare nel mondo del lavoro, ben riuscendoci, come dimostrano i numerosi progetti messi in campo a partire dal Progetto Policoro.

“Ben vengano i piccoli progetti di lavoro promossi dalle parrocchie, dalle Diocesi, dalle cooperative sociali che solo nella Chiesa hanno trovato un trampolino di lancio; ben venga il microcredito, le rete tra i produttori che la Chiesa riesce a rilanciare sul mercato. Ma non tocca alla Chiesa tutto questo, non è nella sua natura, né nei suoi compiti garantire un futuro lavorativo ai giovani”.

Don Maurizio mostra la prima pagina di un quotidiano: da un lato si parla dell’evento che le Chiese del Mezzogiorno hanno organizzato a Napoli presso la Stazione Marittima (confronto con istituzioni politiche e sigle sindacali), dall’altro, titolo e foto riportano l’ennesimo dramma sociale di un quartiere, dove illegalità e corruzione la fanno da padroni.Patriciello ne prende atto: “Il nostro convegno sancisce un momento importante per tutti, nella convinzione personale – diversamente da come la pensa qualche politico – che la Questione meridionale, fatta di ritardi, omertà, arretratezza, continuiamo a trascinarla con noi da 150 anni”.

La risposta alle attese dei giovani, il prosieguo concreto alla speranza alimentata dal Vangelo e dalle numerose opere-segno di cui la Chiesa è protagonista tocca ai governi centrali, locali…
“Corriamo il rischio di fare di queste tavole rotonde un momento celebrativo, mentre dovremmo trovare il coraggio di smettere i ruoli da “inferiori” e alzare la voce chiedendo alla Politica di fare il proprio dovere, di garantire civiltà, servizi, presenza”. 

don patricielloDon Maurizio non contesta, ma sollecita, provoca, richiama il valore di ruoli e responsabilità e lo fa senza timori, con la serenità di chi sa di dare ogni giorno il tutto per tutto alla sua gente, “anche quelle forme di assistenzialismo senza le quali correremmo il rischio di maggiori suicidi e disagi sociali”.
Non vive di teorie e buone prassi da raccontare, ma dell’esperienza di Vangelo condivisa con tutti, con coloro che con la giustizia hanno i conti in sospeso e vivono al soldo della Camorra che garantisce – nel peggiore dei modi – il pane sulle loro tavole.

[sc_embed_player fileurl=”https://www.clarusonline.it/wp-content/uploads/2017/02/don-maurizio-patriciello.mp3″]”Ad un convegno sulla terra dei fuochi al giornalista che mi chiedeva perché io fossi sceso in campo, risposi non senza il timore di essere messo alla porta: “Sono sceso in campo perché il posto che dovevate occupare voi (Politica, ndr), era vuoto”. 

La sua, che tante volte non appare una storia come tante (le foto tra le mamme del Parco Verde, le battaglie per la legalità e la bonifica della terra dei fuochi, le interviste sui giornali lo hanno reso un personaggio pubblico) in fondo è la vita di un prete, che a microfono spento, racconta delle ore passate in sacrestia a confessare, raccogliere confidenze, preoccuparsi dell’ordinario da svolgere in parrocchia… con la fatica di chiunque, di chi ha piena consapevolezza che la Questione meridionale non sia passata, ma vive tra le righe di ogni giorno e necessita dell’ossigeno del Vangelo e di quel senso civico gridato e atteso dalla mano (a volte ritratta) delle Istituzioni.

Convegno Chiesa e Lavoro.
Tra gli intervenuti anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e il Presidente della Campania Vincenzo De Luca

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