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Vino e Biga, il Matese “sforna” nuovi artisti

Impasto di arte, passione e voglia di restare: la storia di Luigi e Marco di Alife

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Un passaporto americano in tasca, e il Matese nel cuore.
Vince il cuore s’intende!
E per il momento batte forte per la terra natale dove Luigi e Marco sperano di poter restare (per sempre), avere un lavoro stabile, stare bene e far star bene.
Perché il mestiere e l’arte del pizzaiolo si muovono nell’affollata trama di vite in cerca di piacere, di sapore, di esaltazione dei sensi a partire da quel poco di acqua, sale e farina.
Il molto invece, consiste nel risultato che da qualche mese esalta il palato di prescelti degustatori ma soprattutto i due giovani di Alife per i consensi ricevuti.

Vino e biga dice poco a chi ancora non sa di cosa stiamo parlando; dice molto agli assidui frequentatori dei social che ormai da un anno si imbattono in foto di pizze immortalate nei loro momenti migliori (li trovate su facebook e instagram): il taglio di un cornicione svuotato da ogni peso, leggerezza di un impasto che è metafora dell’esperienza di Luigi e Marco libera dal peso di pregiudizi sul loro futuro.
Hanno unito la passione per le farine e quella per il vino, e progettato un binomio destinato ad avere sicuro successo: nel forno realizzato in casa, con le proprie mani, cuociono almeno due volte a settimana esclusivamente per pochi amici che a turno sono chiamati a testare il prodotto, e seppur al momento si tratti di un’esperienza ancora amatoriale (ma Vino e Biga è ormai un nome ufficiale) sono già stati richiesti da noti mulini campani per provare farine, e da altri e più esperti pizzaioli che li hanno convocati per amichevoli sfide  “a quattro mani” facendo registrare ogni volta il tutto esaurito. A breve saranno ufficiali ed effettivi

“Non ci si improvvisa pizzaioli” , spiegano così il loro lungo tempo riservato alle prove e allo studio presso importanti panificatori della Campania; hanno, infatti, imparato lavorando per poi passare all’esercizio vero e proprio nel piccolo laboratorio di casa: è qui che calcolano e fissano le temperature affinché la stabilità di acqua e impasto corrisponda ai livelli ottimali necessari alla lievitazione (che supera anche i due giorni); poi la cura del forno e della legna da ardere, e in ultimo la pala, anch’essa realizzata in casa, e rigorosamente di legno che accoglie la pizza per accompagnarla sui larghi mattoni roventi.
“Stiamo tentando e speriamo di non deludere” dicono con semplicità, consapevoli di immettersi in un mercato spesso saturo di prodotti, idee, e protagonisti, ma l’artigianato tuttavia ha il suo futuro nel genio e nella fantasia di chi lo realizza. E a loro due sembra non mancare affatto, anco più se unito all’umiltà e ad un bel sorriso stampato in viso.

Luigi Santagata e Marco Pece, figli di genitori impegnati in ben altri settori commerciali ma ben avviati sul territorio, voglio aprirsi la loro strada.
Al primo l’esperienza di una breve vacanza in America dove risiedono i suoi parenti è stata la conferma che il successo facile è a portata di mano: negli States ciò che porta il nome e il sapore di Italia equivale a largo consenso. L’offerta di lavorare e rimanere oltre oceano non l’ha convinto perchè insieme all’amico sa bene che qui a casa, in Campania, si può crescere lo stesso contando sulla presenza degli amici, della famiglia, e su quanti vorranno e sapranno apprezzarli.

Questa non è una storia per sponsorizzare (Clarus di storie così ne ha spesso raccontate), ma per promuovere la buona volontà e l’esempio di due figli che stanno tentando di costruirsi un futuro nel luogo di nascita da cui hanno appreso quei valori che intendono ricambiare restando e onorando il Matese affinché se ne parli bene, perché ne sia riconosciuto il buono che è dentro una pizza e risiede negli ingredienti che la compongono e nascono nei nostri terreni.
Loro, come tanti altri in Campania con la voglia di restare, hanno partecipato al Bando di finanziamento Resto al Sud riservato alle nascenti imprese che lo scorso anno nella nostra Regione, attraverso l’Assessorato al Lavoro e alle Risorse Umane, ha permesso a circa 1000 attività professionali di aprirsi nuove strade nel mondo del lavoro.

Incrociamo le dita per loro e per tutti gli altri che vorranno provarci scegliendo di non fare le valigie, se non per una vacanza.

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