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Ad Alvignano la festa di San Ferdinando d’Aragona, compatrono diocesano. Miracoli di ieri e di oggi

Dopo la festa del 27 giugno che ricorda la nascita al cielo di San Ferdinando d'Aragona, Alvignano festeggia nuovamente il patrono la II domenica di luglio in occasione della festa istituita dai regnanti aragonesi dopo la peste del 1656

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San Ferdinando d’Aragona, patrono di Alvignano e Dragoni e compatrono della Diocesi di Alife-Caiazzo è nuovamente celebrato la seconda domenica di luglio ad Alvignano.

La comunità, nella festa che dura solitamente tre giorni (dallo scorso anno il Covid ha interrotto la tradizionale organizzazione) si prepara a questo momento con un novenario.
“San Ferdinando impetraci fede, speranza e amor”, è il tema del triduo scelto dai sacerdoti don Alessandro  Occhibove e don Francesco Vangeli, che da ieri si sta celebrando nella chiesa di San Sebastiano dove sono custodite le reliquie e la statua del santo, e che richiamando i versi dell’antico inno al Patrono scritto dal giovane arciprete don Biagio Mugione ucciso dai tedeschi in ritirata nel 1943: parole di supplica e richiesta di grazie al patrono sempre invocato con fiducia dagli alvignanesi (scarica il programma del Triduo).
A lui da sempre il popolo ricorre per supplicare il dono della salute ricordando – secondo la tradizione – le numerose guarigioni che operò in vita, fin dall’adolescenza. Ma ugualmente a lui ricorrono da secoli i contadini per chiedere messi abbondanti e la protezione da ogni calamità naturale.

 Tradizione, devozione, fede. Cosa insegna oggi San Ferdinando 
Poche notizie sulla sua storia, come è nella consuetudine per tante figure di santi, Ferdinando d’Aragona, potrebbe essere appartenuto al casato reale Aragonese; nato intorno al 1030, si dedicà alla vita spirituale e contemplativa. Giungendo pellegrino in Italia, visse un periodo di eremitaggio sui colli tifatini prima di giungere a Caiazzo dove – secondo la tradizione popolare – operò numerosi miracoli guarendo storpi, ciechi, ammalati… la fama di santità che presto gli fu attribuita fu tale che il popolo lo elevò a vescovo di Caiazzo essendo vacante la sede dopo la morte del vescovo Argiso nel 1070. Mentre si trovava in visita ai territori di Alvignano, ai confini con il comune di Dragoni, fu colto da forte febbre e qui morì il 27 giugno 1082. Il suo corpo benne seppellito nell’antica chiesa di Santa Maria di Cubulteria.
È questa la data della festa religiosa per le comunità di Alvignano e Dragoni e per la Diocesi di Alife-Caiazzo che lo venera come compatrono: in questa circostanza, le due comunità cittadine, partendo dalle rispettive chiese (San Sebastiano ad Alvignano e Annunziata a Dragoni), che conservano reliquie e busti del Santo, partono in processione prima che faccia giorno e si ritrovano nel luogo della sepoltura (Santa Maria di Cubulteria) per la celebrazione della messa. La comunità di Dragoni, prima di giungervi, fa sosta nel luogo che presumibilmente vide spirare il santo patrono e lì accende un falò e prega.
Fino ad ventina di anni fa le due processioni che giungono per strade diverse al luogo della celebrazione vivevano la competizione del primato dell’arrivo.
Se voleva essere l’affermazione di un primato ai benefici concessi dal comune patrono?
Se voleva essere l’imposizione di un ruolo più o meno vicino al “Santo nostro” e “Santo vostro”?
I miracoli di oggi guariscono da un’altra febbre: quella della competizione e dell’egoismo e della divisione. La Chiesa cresce sì per mano dei santi ma anche per l’impegno di  uomini e donne che sul modello delle loro virtù scelgono il Vangelo Cristo che è comunione, attenzione agli ultimi, esperienza di fraternità e di dialogo.

 Un segno che rischiara: la preghiera gli uni per gli altri 
Da circa venti anni le due comunità, che sul fare del giorno – come avviene da centinaia di anni – corrono verso il luogo della sepoltura (alla maniera dei contadini che correndo verso il lavoro dei campi accompagnavano la processione quand’era ancora buio), si incontrano per celebrare insieme l’Eucarestia. La comunità di Alvignano sempre prima a raggiungere il luogo della Messa per ovvi motivi di vicinanza geografica, qui aspetta i dragonesi in preghiera, accompagnando con fremito ed emozione quegli ultimi metri della seconda processione sapendo che i fratelli pellegrini sono in sosta e in raccoglimento sul punto in cui Ferdinando d’Aragona diede l’ultimo respiro e l’ultima testimonianza terrena di una vita costantemente donata per amore del prossimo.
La preghiera insieme è il miracolo e il segno che “insieme” è già vita nel Vangelo.
Dopo la celebrazione della Messa, la statua di Dragoni torna in processione al paese; quella di Alvignano resta presso la chiesa di Santa Maria di Cubulteria per essere riportata in San Sebastiano alla sera, così come facevano i contadini al rientro a casa dopo il lavoro dei campi.

I busti di San Ferdinando che le comunità di Alvignano e Dragoni portano in processione a Santa Maria di Cubulteria. Da notare il pregevole volto e le mani in argento del ‘700

 La peste del 1656 
Dopo la data del 27 giugno, quella della II domenica di luglio è ricorrenza altrettanto cara – e festa civile – per la comunità di Alvignano che torna ad onorare il Patrono sulla data di un’altra importante ricorrenza. Attribuendo a San Ferdinando d’Aragona la liberazione del paese dalla peste del 1656 che si abbattè su tutto il regno di Napoli, i sovrani aragonesi istituirono in sua memoria una fiera, divenuta presto occasione di incontro e di buon mercato per tutto l’Alto Casertano: mercanti di bestiame e di ortaggi celebravano in questa occasione i frutti che la terra aveva abbondantemente offerto nei mesi di maggior raccolto. Tradizionale e atteso l’arrivo dei “cannavinari” di Alife con ortaggi e le prime cipolle della stagione.

 Protettore delle messi 
Il legame di San Ferdinando con la terra e il lavoro dei campi è nuovamente celebrato il 29 aprile: una processione che partendo dalle più lontane campagne, attraverso il centro abitato e arriva a Santa Maria di Cubulteria portando la statua del Santo, per chiedere piogge in caso di siccità o sole in caso di freddo eccessivo.
Richieste e suppliche che affondano le radici nella storia del mondo, nei bisogni di sopravvivenza dell’uomo che oggi si traducono in richieste di sostegno alla vita quotidiana, nel coraggio di superare gli ostacoli, ma anche nella volontà di essere come lui…, come un Santo.
La differenza è nella fede educata, oggi, che consente agli uomini e alle donne di mettersi in ascolto dello Spirito, come Ferdinando e di essere strumenti nelle mani di Dio per promuovere giustizia e pace.
La fede, quella che supera devozioni e tradizionali “si è sempre fatto così” genera i miracoli.

La processione di Dragoni, al termine della messa, ritorna in paese per depositare la statua del Santo conservata nella Chiesa dell’Annunziata
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Alvignano / Dragoni. “San Ferdinando d’Aragona, ponte tra le comunità”. Oggi la festa del Patrono

 

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