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Suolo. Legambiente, ”mangiati” 8 km coste l’anno da case e palazzi

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La metà dei litorali italiani risulta infatti trasformato da case, palazzi, alberghi e ville

Mattoni ovunque ed erosione costiera, depurazione effettuata in modo sbagliato e sporcizia sulle spiagge. Sono queste le minacce future degli oltre 7mila km di coste italiane, messe ancora più a repentaglio dai cambiamenti climatici. Un patrimonio straordinario a rischio specialmente per l’uso ricorrente del mattone, che dal 1985 ad oggi ha di fatto mangiato i nostri litorali per 8 km di media l’anno. Lo dice il Rapporto Ambiente Italia 2016, il volume presentato oggi da Legambiente nella sede dell’Anci a Roma. La foto dell’Italia è stata scattata con 16 contributi di esperti dedicati allo stato di salute dei nostri mari e delle nostre coste. Emerge un’istantanea non esaltante. Il 51% dei litorali italiani risulta infatti trasformato da case, palazzi, alberghi e ville. Un terzo delle spiagge è invece interessato da fenomeni erosivi attualmente in espansione. Di media vengono rilevate 40 infrazioni inerenti al mare e alle coste ogni giorno, due ogni chilometro. Ed è un dato in aumento anno dopo anno. L’inquinamento non dà pace, l’habitat marino è messo a dura prova dagli scarichi (25% di quelli cittadini non sono ancora depurati, in alcune città si arriva al 40%) e ci sono oltre mille agglomerati in procedura di infrazione europea.
Goletta Verde, la sentinella di Legambiente che presidia i nostri mari, nel 2015 ha rilevato come “inquinato” il 45% dei prelievi realizzati, oltre il 70% a causa della plastica. Solo il 19% della costa è sottoposta infine a vincoli di tutela ambientale. Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, metta in guardia anche sui rischi causati dai cambiamenti climatici. “È ormai evidente – dice – come alcuni fenomeni meteorologici visti nei temporali e alluvioni degli ultimi anni a Genova, Olbia e Messina si stiano ripetendo con intensità e frequenza. Sono le prime avvisaglie dei cambiamenti climatici che rendono i nostri territori costieri più fragili. Serve un approccio integrato”.

Fonte Agensir (www.dire.it)

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